lunedì 31 gennaio 2011

IL FLOP DEL CAPODANNO IN PIAZZA COME EMBLEMA DEL FALLIMENTO DELLE POLITICHE CULTURALI A MONFALCONE

Nei primi giorni di gennaio,  le  pagine della cronaca cittadina sui quotidiani sono state occupate dalle polemiche sulla miseria dei festeggiamenti organizzati in PIazza per il Capodanno a MOnfalcone  . Gli organizzatori dei riusciti eventi degli anni precedenti, hanno evidenziato con amarezza tra le cause di questo fallimento   i pochi mezzi messi a disposizione da parte del Comune , ed il fatto che questi festeggiamenti siano stati tolti alla Pro Loco che per anni li ha organizzati benissimo , per gestirli frettolosamente e con disinteresse " in proprio"  annunciandoli tra l'altro all'ultimo minuto . Insomma un fallimento voluto ed annunciato. Emblematica la risposta a queste polemiche della Amministrazione Comunale , per bocca del vice-sindaco uscente  e probabilmente nuovo sindaco entrante Silvia Altran,  che, minimizzando,  ha invece voluto sottolineare la " buonissima riuscita"  del Concerto organizzato per Capodanno ed ospitato al Teatro Comunale a dimostrazione che le manifestazioni offerte dall’amministrazione riscuotono gradimento. Come a dire che la riuscita della  festa di piazza non era negli interessi della Amministrazione Comunale ( e si è visto) perchè  l'interesse era volto al piu' prestigioso concerto a teatro. Credo che questo episodio riassuma l'atteggiamento che  questa Amministrazione Comunale ha sempre avuto nei confronti dei Cittadini . Il teatro Comunale puo' ospitare circa 550 persone. La piazza, anche diecimila. In una cittadina di 28.000 abitanti, che potrebbe e dovrebbe fungere da punto di riferimento per i paesi circostanti e quindi contare su un "bacino d'utenza" se vogliamo definirlo cosi' anche di 40.000 persone, si giudica superfluo organizzare uno spettacolo per la maggior parte della gente , ritenendo sufficiente avere organizzato un evento per una ristretta elite di 550 fortunati. Della quale, siamo certi, Sindaco ed assessori non verrebbero sicuramente esclusi. I nostri Amministratori, tutti Insegnanti e quindi con perlomeno una pretesa di cultura, utilizzano i soldi pubblici per strutture come la Galleria d'Arte contemporanea, pagata da tutti, compresa da pochi, frequentata da pochissimi mentre per esempio l'area Verde viene lasciata a se stessa, ed i gestori debbono abbandonarla sopraffatti dai teppisti e dai vandali. Si organizzano eventi come "Absolute poetry" spendendo centomila euro per un evento che ha visto dodici (12!!!) persone acquistare l'abbonamento a tutte le manifestazioni mentre si tolgono sempre piu' soldi alla pro Loco, si disprezzano e quindi tagliano le manifestazioni popolari, si abbandona il Carnevale, si avviliscono i mercatini di San Nicolo'. Si spendono cinque milioni di denaro pubblico per l'ex Albergo Impiegati e non vi sono soldi per le Scuole . Si spendono 2,5 milioni per rifare la PIazza e poi non si puo' piu' tenervi il Mercato perchè "se no si sporca il "salottino buono" E si disprezza il Capodanno di Piazza, per tutta la gente del "popolo" per privilegiare una serata di Elite per pochi fortunati. E piu' che evidente che questa Amministrazione ha un atteggiamento estremamente aristocratico nei confronti del "popolo bue" che ben poco ricorda le ideologie di sinistra che i politicanti che lo compongono dovrebbero rappresentare. Il fallimento del Capodanno monfalconese rappresenta la sintesi , l'emblema del fallimento delle politiche culturali di questa amministrazione ,il distacco che  ha nei confronti della Cittadinanza questa Giunta, i cui componenti non si rassegnano ad essere amministratori di una cittadina industriale di provincia e si comportano come fossero regnanti alla corte del Re Sole. Povera Monfalcone, speriamo che alle prossime elezioni gli elettori giungano abbastanza maturi da comprendere che votare ancora una volta per questa Amministrazione significa affossare definitivamente questa Città . E per gli idealisti... ma questa giunta è davvero di sinistra.....??

domenica 30 gennaio 2011

MONFALCONE E LE "BOLLE" ELETTORALI

Qualche giorno fa, commentando la situazione di Monfalcone  che vede il Centro della città progressivamente abbandonato dai monfalconesi e sempre piu' appannaggio degli stranieri, l'attuale vice sindaco e  probabile prossimo sindaco  Silvia Altran ha  rilasciato dichiarazioni  sulla cui completa onestà intellettuale è lecito riflettere. Leggiamo da Il Piccolo " Silvia Altran rilancia: I monfalconesi devono tornare in centro»." Ma non è certo, sottolinea, per colpa del Comune se le attività economiche sono sempre più affidate agli stranieri" e poi " « I Comuni non hanno alcuna facoltà ad impedire che i proprietari dei negozi affittino a chi gli pare. Inoltre - aggiunge - le autorizzazioni ad esercitare il commercio non possono essere sottoposte a vincoli arbitrari. Il commercio è un settore, seppur regolato, che vive di iniziativa privata. Nessuna normativa, statale o regionale, autorizza i Comuni a scegliere a chi permettere di insediarsi, se non con alcune distinzioni riguardo la categoria merceologica. È il singolo commerciante a decidere dove aprire la sua attività, non si può quindi colpevolizzare i negozianti stranieri se decidono di occupare posti lasciati disponibili» ...
Birichina, birichina... Naturalmente nessuna di queste proposizioni potrebbe essere definita una bugia. Prese singolarmente sono tutte espressioni corrette. Peccato pero' che la vice sindaco  ometta di completare il ragionamento con alcune verità politicamente  per lei molto scomode. Infatti pone l'accento con molta enfasi sul fatto che il Comune non puo' impedire l'iniziativa privata degli stranieri, ma omette di parlare delle pesantissime responsabilità che la Amministrazione Comunale di cui fa parte ha avuto nel declino e nella agonia del commercio monfalconese. Parla del diritto degli immigrati a riempire i vuoti lasciati dai commercianti locali ma "dimentica"  di dire il motivo per il quale  questi vuoti si sono creati.


Il centro di Monfalcone durante i quasi dieci anni di gestione Pizzolitto, di cui la signora Altran ha sempre fatto parte con posizioni di rilevo,è stato oggetto  di profondi cambiamenti che hanno pesantemente influenzato la vita della città. Innanzitutto , anni di accantieramenti esasperati che hanno direttamente messo in ginocchio molte attività commerciali, diverse delle quali hanno chiuso in questa circostanza, stremati da mesi o anni di chiusura delle strade, ruspe davanti alle vetrine, viabilità disastrata che hanno disabituato molti clienti dal frequentare il centro. Poi i cambiamenti urbanistici, che hanno modificato la viabilità , diminuendo sia la possibilità di circolazione che i parcheggi in centro. Ed ancora i cambiamenti che hanno progressivamente dissuaso i potenziali clienti dal frequentare il Centro cittadino: lo scippo della Piazza che dopo il rifacimento , peraltro pessimo nella qualità e perlomeno discutibile nell'estetica , non è stata piu´ disponibile per il mercato, per i mercatini di San Nicolo, per le manifestazioni sportive decadendo di fatto dalla sua funzione aggregatrice.I cambiamenti imposti alle abitudini dei Monfalconesi, dallo svolgimento del Carnevale, cui la Piazza è stata preclusa al tradizionale giro dei Carri, allo svolgimento del mercato e dei marcatini sdi San Nicolo, sfrattati dalle sedi abituali, alla pedonalizzazione di alcuni tratti senza tenere conto delle esigenze di spostamento dei cittadini. Lo svilimento della manifestazioni tradizionali, con i tagli di fondi alla Pro Loco ed alla sua azione in favore del mantenimento delle nostre radici clulturali in favore di manifestazioni pseudo culturali come "Absolute poetry " (centomila euro spesi, DODICI persone che si sono abbonate a tutti gli eventi)

I monfalconesi si sono allontanati dal centro per motivi ben individuabili, e ben noti: la loro città, Monfalcone appunto, è divenuto territorio di sperimentazione urbanistica da parte della giunta PIzzolitto, che ha imposto dall'alto scelte scopiazzate da altre città europee totalmente diverse da Monfalcone per dimensione, cultura, radici e storia . Questo, oltre alla scelta di orientare le energie della Amministrazione prevalentemente su scelte di tipo edilizio ed urbanistico tralasciando i problemi sociali, specie quelli della integrazione , ed i problemi degli stessi commercianti, anima economica e punti di riferimento sociale non indifferenti, ha creato una città aliena ed anonima, nella quale i monfalconesi evidentemente non si sentono piu' in casa propria, sia per l'aspetto estetico della città, deprivato della propria personalità, sia perché non si sono sentiti coinvolti nelle scelte arbitrarie della Amministrazione comunale. I commercianti hanno chiuso per mancanza di Clienti, oltre che da una concentrazione di Centri Commerciali che è difficile trovare in altri luoghi e sulla quale si dovrebbe, anche qui, riflettere.

Se il futuro di Sindaco di Monfalcone chiunque esso sarà vorrà riportare i Monfalconesi a Monfalcone dovrà fare di meglio di qualche vuoto slogan elettorale ad effetto. Anche i ventilati progetti di un Piano del commercio per Sant'Ambrogio, Corso del Popolo e Piazza, ove portare "pubblici esercizi di classe e i migliori negozi" sono parole vuote, se non vi sarà la convinzione di chi questi esercizi dovrà frequentare. Per riportare la gente a Monfalcone bisogna ridare Monfalcone la sua anima, E questa anima la possono trovare solo i Monfalconesi stessi, tutto il resto sono proposte  di trapianti, innesti artificiali simili a quelli  che hanno portato alla situazione attuale . Non ci sono formulette magiche da portare avanti con la prosopopea che ha sempre dimostrato la amministrazione comunale uscente: bisogna ridare politicamente Monfalcone ai Monfalconesi. Tra l'altro le iniziative di questa Amministrazione Comunale sono sempre state rivolte a ristrette "elite": la stessa espressione "pubblici esercizi di classe e i migliori negozi" rivela una attenzione rivolta verso una ristretta minoranza di persone , colta e raffinata, come lo sono state le iniziative della galleria di arte contemporanea, le iniziative come "absolute Poetry" l'isolamento della piazza , le piste ciclabili, i cinque milioni di denaro pubblico spesi per l'ex Albergo Impiegati .... Tutti fallimenti che i monfalconesi continueranno a pagare per anni. Mentre Monfalcone muore.Uccisa dalla crisi, certo. Dalla economia , dalla storia. Ma anche dalla Amministrazione Comunale meno "monfalconese " e probabilmente peggiore della sua storia.

sabato 15 gennaio 2011

420 VOTI PER RIPORTARE L'ITALIA AD UN MEDIOEVO INDUSTRIALE

Quanto è stato affermato oggi, con la triste e risicata vittoria del si al cosiddetto referendum di Morafiori, è stato devastante non tanto per i diritti degli operai che sono stati tagliati, non solo per la dignità dei lavoratori che è stat umiliata o , nel concreto , per l'aumento delle ore di lavoro e dla diminuzione delle pause, quanto per il principio che è stato implicitamente ribadito, e cioè che oggi costringere i lavoratori ad accettare di lavorare senza un contratto di lavoro si può' . Oggi non è stata solo la fine della dignità degli operai di Mirafiori, molti dei quali hanno votato si piangendo. Oggi si è posto un principio nuovo e tremendo: quello che i contratti nazionali di lavoro si possono stracciare E' l'inizio di un medioevo post moderno, che potrebbe riportarci ai tempi della rivoluzione industriale. Le conseguenze di questo oggi non sono calcolabili ma si vedranno negli anni a venire. Esultano Confindustria, i ministri della destra italiana, gli industriali ed i rappresentanti di quel dieci per cento delle famiglie che detengono l'80 % della ricchezza nel nostro Paese. Ma tutti quelli che oggi inneggiano e gioiscono del si, tranne quei pochi che hanno stipendi a sette zeri e stock option, rimpiangeranno molto amaramente il loro entusiasmo di oggi E' stato infatti infranto un pilastro dei diritti nella società civile, ed ora questa idea verrà seguita a valanga, dalle altre realtà industriali italiane, e forse non solo da quelle. La data odierna verrà ricordata dai lavoratori italiani come una delle più' nefaste nella storia del nostro Paese. Sulla pelle di qualche migliaio di lavoratori, e su un margine di 420 voti, peraltro di colletti bianchi, si sono giocati i principi fondamentali dei diritti dei lavoratori in quello che, come è stato già scritto , non può' essere considerato un referendum perché la scelta non era libera e serena, ma la risposta ad un ricatto. A coloro i quali giustificano la liceità del comportamento di Marchionne parlando di bisogno di modernità, di nuove sfide, di nuove regole del Mercato, bisognerebbe rispondere che la abolizione dei diritti dei lavoratori non è una risposta. Che le sfide del futuro si raccolgono con la ricerca e la innovazione. Che una Società nella quale vi sono pochi che raccolgono enorme ricchezza sulla base dello sfruttamento di molti non può' chiamarsi Società Civile . Che non vi può' essere sviluppo dove non vi è giustizia sociale. Che una Società Civile per chiamarsi tale non può' essere soggetta al ricatto di pochi potenti. E che una Società che per potersi garantire la sopravvivenza economica ha bisogno di privare dei propri diritti qualche migliaio di operai, è ormai alla canna del gas.

Un mondo nel quale si accetta che le regole della dignità dei propri Cittadini siano dettate dalle regole del Mercato economico, si piega al più' becero liberismo ma attenzione: il liberismo economico è quello che, privo di obiettivi sociali, ha portato la finanza creativa ad essere autoreferenziale a se stessa e quindi al proprio cortocircuito innescando la più' grande crisi economica e sociale che la storia ricordi.

Le affermazioni dei politici , circa il fatto che il si a questo accordo era fondamentali per "il bene del Paese" per una "necessita di modernizzazione" riflettono la disonestà intellettuale sempre più' presente nella politica italiana. Certo, il si degli operai permetterà, se Marchionne mantiene le promesse, ulteriori investimenti. Ma a che prezzo sociale? La politica non puo onestamente parlare di "bene del Paese" , perché qui il bene è di Fiat e, indirettamente, dei politicanti del nostro Paese che in questo modo possono defilarsi delle proprie responsabilità . IL referendum stesso , a prescindere dal risultato, è una sconfitta per il nostro Paese, perché è il risultato del fallimento della politica, intesa come strumento di mediazione tra tutte le componenti sociali di un Paese. Negli anni ha permesso la progressiva svalorizzazione dei Sindacati, lo strapotere degli Industriali sino a tornare come nell'800 alla situazione nella quale un operaio deve firmare con le sue mani la sua condanna. In un paese che avesse correttamente evoluto le relazioni tra le parti sociali , in cui il Governo si fosse posto come interlocutore credibile ed autorevole super partes e mediatore affidabile , si sarebbe già da tempo giunti ad una Società coesa in tutte le sue componenti e le crisi sarebbero state vissute facendo fronte comune. Invece in questo Paese, come sempre tutti gli errori ed i problemi vengono scaricati sulla parte più' debole. Chi ha detto che i contrari al referendum, o chi voleva il "no" era ancorato a vecchie ideologie finge di dimenticare che i diritti non hanno tempo. Possono essere obsoleti i contenuti dei contratti , si possono rinnovare alcune condizioni. Puo' darsi che le nuove condizioni di lavoro richiedano adattamenti di orari , retribuzioni. Ma questo non puo' giustificare il fatto che debba valere la Legge del piu' forte, che i contratti nazionali vengano buttati nel cesso "tout court" . Perchè sia chiaro: nel momento in cui non esistono più' Contratti nazionali, i diritti dei lavoratori sono destinati ad indebolirsi. Sino a scomparire La forza dei lavoratori sta nell'unione. E quindi nel Sindacato. Si obietta che i Sindacati si sono staccati dai lavoratori , che sono sempre più' politicizzati, meno rappresentativi.... È il solito male italiano, nel quale non si vuole capire come funziona la rappresentanza democratica: se i Lavoratori non credono più' nei propri sindacalisti debbono sfiduciarli, non votarli, cambiarli . Ma non rinunciare ad averli. I propri rappresentanti vanno prima votati, poi controllati. Non si può' fare come nelle elezioni politiche in cui si vota in modo qualunquista pensando "tanto non cambia niente" Se lo strumento della rappresentanza sindacale non funziona bisogna cambiarlo, ma ricordando che non è il principio che è sbagliato, ma soltanto il modo nel quale questo principio è applicato. Ha qui buon gioco quella politica e quella parte della parte padronale che sfruttando le proprie potenzialità mediatiche approfondisce le divisioni tra la parti.

A chi giustifica questa ricerca di autoritarismo parlando dell'assenteismo degli operai , rispondo : l'assenteismo non è previsto per Legge: se davvero esiste un assenteismo patologico, si possono trovare gli strumenti per combatterlo, ma facendo funzionare correttamente tutte le componenti del sistema, responsabilizzando i rappresentanti dei Lavoratori, coinvolgendoli, intervenendo sugli strumenti di controllo. E' curioso che si voglia combattere l'assenteismo che non è certo previsto per Legge, abolendo di fatto uno strumento di regolamentazione come il Contratto Nazionale. E' curioso il fatto che da anni gli Imprenditori e lo stesso Governo abbiano delegittimato i Rappresentanti dei Lavoratori ed ora si lamentino che gli stessi rappresentanti (sindacati) non siano in grado di contenere certi fenomeni. Ed è curiosamente tragico che il Governo non sia in grado di modificare gli strumenti di controllo, come visite fiscali e quant'altro , ma sia pronto a battere le mani per i diktat di Marchionne e tramite il Presidente del Consiglio dire che se avesse vinto il no , Marchionne avrebbe fatto bene a lasciare l'Italia. Come a dire che il Governo rappresenta solo una parte degli italiani? Magari solo quelli con maglioncino blu e doppio passaporto?...

mercoledì 12 gennaio 2011

MIRAFIORI: PERCHE' SPERARE CHE VINCA IL NO

La strategia di Marchionne a Mirafiori, come già a Pomigliano rappresenta il naturale epilogo di quella che è stata la progressiva ricollocazione del concetto di lavoro nella nostra Società negli ultimi trent'anni. Questa ridefinizione ha riguardato sia il lavoro, che ha visto la sua importanza venire messa in ombra ed il suo ruolo emarginato dalla progressiva emersione della finanza fine a se stessa come protagonista della scena economica mondiale, sia i lavoratori, che hanno subito una involuzione del proprio ruolo, che è progressivamente divenuto da risorsa indispensabile a mero centro di costo. Nella visione di una classe politica e dirigente, sempre più' avulsa dal popolo che dovrebbe rappresentare, la persona umana e di conseguenza la Società civile hanno perso ormai di centralità e non rappresentano più una priorità, rispetto alla logica del profitto che sembra a questo punto vivere di vita propria e non avere altro scopo che quello di essere referente di se stesso. Le conseguenze di questa concezione sono devastanti. Oggi appare logico sia a Marchionne che ai massimi vertici del Governo che la logica del profitto di una impresa debba passare per forza attraverso la distruzione dei diritti dei lavoratori. Questo concetto pero' puo apparire logico solamente nel momento in cui si decide di accettare l'idea che gli operai, i lavoratori non siano la risorsa che fa grande l'azienda , ovvero il popolo che si rappresenta e del quale si dovrebbe perseguire il benestare a seconda dei punti di vista , ma che invece gli operai siano un nemico da vincere da un lato( quello padronale) ed una massa da manovrare e dominare da parte del Governo. Soltanto cosi' questa logica ha un senso. Per anni, da parte padronale si è voluto considerare il Sindacato come un qualcosa da dividere e delegittimare , da combattere con ogni mezzo, invece di cogliere le opportunità che potevano venire dall'avere un interlocutore valido e collaudato con il quale fare gruppo per fare grande l'impresa. Dall'altra parte , i vari Governi che si sono succeduti hanno avuto molta difficoltà a mediare con efficacia su questo terreno, ma il Governo attuale è addirittura trasceso prendendo a spada tratta le difese della parte padronale, e sostenendo una iniziativa, come quella di Marchionne, che è un capestro per la democrazia ed i diritti dei lavoratori acquisiti dalla Rivoluzione Industriale in poi. IL concetto che sta alla base di questo accordo che si vuole sostenere con un referendum, è la sostanziale abolizione del Contratto Nazionale di Lavoro, e dei diritti fondamentali contenuto nella Legge 300 del 1970 , chiamata anche Statuto dei Lavoratori. I fatto poi che all'interno dell'accordo siano contenuti anche alcuni, peraltro discutibili vantaggi economici, è soltanto il miele con il quale si vuole indorare la pillola di chi si troverà giovedì e venerdì a dover votare ad un referendum valutando da una parte i bisogni della propri famiglia, e dall'altra le conquiste sindacali degli ultimi cinquant'anni. A tutto questo si aggiunge la tracotanza di chi , dopo avere dichiarato guerra ai diritti ed alla dignità dei lavoratori, si dichiara "offeso" per essere stato criticato dagli operai. Appare logico che il governo attuale, guidato da un ricco possidente , possa considerare "un guaio" se il referendum non dovesse passare, perché se dovessero vincere i "si" tutti gli altri industriali si accoderebbero per riformare gli accordi con i lavoratori cestinando i contratti nazionali. Non sono d'accordo sulla tesi sostenuta da diversi sindacati, secondo la quale bisogna accettare il diktat di Marchionne perchè "senza investimenti non c'è neanche il lavoro: se si accetta il lavoro a tutti i costi, pensiamo ai costruttori delle piramidi, a loro il lavoro non mancava dicerto! Si prenda Marchionne la reponsabilità di portare via la Fiat dall'Italia dopo tutto quello che è stato fatto dallo Stato Italiano negli anni per la Fiat stessa, casse integrazioni straordinarie ogni volta che un nuovo modello stentava a vendere, contributi eccetera. Vada Marchionne a chiedere la fiducia di capitani d'industria e Capi di Stato dopo avere tradito una Nazione, dopo avere dimostrato che per le persone come lui il profitto è tutto e le Famiglie dei lavoratori non sono niente. Vada a costruire le sue auto all'estero: le automobili non basta costruirle, bisognerà anche venderle. Si è già dimenticato il disastro del profitto per il profitto che è stato alla base della finanza creativa protagonista della piu' grande crisi economica di tutti i tempi.....iL nostro è un periodo storico importante , nel quale le decisioni prese graveranno per molti anni a venire sulle generazioni future.Qui si decide se i lavoratori intendono rivendicare la propria dignità o se ci si vuole arrendete per sempre ai "padroni delle ferriere"

lunedì 3 gennaio 2011

LE ELEZIONI LOCALI ED IL PORCELLINO DOMESTICO

Si parla molto di "porcellum" di questi tempi, specie ora che il Governo è traballante, e si intravede la possibilità di elezioni anticipate Uno dei motivi infatti che rendono difficile l'insediamento di un Governo stabile diverso da quello attuale, sembra legato alle caratteristiche della Legge Elettorale attualmente in vigore . Questa Legge fortemente voluta da Berlusconi e poi realizzata da Calderoli, che è anche indirettamente l'autore del suo soprannome ("porcellum" appunto ) ha modificato il precedente meccanismo misto in favore di un sistema proporzionale corretto, a coalizione, con premio di maggioranza ed elezione di più parlamentari contemporaneamente in collegi estesi, senza possibilità di indicare preferenze L'innovazione che viene maggiormente avversata dalla opposizione è l'esagerato premio di maggioranza, unico in Europa, che di fatto consente a chi raccoglie la maggioranza relativa dei voti di governare con una maggioranza assoluta . (viene garantito un minimo di 340 seggi su 630 alla Camera dei deputati alla coalizione che ottiene la maggioranza relativa dei voti mentre al Senato il premio di maggioranza è invece garantito su base regionale in modo da assicurare alla coalizione vincente in una determinata regione almeno il 55% dei seggi ad essa assegnati con qualche distinguo per il Molise ed i Senatori all'Estero) In misura diversa si contesta il fatto che causa le liste bloccate gli elettori non possono scegliere i candidati, che quindi vengono designati dai Partiti, e di fatto gli elettori votano il partito o la coalizione e non le persone. Esiste poi un voto di sbarramento che annulla di fatto i voti dati a liste che non raggiungono il 4 % dei voti nazionali, 10% se invece di liste si tratta di coalizioni, con tutto un complicato sistema di ripescaggi che non stiamo qui ad analizzare

Questo sistema ha di fatto creato il bipolarismo perché premia i partiti che si coalizzano a discapito di quelli che corrono da soli, ma lo rende difficilmente gestibile perché il sistema differenziato tra le due Camere rende possibili squilibri notevoli, come accaduto a Prodi nel 2006 che aveva la maggioranza alla Camera ma non al Senato, se non con un precario puntello dei Senatori eletti all'Estero e che pago' questa fragilità con la caduta a meno di due anni dall'insediamento . Il Governo Berlusconi , insediato nel 2008 sembra invece essere stato premiato da questo sistema perché con la maggioranza in entrambe le camere ha potuto governare a colpi di maggioranza. Ma ha potuto farlo perché ha è riuscito a comprimere in un unico contenitore pigliatutto - il PdL - tutte le forze di Destra e questo non era esente da rischi, perché superata la fase elettorale, ciascuna componente reclama il suo posto al sole , ovvero il rispetto degli accordi preelettorali ed i risultati sono oggi evidenti, tra la fuoriuscita di Fini da una parte ed i borbottii della Lega dall'altro. Insomma, un pasticcio che non ha risolto nulla ed ha avuto il pregio soltanto di evidenziare quanto l'Italia sia inadatta al bipolarismo. La Sinistra italiana, nella sua lotta per cambiare il "Porcellum" insiste molto sua una questione morale legata al fatto che il sistema elettorale e liste bloccate , è antidemocratico perché non permette agli elettori di scegliere i candidati ma solo di votare le liste, ed il risultato finale è che gli eletti vengono scelti dal Partito e non dal Popolo. Per ovviare a questo aspetto, nel CentroSinistra si è inventato il sistema delle "Primarie" consultazioni che non hanno valore elettorale in senso stretto, ma che permettono agli elettori di indicare al Partito quali siano i candidati da inserire nelle Liste, in modo che a caduta vi sia una indicazione popolare sul nome degli eletti. Sin qui il quadro nazionale, per il quale si intravedono ben poche speranze di miglioramento, a meno di un radicale cambiamento dei politicanti attualmente abbarbicati a propri scranni di parlamentari che non appare probabile. Tutto questo a livello nazionale e macroscopico. Ma vediamo che cosa abbiamo qui da noi, nel piccolo, in tema di "porcellum" . La Legge elettorale attuale non si applica alle elezioni comunali e Provinciali, ma c'è chi ha pensato bene di applicare già da anni ingegnosi meccanismi artigianali per proporre a livello locale gustose varianti del "porcellum nazionale". Pensiamo innanzitutto alle elezioni comunali a Monfalcone . Dopo un primo quinquennio non certo esaltante di amministrazione Pizzolitto, alle elezioni del 2006 appariva a rischio la rielezione dell'ex Preside, ed allora tutte le liste di sinistra vennero blindate con un unico candidato: per non votare Pizzolitto bisognava votare a Destra. Cosa quasi impossibile in una città industriale come Monfalcone con un bacino elettorale tradizionalmente di sinistra. Addirittura, in pubblico evento intervenne l'allora Presidente della Regione Illy ad imporre le mani sulla candidatura di Pizzolitto . Possiamo definire questa successione di fatti come primo aspetto di un "Porcellum" domestico , e senza scomodare il latino, potremmo definirlo Porcellino Domestico. Dunque questo era il Primo Porcellino . Ora per le elezioni comunali 2011, vista la ineleggibilità di Pizzolitto , il candidato predestinato da sempre è la vice di Pizzolitto,  Silvia Altran. E' comparso solo un giorno solo un giorno un articolo su "il Piccolo" in cui, per non fare apparire troppo sfacciatamente bulgara la nomina di Altran ad unica candidata , si è postulata una presunta "riflessione" intorno ad altri tre candidati: l'improbabile Trivigno, l'impossibile Ghinelli e Fabio Del Bello che pero' si sono inspiegabilmente (specie nel caso si Del Bello) ritirati dalla competizione e voilà... il secondo Porcellino: la candidatura bulgara di Altran. Poi, siccome i porcellini sono tradizionalmente tre, e Pizzolitto senza cadreghino non puo' stare, ecco che andiamo a mettere le mani sulle elezioni per la Provincia di Gorizia. Il Presidente uscente, Gherghetta, sarebbe benissimo rieleggibile, ha fatto sin qui un ottimo lavoro anche se, meschino lui, non ha una forte predisposizione per la promozione della propria immagine tanto che molti non conoscono i suoi meriti, la sua attenzione per la gente e per i problemi reali dei Cittadini. In aprile il Segretario provinciale del PD Greco testualmente dichiarava in intervista a Il Piccolo " In Provincia non possiamo puntare che ad una riproposizione di Gherghetta che in questo primo mandato ha svolto un ottimo lavoro" ora pero' spuntano altre candidature, tra le quali guarda caso proprio quella di Pizzolitto. Ma non doveva andare a fare il Presidente del Consorzio per lo sviluppo industriale? Mah forse il consuntivo dei "flop" della amministrazione Pizzolitto del Comune di Monfalcone, molto ben descritti in un articolo di Stefano Bizzi su Il Piccolo del 5 settembre 2010 e fatti ammontare a 32 milioni di euro hanno avuto il loro peso? Comunque sia , ora si è parlato in primo luogo di un "sondaggio telefonico" commissionato dal PD che pero' ha visto la netta vittoria di Gherghetta. A che serviva il sondaggio telefonico? Secondo me (ma è solo un opinione) a cercare di dimostrare un presunto basso gradimento di Gherghetta a vantaggio di Pizzolitto (fallito) senza il rischio di primarie che avrebbero visto il definitivo tramonto dell'ex Preside. Bene, ora già in altri articoli si parla di un "fuoco amico " del PD che potrebbe vedere il Presidente Gherghetta "impallinato": giochi di potere interni al Partito che potrebbero privare gli elettori di dimostrare con il loro voto il livello di gradimento per l'operato quinquennale di Gherghetta. Insomma, ancora una volta , i giochi si fanno dentro il Partito e all'elettore la scelta della lista ma non del Candidato. Un "porcellum" .... ma domestico