Quanto è stato affermato oggi, con la triste e risicata vittoria del si al cosiddetto referendum di Morafiori, è stato devastante non tanto per i diritti degli operai che sono stati tagliati, non solo per la dignità dei lavoratori che è stat umiliata o , nel concreto , per l'aumento delle ore di lavoro e dla diminuzione delle pause, quanto per il principio che è stato implicitamente ribadito, e cioè che oggi costringere i lavoratori ad accettare di lavorare senza un contratto di lavoro si può' . Oggi non è stata solo la fine della dignità degli operai di Mirafiori, molti dei quali hanno votato si piangendo. Oggi si è posto un principio nuovo e tremendo: quello che i contratti nazionali di lavoro si possono stracciare E' l'inizio di un medioevo post moderno, che potrebbe riportarci ai tempi della rivoluzione industriale. Le conseguenze di questo oggi non sono calcolabili ma si vedranno negli anni a venire. Esultano Confindustria, i ministri della destra italiana, gli industriali ed i rappresentanti di quel dieci per cento delle famiglie che detengono l'80 % della ricchezza nel nostro Paese. Ma tutti quelli che oggi inneggiano e gioiscono del si, tranne quei pochi che hanno stipendi a sette zeri e stock option, rimpiangeranno molto amaramente il loro entusiasmo di oggi E' stato infatti infranto un pilastro dei diritti nella società civile, ed ora questa idea verrà seguita a valanga, dalle altre realtà industriali italiane, e forse non solo da quelle. La data odierna verrà ricordata dai lavoratori italiani come una delle più' nefaste nella storia del nostro Paese. Sulla pelle di qualche migliaio di lavoratori, e su un margine di 420 voti, peraltro di colletti bianchi, si sono giocati i principi fondamentali dei diritti dei lavoratori in quello che, come è stato già scritto , non può' essere considerato un referendum perché la scelta non era libera e serena, ma la risposta ad un ricatto. A coloro i quali giustificano la liceità del comportamento di Marchionne parlando di bisogno di modernità, di nuove sfide, di nuove regole del Mercato, bisognerebbe rispondere che la abolizione dei diritti dei lavoratori non è una risposta. Che le sfide del futuro si raccolgono con la ricerca e la innovazione. Che una Società nella quale vi sono pochi che raccolgono enorme ricchezza sulla base dello sfruttamento di molti non può' chiamarsi Società Civile . Che non vi può' essere sviluppo dove non vi è giustizia sociale. Che una Società Civile per chiamarsi tale non può' essere soggetta al ricatto di pochi potenti. E che una Società che per potersi garantire la sopravvivenza economica ha bisogno di privare dei propri diritti qualche migliaio di operai, è ormai alla canna del gas.
Un mondo nel quale si accetta che le regole della dignità dei propri Cittadini siano dettate dalle regole del Mercato economico, si piega al più' becero liberismo ma attenzione: il liberismo economico è quello che, privo di obiettivi sociali, ha portato la finanza creativa ad essere autoreferenziale a se stessa e quindi al proprio cortocircuito innescando la più' grande crisi economica e sociale che la storia ricordi.
Le affermazioni dei politici , circa il fatto che il si a questo accordo era fondamentali per "il bene del Paese" per una "necessita di modernizzazione" riflettono la disonestà intellettuale sempre più' presente nella politica italiana. Certo, il si degli operai permetterà, se Marchionne mantiene le promesse, ulteriori investimenti. Ma a che prezzo sociale? La politica non puo onestamente parlare di "bene del Paese" , perché qui il bene è di Fiat e, indirettamente, dei politicanti del nostro Paese che in questo modo possono defilarsi delle proprie responsabilità . IL referendum stesso , a prescindere dal risultato, è una sconfitta per il nostro Paese, perché è il risultato del fallimento della politica, intesa come strumento di mediazione tra tutte le componenti sociali di un Paese. Negli anni ha permesso la progressiva svalorizzazione dei Sindacati, lo strapotere degli Industriali sino a tornare come nell'800 alla situazione nella quale un operaio deve firmare con le sue mani la sua condanna. In un paese che avesse correttamente evoluto le relazioni tra le parti sociali , in cui il Governo si fosse posto come interlocutore credibile ed autorevole super partes e mediatore affidabile , si sarebbe già da tempo giunti ad una Società coesa in tutte le sue componenti e le crisi sarebbero state vissute facendo fronte comune. Invece in questo Paese, come sempre tutti gli errori ed i problemi vengono scaricati sulla parte più' debole. Chi ha detto che i contrari al referendum, o chi voleva il "no" era ancorato a vecchie ideologie finge di dimenticare che i diritti non hanno tempo. Possono essere obsoleti i contenuti dei contratti , si possono rinnovare alcune condizioni. Puo' darsi che le nuove condizioni di lavoro richiedano adattamenti di orari , retribuzioni. Ma questo non puo' giustificare il fatto che debba valere la Legge del piu' forte, che i contratti nazionali vengano buttati nel cesso "tout court" . Perchè sia chiaro: nel momento in cui non esistono più' Contratti nazionali, i diritti dei lavoratori sono destinati ad indebolirsi. Sino a scomparire La forza dei lavoratori sta nell'unione. E quindi nel Sindacato. Si obietta che i Sindacati si sono staccati dai lavoratori , che sono sempre più' politicizzati, meno rappresentativi.... È il solito male italiano, nel quale non si vuole capire come funziona la rappresentanza democratica: se i Lavoratori non credono più' nei propri sindacalisti debbono sfiduciarli, non votarli, cambiarli . Ma non rinunciare ad averli. I propri rappresentanti vanno prima votati, poi controllati. Non si può' fare come nelle elezioni politiche in cui si vota in modo qualunquista pensando "tanto non cambia niente" Se lo strumento della rappresentanza sindacale non funziona bisogna cambiarlo, ma ricordando che non è il principio che è sbagliato, ma soltanto il modo nel quale questo principio è applicato. Ha qui buon gioco quella politica e quella parte della parte padronale che sfruttando le proprie potenzialità mediatiche approfondisce le divisioni tra la parti.
A chi giustifica questa ricerca di autoritarismo parlando dell'assenteismo degli operai , rispondo : l'assenteismo non è previsto per Legge: se davvero esiste un assenteismo patologico, si possono trovare gli strumenti per combatterlo, ma facendo funzionare correttamente tutte le componenti del sistema, responsabilizzando i rappresentanti dei Lavoratori, coinvolgendoli, intervenendo sugli strumenti di controllo. E' curioso che si voglia combattere l'assenteismo che non è certo previsto per Legge, abolendo di fatto uno strumento di regolamentazione come il Contratto Nazionale. E' curioso il fatto che da anni gli Imprenditori e lo stesso Governo abbiano delegittimato i Rappresentanti dei Lavoratori ed ora si lamentino che gli stessi rappresentanti (sindacati) non siano in grado di contenere certi fenomeni. Ed è curiosamente tragico che il Governo non sia in grado di modificare gli strumenti di controllo, come visite fiscali e quant'altro , ma sia pronto a battere le mani per i diktat di Marchionne e tramite il Presidente del Consiglio dire che se avesse vinto il no , Marchionne avrebbe fatto bene a lasciare l'Italia. Come a dire che il Governo rappresenta solo una parte degli italiani? Magari solo quelli con maglioncino blu e doppio passaporto?...
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