mercoledì 20 maggio 2015

BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO: AUTORIFORMA O AUTO...ROTTAMAZIONE?


Sappiamo dal riassunto delle puntate precedenti che una serie di circostanze avvenute negli ultimissimi mesi hanno prodotto una situazione tale che il Credito Cooperativo si trova improvvisamente nella necessità ed urgenza di riformare il proprio assetto e darsi una organizzazione diversa, genericamente definita come  maggiormente coordinata e governabile ,  e che questa riforma dovrà essere prodotta dallo stesso Movimento Cooperativo, tanto che è stata già battezzata "Autoriforma" 

In prima lettura, questa situazione è parsa causata da una improvvisa e non meglio comprensibile decisione del Governo, che sarebbe dovuta confluire nel medesimo  Decreto che ha obbligato le Banche Popolari a trasformarsi in SpA , e che sarebbe stata fermata appena in tempo da una  levata di scudi di economisti ed intellettuali, affiancati da associazioni e realtà del mondo cattolico cosa che avrebbe permesso alla Federazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo - Casse Rurali ed Artigiane (Federcasse) di contrattare la possibilità di vedere stralciata dal Decreto in oggetto una riforma calata dall'alto, in cambio della promessa di provvedere in proprio ed in breve tempo a produrre una proposta che rispondesse ai requisiti esigiti dal Governo stesso. 

Fin qui , in breve, la premessa. La conseguenza di maggiore rilievo sembra al momento essere la creazione a livello nazionale di un gruppo di lavoro, del quale peraltro si sa poco, che tenterebbe di mediare tra varie proposte di tutti i Presidenti delle Federazioni Regionali per trovare una soluzione condivisa , mentre ai Soci (unmilione e duecentomila circa in tutto il Paese) sarebbero stati inviati messaggi rassicuranti e quasi anestetizzanti, ove da un lato si invoca la ormai classica ed abituale asserzione  dirimente e deresponsabilizzante , ovvero "ce lo chiede l'Europa "  ( e quando mai...) e dall'altro il tranquillizzante " ma non vi preoccupate...ci stiamo pensando noi" . 

In alcune assemblee dei Soci, che per la approvazione dei bilanci vengono riunite in questo periodo in tutta Italia, vien proiettato un video simpatico e colorato, che ricorda le pubblicità - progresso , nel quale la rassicurante voce del Presidente di federcasse avv.Azzi induce ad una piacevole sonnolenza mentre spiega con tono paterno i motivi della necessità della riforma  ed i passi che si stanno facendo. se volete vederlo: 
 https://www.youtube.com/watch?v=5bAD3_9H4X8 

Qui pero' vale la pena di fermarsi un attimo a fare un paio di considerazioni.  In primo luogo, nel corso di un convegno avvenuto in Roma lo scorso 16 aprile, il professor Leonardo Becchetti che di questa vicende è protagonista perchè è stato lui a pubblicare sul quotidiano cattolico "l'Avvenire" l'articolo "Giù le mani da Bcc e banche popolari"  che ha prodotto interesse e mobilitazione tra gli intellettuali e gli economisti , ha comunicato che l'Europa per quanto a lui noto non a interessa a smantellare il Credito Cooperativo (il Prof. Becchetti è un economista di fama internazionale) e che tra l'altro il Presidente della BCE Draghi , in merito alla questione avrebbe emesso una nota che in poche parole suonava cosi" prima di fare una cossa del genere potevate almeno avvertirci...)
Dunque non ce lo ha chiesto l'Europa, se non in modo molto vago ed indiretto, in ordine ad una generale maggiore e migliore regolamentazione del credito, tenendo conto che in Europa le Banche equivalenti alle nostre BCC godono di grande considerazione 
Allora il Governo? certo, la questione per quanto a noi noto è stata discussa in Consiglio dei Ministri . Ma il Governo Renzi che noi conosciamo abitualmente non si ferma di fronte a nulla, non ascolta nessuno, quando prende una decisione tira diritto. Eppure in questo caso si è fermato.... e lo ha fatto subito. 

Due altre considerazioni . In una recente assemblea in una BCC , il Presidente della Federazione Regionale, persona che ha tra l'altro a suo tempo fortemente spinto per la rottura del contratto integrativo dei lavoratori BCC, nel suo intervento ha replicato con fastidio ad un intervento che parlava dei rischi che potrebbero concretizzarsi con l'Autoriforma (come ad esempio una scalata da parte si soggetti non interessati alle banche con mutualità prevalente ma piuttosto esponenti del csd "capitalismo predatorio") , li ha minimizzati ed ha poi detto due frasi, una in merito ad eventuali esuberi  : "quando le cose cambiano per chi sta sopra, cambiano anche per chi sta sotto" frase che rivela un certo fatalismo sue eventuali licenziamenti poco consono allo spirito cooperativo, e poi in merito alla governance della nuova struttura che si verrà a creare ha sbrigativamente troncato con "qualcuno dovrà pur comandare" .

Il Clima che si è creato nel corso del suo intervento  ha fatto  venire alla mente Renzi ed il modo nel quale è arrivato, in modo rocambolesco e senza essere eletto, alla guida del Paese. Un oscuro sindaco che improvvisamente si è scoperto essere seduto sulla poltrona di Presidente del Consiglio grazia alla sua abilità nel sfruttare una serie di circostanze legate principalmente al grande vuoto politico esistente in Italia, alla mancanza di figure autorevoli, a vuoti normativi, a bisticci di partito, ad un clima di esteso opportunismo, ...In sintesi  alla sostanziale mancanza di difesa che il nostro sistema nel suo complesso ha rivelato di fronte alla aggressione di un personaggio determinato, con grandi capacità comunicative -  che in un clima di diffuso qualunquismo ed in una società molto sensibile alla demagogia e portata al populismo rappresenta una minaccia  potente nei confronti della carriera politica di  chi cercherebbe di fermarlo , -  e senza vincoli nè ideologici nè di onestà intellettuale. 

E avendo come premessa  clima politico, sociale e tutto sommato culturale oggi  esistente nel Paese,  per analogia si puo' immaginare l'insorgere di un panorama simile per il mondo cooperativo, immagine che si forma non solo per traslazione ma che si percepisce nelle comunicazioni che arrivano, filtrano o anche stentano ad arrivare dai vertici delle Bcc ai Soci-Clienti e Dipendenti. 

Il quadro, inquietante,  che viene a delinearsi suggerisce l'ipotesi che possano esistere dei soggetti che, avendo intuito che il sistema del Credito Cooperativo è maturo per essere, con il pretesto di una  riforma, opportunamente modificato e scalato abbiano trovato il modo di provocare  una crisi utile per innescare il processo di smantellamento degli attuali sistemi di Governance e controllo a trasformare l'intero sistema in qualcosa di profondamente diverso. 

La necessità di una autoriforma, che pure per molti versi è in realtà necessaria, appare nata per un repentino intervento del Governo , che l'ha avviata ponendo da subito i presupposti dell'urgenza. La spinta pero' potrebbe essere partita dall'interno del Movimento, da parte di coloro i quali potrebbero essersi sentiti pronti per prendere in mano la situazione, e che per potere essere certi di manovrare a proprio piacimento avrebbero avuto necessità , appunto, di una spinta che costringesse a fare in fretta.  Una riforma che portasse nel tempo per naturale evoluzione  ad una serie di trasformazioni che traghettassero il Sistema Cooperativo verso la soluzione dei propri problemi non avrebbe creato le stesse opportunità 

Anche perchè sappiamo che all'interno del MOvimento Cooperativo esistono forti spinte per convertire il sistema cooperativo a mutualità prevalente in qualcosa di molto diverso e maggiormente simile ad una rete di distribuzione commerciale, sul modello di Poste Italiane , basti vedere il forte orientamento degli ultimi anni alla vendita di assicurazioni e di altri prodotti diffuse nelle BCC a  scapito del "fare Banca" nel modo tradizionale.

potrebbero essere tutte ipotesi fantasiose naturalmente. Ma anche no..... autoriforma o autorottamazione?