lunedì 30 maggio 2016

NO. PERCHE'............

Nel dibattito che si sta svolgendo tra i sostenitori del si e del no  alla fusione tra i Comuni di Monfalcone , Ronchi dei Legionari e Staranzano, ad un primo sommario esame sembra molto  difficile poter individuare  un criterio oggettivo dal quale partire per poter stabilire chi propone gli argomenti piu' validi a sostegno delle proprie tesi . 

In questo tiro alla fune , ognuna delle parti sembra in grado si controbattere gli argomenti dell'altro trasformando una questione di rilevanza molto concreta e pratica   in uno scontro dialettico , nel quale sembra essere determinante solo  la capacità di argomentare , e quindi la nostra ideale fune pur spostandosi di qua e di la sembra ritornare sempre ad un sostanziale equilibrio ....per cui la decisione finale dell'elettore potrebbe dipendere da fattori collaterali, come la simpatia per  l'uno o l'altro dei contendenti, o considerazioni marginali su piccole utilità, magari di carattere personale.  

Appare evidente infatti che la discussione, concentrandosi su tutta una serie di particolari, corre il rischio di fare perdere di vista l'argomento principale, che non dimentichiamolo è quello  di stabilire se esista una reale esigenza da parte della popolazione di fondere questi tre comuni in uno solo, oppure se questa sia soltanto l'esigenza della classe politica o di parte di essa.

La prima considerazione che va fatta a questo proposito è pero che non esiste una reale simmetria tra i due argomenti. Non ci troviamo come ad un bivio tra due strade egualmente invitanti , non si tratta di testa o creoce. Si tratta si decidere tra il continuare sulla strada che stiamo percorrendo , una strada ben nota e conosciuta sia pure con tutti i suoi difetti, ed intraprendere una strada nuova e sconosciuta, il cui percorso è sicuramente imprevedibile, anche per coloro i quali lo propongono in maniera cosi' apparentemente invitante.

Questa riflessione è importante perchè , nella cultura del periodo storico che stiamo attraversando, sembra che l'unica parola d'ordine in qualunque discussione debba essere cambiamento. Cambiamento a tutti i costi, tutto deve essere cambiato, riformato, rottamando il passato. Chi si oppone el cambiamento è un gufo, un conservatore, un relitto del passato, una persona senza fantasia e senza coraggio. Sulla base di questo corollario si è arrivati all'attuale governo Renzi, per esempio, che pero' non sembra affatto migliore dei precedenti , anche se già a suo tempo la scalata vertiginosa di Berlusoni aveva trovato fertile terreno nella voglia di cambiare, tanto che già  all'epoca si pensava all'imprenditore "sceso" in politica come al soggetto capace di spazzare via la vecchia e polverosa (e corrotta, ormai marcia) classe politica.  La storia recente ed attuale del nostro Paese dovrebbe averci aperto gli occhi ed insegnato che nuovo non significa per forza innovatore e portatore di energia vitale ma che puo' significare semplicemente improvvisato, inesperto ed incapace di cogliere le implicazioni di ogni decisione,  inetto o semplicemente non interessato a cogliere tutta quella rete di relazioni positive , i cosiddetti "asset intangibili" che regolano le relazioni umane e quidi la politica intesa nel suo senso piu' nobile ovvero l'arte della mediazione finalizzata a reggiungere il miglior equilibrio possibile tra i desideri di tutti.

D'altro canto vecchio puo' anche non significare decrepito stantio e antico ma potrebbe significare anche saggio e depositario di una consumata esperienza. Esperienza che dovrebbe servirci per non ripetere gli errori del passato, sport del quale invece  purtroppo gli Italiani sembrano grandi professionisti. 

Sulla base di questo ragionamento è quindi evidente che la parola cambiamento da sola non puo' giustificare l'idea di procedere alla modifica radicale di una situazione che è stata determinata dalla storia, e che contiene la cultura ed il modo di essere e di vivere delle comunità coinvolte. Assieme a questo, vanno respinti tutti i concetti che spingono a generalizzare e banalizzare gli aspetti che sovraintendono alle ragioni di chi è contrario e che evidentemente debbono avere la stessa dignità di chi questo cambiamento lo propone.

Perchè innanzitutto deve essere chiaro per tutti che nessuno è un professionista in questo, nessuno puo' affermar con certezza che effettivamente questa fusione porterebbe piu' vantaggi che svantaggi. Tutti sono dilettanti e la discussione dovrebbe servire a chiarire le idee e non ad  imporre un qualcosa .

Si dirà che in questa discussione intervengono anche dei professionisti, anche di alto livello. Vero, ma ognuno di questi è esperto nel suo campo, economia , scienze statistiche, marketing , ovvero di materie scientifiche che possono essere utilizzate per analizzare cause ed effetti della fusione senza essere in grado di prevedere in concreto quale sarebbe un eventuale risultato, anche perchè una anlisi scientifica per quanto rigorosa puo' analizzare solo dati certi , mentre agli effetti della fusione tutto dipende da quale sarà l'assetto che al prodotto finale verrà dato dalla politica.

Non a caso , ognuna delle due parti puo' citare studi di alto livello a sostegno delle ipotesi di ciascuno. Va detto che la parte favorevole alla fusione esamina e pone al centro delle proprie argomentazioni concetti legati principalmente all'aspetto strettamente economico ed alle economie di scala, mentre la parte contraria alla fusione si concentra principalmente sul mantenimento della qualità della vita . In questo chiunque abbia studiato un minimo le problematiche della vendita e della gestione delle relazioni nelle trattative (in particolari commerciale) sa che esistono dei tipi umani molto bene delineati , e che ci sono categorie di persone che nella decisione che sovraintrende un acquisto (e qui si sta proponendo la vendita di un diverso tipo di città, ne piu' ne meno come si venederebbe un nuovo appartamento) privilegiano il prezzo mentre altre privilegiano la qualita. Quindi iin estrema sintesi ciascuna delle due categorie di argomentazioni eì suscettibile di attrarre simpatie. 

Trattandosi di decidere il futuro del posto in cui si deve vivere, dovrebbe apparire scontato che il primo obiettivo 'per tutti  dovrebbe essere la qualita' della vita , anche perche' dovrebbe essere evidente che gli eventuali risparmi derivanti da una ipotetica fusione non porterebbero a vantaggi enormi in questo campo, viste anche le stime prodotte proprio dai fusionisti. Ma l'antipolitica , il populismo e la demagogia che pervadono la nostra Società portano spesso ad un voto "contro" qualcosa piuttosto che a favore di un miglioramento, ed in questo senso il concetto di fusione si accompagna alla prospettiva di ridurre in  qualche modo il numero dei politici, cosa che appare di forte presa sugli elettori in un epoca nella quale la classe politica appare ai minimi storici quanto  a popolarità e viene assimilata da una Casta da abbattere..

Quindi non è peregrino tentare di arrivare ad un giudizio attraverso una serie di valutazioni che analizzino il contesto nel quale questa ipotesi di fusione si è prodotta.

Sappiamo che l'idea di una Città Comune esiste da alcuni decenni, ma che sino ad oggi non era stata una priorità per le forze politiche cha amministravano il Territorio. Lo è divenuta negli ultimissimi anni, ed alla formazione politica nota appunto come Città Comune  improvvisamente si è affiancato il PD che ha fornito le forze e l'appoggio politico e logistico , prima in sordina poi apertamente, per istituire il referendum consultivo che portasse alla fusione. Questo referendum è stato portato avanti all'inizio in modo sommesso , tacendo scientemente il fatto che esso non era soggetto al limite del quorum e che quindi se sapientemente pilotato, in un Paese dove tradizionalmente si vota poco e ove sopratutto si è abituati a fare fallire i referendum che non interessano con l'astensionismo inaugurato a suo tempo  da Craxi che invito' gli italiani ad andare al mare piuttosto di votare sull'abrogazione della preferenza plurima alla Camera nel 1991, avrebbe potuto portare i cittadini dei comuni di Monfalcone, Roncih e Staranzano a trovarsi fusi prima di accorgersene. 

Quindi il primo punto che non gioca a favore della fusione è questa ambiguità nella scelta della proposta referndaria

In seguito, una serie di interventi di protesta posti in essere da intellettuali e cittadini comuni e sfociati nella formazione di una serie di Comitati per il NO ha portato al centro della discussione la necessità di una adeguata diffusione delle informazioni tra gli elettori per permettere una scelta consapevole.

Alla formazione di questi comitati si è presto contrapposta la formazione di altrettanti comitati per il si alla fusione, sorti pero' non da Cittadini ma come costole di formazioni politiche facenti capo al PD e quindi di fatto emanazioni dirette di quello stesso partito che promuove la fusione. Come a dire che il partito ha creato i propri sostenitori e questo evidentemente è strumentale ad una propaganda che cerca di insinuare l'idea che ci sia una sostanziale parità tra i sostenitori del si e quelli del no. 
Una scelta che suggerisce ancora una volta  una strategia studiata a tavolino e non qualcosa di spontaneo. Evidente quindi una regia a un livello non proprio basso 

Ulteriore elemento di riflessione rinviene dalla forte pressione che il PD sta ponendo nel cercare di spingere i Cittadini verso una scelta di fusione, impiegando mezzi e strategie notevoli. Dal fatto di invitare a conferenze rappresentanti di Comuni già fusi, all'intervento di politici  di grande notorietà ed influenza politica come Serracchiani,  o politici richiamati a rinforzo a causa della assonanza del proprio nome con quello di uno dei leader del dissenso come  Brandolin, che pure non è direttamente parte in causa , alla sistematica opera di convinzione casa per casa con volantinaggi, telefonate ai singoli elettori e visite porta a porta

Ed il tutto, di fatto , senza reali argomenti, perchè una analisi delle proposte presentate rivela che di fatto tutto gira intorno allo slogan che uniti è meglio o grande è meglio perchè si possono ottenere piu' cose, ma senza un dettaglio di cosa si possa ottenere , perchè, e perchè non potrebbero essere ottenute dalla somma dei Comuni piuttosto che dalla loro fusione. Si parla di risparmi , che vengono spiegati in minima parte con la diminuzione dei costi della politica, ed in parte con la dimiuzione del personale , che pero' potrebbe portare ad una dimunzione dei servizi, ed infine con lo sblocco del patto di stabilità che pero' servirebbe in realtà a coprire le spese della fusione che (queste non vengono mai citate) deriverebbero dalla necessità di uniformare gli uffici, i sistemi informativi ecc.

Di fatto la mancanza di argomenti ci porta ad un altro punto importante: non esiste un progetto- La fusione di tre comuni viene presentata senza un progetto , di cosa si vuole fare , di come  se lo vuole realizzare e del perchè . Non esistono documenti che vadano a stabilire quali saranno effettivamente le rappresentanze di Ronchi e Staranzano che andranno di fatto ad unirsi ad una grande Monfalcone , di dove verranno disposti gli uffici. Questo in un contesto nel quale in tanti anni i tre comuni non sono arrivati mai neanche a stabilire un unico piano regolatore . E possiamo dire che la mancanza di iniziative comuni che avessero inziato in modo spontaneo un processo che trovasse poi in una ipotetica futura fusione la sua logica conclusione potrebbe avere la sua ragione nella mancanza di lungimiranza degli Amministratori, ma possiamo anche pensare che i punti di vista dei tre territori siano effettivamente troppo distanti.

Una eventuale fusione, che non necessariamente dovrebbe portare alla eliminazione dei singoli comuni, portebbe nascere in modo naturale al termine di un processo di condivisione di idee , di funzioni, di progetti

Invece viene proposta senza un progetto, senza una naturale evoluzione, senza anima, con forzature e dispiace dirlo, manipolazioni . Non si capisce perchè i Cittadini dovrebbero avallare questo salto nel buio che comporta l'annullamento delle identità, il conferimento delle proprie radici in un unico calderone . Abbiamo visto , a proposito di fusioni  a proposito di come l'unione fa la forza, quando le aziende municipalizzate sono state conferite e fuse nella esperienza di Iris, che non credo si possa definire esaltante 

E visto anche il significativo conflitto che sta percorrendo la campagna referendaria, credo sarebbe molto melgio per tutti fermare l'orologio, e ragionarci con molta piu' calma e senza tensioni perchè se dovesse vincere il si per qualche arcano motivo e si dovesse arrivare alla fusione in queste condizioni, le lacerazionie del tessuto sociale sarebbero devastanti.

Per cui credo che sarebbe meglio per tutti votare NO . E poi in caso ne riparliamo