mercoledì 12 gennaio 2011
MIRAFIORI: PERCHE' SPERARE CHE VINCA IL NO
La strategia di Marchionne a Mirafiori, come già a Pomigliano rappresenta il naturale epilogo di quella che è stata la progressiva ricollocazione del concetto di lavoro nella nostra Società negli ultimi trent'anni. Questa ridefinizione ha riguardato sia il lavoro, che ha visto la sua importanza venire messa in ombra ed il suo ruolo emarginato dalla progressiva emersione della finanza fine a se stessa come protagonista della scena economica mondiale, sia i lavoratori, che hanno subito una involuzione del proprio ruolo, che è progressivamente divenuto da risorsa indispensabile a mero centro di costo. Nella visione di una classe politica e dirigente, sempre più' avulsa dal popolo che dovrebbe rappresentare, la persona umana e di conseguenza la Società civile hanno perso ormai di centralità e non rappresentano più una priorità, rispetto alla logica del profitto che sembra a questo punto vivere di vita propria e non avere altro scopo che quello di essere referente di se stesso. Le conseguenze di questa concezione sono devastanti. Oggi appare logico sia a Marchionne che ai massimi vertici del Governo che la logica del profitto di una impresa debba passare per forza attraverso la distruzione dei diritti dei lavoratori. Questo concetto pero' puo apparire logico solamente nel momento in cui si decide di accettare l'idea che gli operai, i lavoratori non siano la risorsa che fa grande l'azienda , ovvero il popolo che si rappresenta e del quale si dovrebbe perseguire il benestare a seconda dei punti di vista , ma che invece gli operai siano un nemico da vincere da un lato( quello padronale) ed una massa da manovrare e dominare da parte del Governo. Soltanto cosi' questa logica ha un senso. Per anni, da parte padronale si è voluto considerare il Sindacato come un qualcosa da dividere e delegittimare , da combattere con ogni mezzo, invece di cogliere le opportunità che potevano venire dall'avere un interlocutore valido e collaudato con il quale fare gruppo per fare grande l'impresa. Dall'altra parte , i vari Governi che si sono succeduti hanno avuto molta difficoltà a mediare con efficacia su questo terreno, ma il Governo attuale è addirittura trasceso prendendo a spada tratta le difese della parte padronale, e sostenendo una iniziativa, come quella di Marchionne, che è un capestro per la democrazia ed i diritti dei lavoratori acquisiti dalla Rivoluzione Industriale in poi. IL concetto che sta alla base di questo accordo che si vuole sostenere con un referendum, è la sostanziale abolizione del Contratto Nazionale di Lavoro, e dei diritti fondamentali contenuto nella Legge 300 del 1970 , chiamata anche Statuto dei Lavoratori. I fatto poi che all'interno dell'accordo siano contenuti anche alcuni, peraltro discutibili vantaggi economici, è soltanto il miele con il quale si vuole indorare la pillola di chi si troverà giovedì e venerdì a dover votare ad un referendum valutando da una parte i bisogni della propri famiglia, e dall'altra le conquiste sindacali degli ultimi cinquant'anni. A tutto questo si aggiunge la tracotanza di chi , dopo avere dichiarato guerra ai diritti ed alla dignità dei lavoratori, si dichiara "offeso" per essere stato criticato dagli operai. Appare logico che il governo attuale, guidato da un ricco possidente , possa considerare "un guaio" se il referendum non dovesse passare, perché se dovessero vincere i "si" tutti gli altri industriali si accoderebbero per riformare gli accordi con i lavoratori cestinando i contratti nazionali. Non sono d'accordo sulla tesi sostenuta da diversi sindacati, secondo la quale bisogna accettare il diktat di Marchionne perchè "senza investimenti non c'è neanche il lavoro: se si accetta il lavoro a tutti i costi, pensiamo ai costruttori delle piramidi, a loro il lavoro non mancava dicerto! Si prenda Marchionne la reponsabilità di portare via la Fiat dall'Italia dopo tutto quello che è stato fatto dallo Stato Italiano negli anni per la Fiat stessa, casse integrazioni straordinarie ogni volta che un nuovo modello stentava a vendere, contributi eccetera. Vada Marchionne a chiedere la fiducia di capitani d'industria e Capi di Stato dopo avere tradito una Nazione, dopo avere dimostrato che per le persone come lui il profitto è tutto e le Famiglie dei lavoratori non sono niente. Vada a costruire le sue auto all'estero: le automobili non basta costruirle, bisognerà anche venderle. Si è già dimenticato il disastro del profitto per il profitto che è stato alla base della finanza creativa protagonista della piu' grande crisi economica di tutti i tempi.....iL nostro è un periodo storico importante , nel quale le decisioni prese graveranno per molti anni a venire sulle generazioni future.Qui si decide se i lavoratori intendono rivendicare la propria dignità o se ci si vuole arrendete per sempre ai "padroni delle ferriere"
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