domenica 6 settembre 2015

Fiori

Nel corso delle mie ultime vacanze, ho  visitato il mercato dei fiori di Amsterdam . Si svolge lungo la sponda di uno dei canali che intersecano la Città, una fila ordinata di chioschi di identica profondità ma di diversa larghezza.  alcuni molto grandi,  l'uno di fianco all'altro, disposti con il retro verso l'acqua,. Chi visita il mercato percorre un pezzo di strada interdetta alle automobili ( ma non alle biciclette che sfrecciano impazienti come in tutte le strade di Amsterdam), stretta da una parte dal tripudio di fiori e dall'altro dalle facciate dei palazzi e degli hotel. . 


I visitatori sono una mescolanza di turisti mossi da curiosità, appassionati , semplici acquirenti, un fiume continuo nel quale si mescolano sguardi attenti, annoiati, curiosi, indifferenti. Ci sono i turisti a caccia di sensazioni che fotografano gli espositori ove sono allineati i kit per la coltivazione casalinga della marijuana, persone incuriosite da attrezzi e piccoli oggetti di giardinaggio  diversi da quelli che si trovano nei loro paesi di origine ... e poi naturalmente  ci sono le donne che contemplano i fiori . In un posto come questo il rapporto che le donne hanno con i fiori si coglie negli sguardi e nei gesti nei momenti nei quali la loro attenzione è interamente rapita dalle forme e dai colori, e si distoglie da mariti compagni amici o figli. Non mi riferisco allo stereotipo del mazzo di fiori recisi accostati ad una donna giovane ed attraente, in cui insiste una simbologia tesa a sovrapporre la freschezza del fiore a quella della figura femminile in modo fisico, così' da suggerire in senso piuttosto materiale che la donna sia  essa stessa un fiore da cogliere

Ho colto invece  un mondo intero nello sguardo di una anziana signora, i cui occhi azzurri esaminavano con una concentrazione che sembrava escludere tutto il mondo circostante  la piantina in vaso che teneva in mano. La fronte corrugata, le dita nodose che scostavano e sembravano saggiarne le foglie, con un  gesto ruvido denso di consumata esperienza , come se cercasse di capire l'essenza di quella piantina . Nella mia ignoranza un ciuffo di foglie che sembrava assolutamente comune, privo di interesse . Ma che evidentemente la signora sapeva che sarebbe diventato qualcosa di diverso, per lei importante . 

Uno studio attento teso ad evitare non un cattivo investimento economico, costava di certo pochi euro, ma certamente ad evitare una delusione, per cosi' dire, quasi affettiva 

Ed ho pensato alle donne di tutte le età che portano a casa piante e fiori,  e le coltivano nei loro giardini, che qualche volta sono  fazzoletti di terra ricavati in qualche modo a lato di un garage , talvolta sono solo vasi pieni di terra su balconi, o grossi barattoli di latta su un ballatoio di una casa di ringhiera, ma che sempre rappresentano il luogo dove avviene un piccolo miracolo segreto.  

Anche incastonati in una cornice da poco, confinati in un angolo defilato, conservano la loro magia e sembrano rappresentare una finestra su un mondo . Ho in mente ricordi di nonne e zie anziane , che vivevano in case che sovente avrebbero avuto bisogno di una rimessa a nuovo, ma la cui preoccupazione principale riguardava i gerani, gli iris , le ortensie , o il ficus tenuto nella veranda. 

Gli sguardi delle donne di tutte le età mentre parlano con in propri fiori,  attenti, indecifrabili  come lo sguardo in un gatto che guarda il fuoco del camino.. .e che non assomigliano a nient'altro.

martedì 14 luglio 2015

LAMENTO DI UNA SINISTRA APOLIDE

Di politica e di religione con gli amici non si dovrebbe mai parlare... Cosi si dice perlomeno in un Paese nel quale non si discute per confrontarsi e per imparare il punto di vista dell'altro ma solo per avere ragione... È la nostra natura. Pero' avviene che questa vogliadi confrontarsi abbia la meglio ...e allora succede che si diceute tra se, dando voce ai propri amici dentro la propria testa, in una discussione silenziosa che puo' scorrere senza degenerare, e nella quale possiamo prendere dai nostri intelocutori solo il meglio, evitando gli eccessi e le probabili liti.
Sono una persona di sinistra, in senso ideale e, purtroppo devo dire, in senso astratto. Astratto perchè il mio sentire , per cosi di dire , di sinistra, il mio essere una persona che ha una certa visione ideale del mondo, non trova una patria, non trova un luogo che puo' chiamare casa nel senso politico, ideologico, del termine. 
Come se non bastasse, molti dei miei amici appartengono al cosiddetto centro moderato o sono dichiaratamente di destra, con qualche sconfinamento nella destra piu' estrema. 
Come molti idealisti di sinistra, ho molto avversato i vari governi Berlusconi, ho sperato in una rinascita di quella sinistra che dopo il crollo del muru di Berlino e la conseguente perdita di punti di riferimento affidati alla ideologia piu' stantia appariva smarrita e disgegata. Anch'io ho seguito con un brivido di speranza il volo effimero dei 5 stelle di Grillo, e forse per un attimo sperato che dal calo di consensi della destra apparisse un soggetto di sinistra in grado di fare partire la speranza. Ed anche io, come tutti quelli per i quali l'idea di sinistra coincide con una visione di giustizia sociale, di uguaglianza, di tutela delle fasce piu' deboli, di equità, di welfare , anch'io mi sono sentito in gravissimo imbarazzao da quando la sinistra si è trovata ad essere identificata con Matteo Renzi ed il suo Partito della Nazione, ancora per poco PD
Dopo  avere dileggiato per anni l'ammirazione dei miei amici per Berlusconi, ora mi trovo identificato con un personaggio che è molto peggio di Berlusconi, se non altro perchè incarna quella che avrebbe dovuto essere una speranza di salvezza e di riscatto. Ed invece.
In principio la parola che mi veniva in mente per definire Renzi e la sua repentina ascesa al potere, con alleati improbabili, metodi discutubili, manipolazioni della informazioni e della comunicazione al limite dell'assurdo era fascista. Renzi ha un atteggiamento fascista. Poi nella mia mente , il mio ideale amico di destra  con una pazienza che nella realtà non avrebbe (nella realtà avrebbe le vene del collo come bastoni e non sarebbe cosi' moderato) con una strizzata d'occhio mi chiederebbe, ma perchè andare a scomodare Mussolini ed il fascismo per paragonarvi Renzi? Non mi sembra che la sinistra , da Stalin a Mao Tze Tung, da Beria a Kim Jong-Un , a Tito si sia fatta mancare niente in questo campo. Hai solo l'imbarazzo della scelta Vero, touchè. Il fatto è che in qualche modo rimango aggrappato ad una visione di una sinistra ideale buona e giusta. Che vuole il bene del popolo, che difende la scuola, il lavoro , la sanità , i poveri i pensionati. Ha ha ha! Certo che il vostro Renzi vi difende proprio bene. Beh magari questo non lo direbbe, perchè la demolizione delle tutele dei lavoratoi tramite il Jobs Act è un capolavoro che sicuramente è stato molto ammirato dalla destra , che aveva tentato con lo statuto dei Lavori al posto dello statuto dei lavoratori già diversi anni fa . Pero' lo penserebbe, I lavoratori senza diritti di certo piacciono molto ai datori di lavoro, che nel loro complesso non si possono certo definire di sinistra, anche se Renzi nel suo delirio di potere ha dichiarato che la sinistra deve difendere i lavoratori autonomi ed anche se Renzi si fa le cene di finanziamento con commensali disposti a sborsare 1000 euro per il piacere della sua compagnia, che sicuramente non sono operai della Dalmine.  Insomma mi viene da dire che Renzi non rappresenta la sinistra, che la sinistra è in realtà ben altro..Quale altro? Abbiamo qualche esempio? Da Tito a Stalini, di una sinistra che fa quello che pensi tu? No, direi di no ma penso che la sinistra che penso io non si è mai potuta realizzare, e che tutti i governi comunisti sono stati degli errori di cattiva interpretazione del pensiero di sinistra....Ah. È cosi? Come dire che Mussolini e Hitler sono stati cattivi intepreti del pensiero di destra? Accidenti.... Renzi ci ha totalmente privato di argomenti di discussione. Non mi resta che prendere il mio fagotto ed andarmene, idelamente parlando, a cercare una nuova patria. Rimanendo nel mio cuore di sinistra, di una sinistra che non c'è, che non ha patroa ed è, percio, in questo mondo, una sinistra apolide. .....

sabato 4 luglio 2015

CITTA' COMUNE? NO GRAZIE!!!!

Senza voler offendere nessuno, mi sento di esprimere pubblicamente la mia contrarietà al progetto Città Comune che ha avviato una raccolta di firme per proporre un Referendum per l'unificazione dei Comuni di Monfalcone, Ronchi dei Legionari e Staranzano in un unica, appunto , città comune. 

Lo faccio perché mi sento contrariato dai proclami della suddetta associazione secondo i quali sono solo i Sindaci ad essere contrari mentre i Cittadini sarebbero tutti favorevoli. Ebbene ci sono anche Cittadini perplessi e Cittadini, come me , decisamente contrari. 

Io sono convinto che questa sia una operazione deputata a creare poltrone o poltronissime ed a spostare equilibri politici, mentre sui vantaggi per i Cittadini ho qualche perplessità. Soprattutto, ma non solo, perché sono convinto che questa Città non prenderà solo il nome, ma anche il modello di gestione dal Comune di Monfalcone, che è il più' grosso. 

E questo non mi sembra positivo nè per Ronchi ne per Staranzano. Vorrei infatti osservare per esempio che la Comunità di Staranzano è molto vivace, molto attenta alle manifestazioni popolari e culturali (dalla festa della Razza alla compagnia del Carro, alla disponibilità del Comune ad organizzare ed ospitare eventi culturali) ed al Territorio, molto più' di Monfalcone per esempio , e questo in un futuro calderone di sicuro si perderebbe. 

Sui vantaggi economici: l'abbattimento dei costi della politica, se sono vere le cifre ipotizzate da CiTtà Comune , avrebbero pero' per contraltare una diminuzione della democrazia (provate ad immaginare se eliminassimo tutti i parlamentari e dessimo per esempio tutto il potere a Renzi...non sarebbe un risparmio notevole in termini di costi?) . Sul miglioramento della macchina comunale ho forti dubbi perché si dovrebbe intervenire su tutta una serie di meccanismi consolidati, i cosiddetti "asset intangibili" per cui la razionalizzazione dei servizi avverrebbe probabilmente solo in teoria, mentre non comprendo come si possa arrivare a 3,2 milioni di risparmio senza licenziare nessuno. 

Per lo stesso motivo dubito molto della reale possibilità di alienazione dei beni immobili. Da quanto tempo è in vendita casa Mazzoli? E il famoso mercato coperto? Poi certo ci sarebbero incentivi per lo sblocco del patto di stabilità ma questo riduce sempre l'argomentazione al denaro: una comunità non è solo fatta di denaro e di numeri. Ha una sua personalità che con questa omogeneizzazione forzata verrebbe probabilmente eliminata.Chi promuove questa campagna infatti parla principalmente si soldi e di numeri. Ed è tutta da verificare la ventilata riduzione della pressione fiscale., nel momento nel quale i Comuni riuniti dovessero risparmiare eventualmente qualcosa

Per quanto riguarda il tanto sbandierato aumento della autorevolezza e della forza del Comune per intervenire nei confronti con lo Stato, A2a e soprattutto Fincantieri, che andrebbe richiamata ad una maggiore responsabilità sociale d'impresa, mi sembra che fin qui più' che la forza sia mancata la capacità e la volontà politica di affrontare i problemi, e su questo ci sarebbe molto da dire. 

Non è che aumentando il calibro del fucile si ammazzano piu fagiani se quello che realmente manca è il coraggio di premere il grilletto. Allo stesso modo per quanto riguarda la ventilata capacità di intervento su qualità urbana, cultura eccetera anche qui, sono mancate moltissime cose dalla volontà politica alla capacita di pianificazione, alla gestione delle priorità ....una classe politica e dirigente in gamba non vi inventa per referendum. 

Ci potrebbero essere dei vantaggi e delle economie di scala anche senza fusione se i tre Comuni già si accordassero per consorziarsi ove possibile. Per esempio su una polizia urbana condivisa ma mi sembra che la effettiva volontà politica e la capacità di accordo non ci siano. In ultima analisi io vedo tutto questo come una operazione, della quale non comprendo bene i contorni ma che prevedibilmente produrrà variazione di equilibri politici e di poltrone , che viene ammannita con molte argomentazioni e con grande visibilità mediatica. 

Se effettivamente fosse un bisogno della gente la spinta dal basso sarebbe molto maggiore, mentre invece mi sembra che la spinta proviene solo da un ben determinato nucleo di soggetti. Io non firmerò' per il referendum perché sono consapevole che già il raggiungimento del numero necessario di firme è premessa per un possibile risultato finale, specie se anche nel caso in questione come in altri Comuni italiani il referendum dovesse essere predisposto senza quorum, cosa che lo tradurrebbe in una mera formalità perché con ogni probabilità sarebbe sufficiente che si recassero alle urne i soli firmatari-favorevoli per decidere il destino di tutti. Per cui credo che la partita si stia giocando qui e adesso....e qui e adesso io dico NO GRAZIE!!!

mercoledì 20 maggio 2015

BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO: AUTORIFORMA O AUTO...ROTTAMAZIONE?


Sappiamo dal riassunto delle puntate precedenti che una serie di circostanze avvenute negli ultimissimi mesi hanno prodotto una situazione tale che il Credito Cooperativo si trova improvvisamente nella necessità ed urgenza di riformare il proprio assetto e darsi una organizzazione diversa, genericamente definita come  maggiormente coordinata e governabile ,  e che questa riforma dovrà essere prodotta dallo stesso Movimento Cooperativo, tanto che è stata già battezzata "Autoriforma" 

In prima lettura, questa situazione è parsa causata da una improvvisa e non meglio comprensibile decisione del Governo, che sarebbe dovuta confluire nel medesimo  Decreto che ha obbligato le Banche Popolari a trasformarsi in SpA , e che sarebbe stata fermata appena in tempo da una  levata di scudi di economisti ed intellettuali, affiancati da associazioni e realtà del mondo cattolico cosa che avrebbe permesso alla Federazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo - Casse Rurali ed Artigiane (Federcasse) di contrattare la possibilità di vedere stralciata dal Decreto in oggetto una riforma calata dall'alto, in cambio della promessa di provvedere in proprio ed in breve tempo a produrre una proposta che rispondesse ai requisiti esigiti dal Governo stesso. 

Fin qui , in breve, la premessa. La conseguenza di maggiore rilievo sembra al momento essere la creazione a livello nazionale di un gruppo di lavoro, del quale peraltro si sa poco, che tenterebbe di mediare tra varie proposte di tutti i Presidenti delle Federazioni Regionali per trovare una soluzione condivisa , mentre ai Soci (unmilione e duecentomila circa in tutto il Paese) sarebbero stati inviati messaggi rassicuranti e quasi anestetizzanti, ove da un lato si invoca la ormai classica ed abituale asserzione  dirimente e deresponsabilizzante , ovvero "ce lo chiede l'Europa "  ( e quando mai...) e dall'altro il tranquillizzante " ma non vi preoccupate...ci stiamo pensando noi" . 

In alcune assemblee dei Soci, che per la approvazione dei bilanci vengono riunite in questo periodo in tutta Italia, vien proiettato un video simpatico e colorato, che ricorda le pubblicità - progresso , nel quale la rassicurante voce del Presidente di federcasse avv.Azzi induce ad una piacevole sonnolenza mentre spiega con tono paterno i motivi della necessità della riforma  ed i passi che si stanno facendo. se volete vederlo: 
 https://www.youtube.com/watch?v=5bAD3_9H4X8 

Qui pero' vale la pena di fermarsi un attimo a fare un paio di considerazioni.  In primo luogo, nel corso di un convegno avvenuto in Roma lo scorso 16 aprile, il professor Leonardo Becchetti che di questa vicende è protagonista perchè è stato lui a pubblicare sul quotidiano cattolico "l'Avvenire" l'articolo "Giù le mani da Bcc e banche popolari"  che ha prodotto interesse e mobilitazione tra gli intellettuali e gli economisti , ha comunicato che l'Europa per quanto a lui noto non a interessa a smantellare il Credito Cooperativo (il Prof. Becchetti è un economista di fama internazionale) e che tra l'altro il Presidente della BCE Draghi , in merito alla questione avrebbe emesso una nota che in poche parole suonava cosi" prima di fare una cossa del genere potevate almeno avvertirci...)
Dunque non ce lo ha chiesto l'Europa, se non in modo molto vago ed indiretto, in ordine ad una generale maggiore e migliore regolamentazione del credito, tenendo conto che in Europa le Banche equivalenti alle nostre BCC godono di grande considerazione 
Allora il Governo? certo, la questione per quanto a noi noto è stata discussa in Consiglio dei Ministri . Ma il Governo Renzi che noi conosciamo abitualmente non si ferma di fronte a nulla, non ascolta nessuno, quando prende una decisione tira diritto. Eppure in questo caso si è fermato.... e lo ha fatto subito. 

Due altre considerazioni . In una recente assemblea in una BCC , il Presidente della Federazione Regionale, persona che ha tra l'altro a suo tempo fortemente spinto per la rottura del contratto integrativo dei lavoratori BCC, nel suo intervento ha replicato con fastidio ad un intervento che parlava dei rischi che potrebbero concretizzarsi con l'Autoriforma (come ad esempio una scalata da parte si soggetti non interessati alle banche con mutualità prevalente ma piuttosto esponenti del csd "capitalismo predatorio") , li ha minimizzati ed ha poi detto due frasi, una in merito ad eventuali esuberi  : "quando le cose cambiano per chi sta sopra, cambiano anche per chi sta sotto" frase che rivela un certo fatalismo sue eventuali licenziamenti poco consono allo spirito cooperativo, e poi in merito alla governance della nuova struttura che si verrà a creare ha sbrigativamente troncato con "qualcuno dovrà pur comandare" .

Il Clima che si è creato nel corso del suo intervento  ha fatto  venire alla mente Renzi ed il modo nel quale è arrivato, in modo rocambolesco e senza essere eletto, alla guida del Paese. Un oscuro sindaco che improvvisamente si è scoperto essere seduto sulla poltrona di Presidente del Consiglio grazia alla sua abilità nel sfruttare una serie di circostanze legate principalmente al grande vuoto politico esistente in Italia, alla mancanza di figure autorevoli, a vuoti normativi, a bisticci di partito, ad un clima di esteso opportunismo, ...In sintesi  alla sostanziale mancanza di difesa che il nostro sistema nel suo complesso ha rivelato di fronte alla aggressione di un personaggio determinato, con grandi capacità comunicative -  che in un clima di diffuso qualunquismo ed in una società molto sensibile alla demagogia e portata al populismo rappresenta una minaccia  potente nei confronti della carriera politica di  chi cercherebbe di fermarlo , -  e senza vincoli nè ideologici nè di onestà intellettuale. 

E avendo come premessa  clima politico, sociale e tutto sommato culturale oggi  esistente nel Paese,  per analogia si puo' immaginare l'insorgere di un panorama simile per il mondo cooperativo, immagine che si forma non solo per traslazione ma che si percepisce nelle comunicazioni che arrivano, filtrano o anche stentano ad arrivare dai vertici delle Bcc ai Soci-Clienti e Dipendenti. 

Il quadro, inquietante,  che viene a delinearsi suggerisce l'ipotesi che possano esistere dei soggetti che, avendo intuito che il sistema del Credito Cooperativo è maturo per essere, con il pretesto di una  riforma, opportunamente modificato e scalato abbiano trovato il modo di provocare  una crisi utile per innescare il processo di smantellamento degli attuali sistemi di Governance e controllo a trasformare l'intero sistema in qualcosa di profondamente diverso. 

La necessità di una autoriforma, che pure per molti versi è in realtà necessaria, appare nata per un repentino intervento del Governo , che l'ha avviata ponendo da subito i presupposti dell'urgenza. La spinta pero' potrebbe essere partita dall'interno del Movimento, da parte di coloro i quali potrebbero essersi sentiti pronti per prendere in mano la situazione, e che per potere essere certi di manovrare a proprio piacimento avrebbero avuto necessità , appunto, di una spinta che costringesse a fare in fretta.  Una riforma che portasse nel tempo per naturale evoluzione  ad una serie di trasformazioni che traghettassero il Sistema Cooperativo verso la soluzione dei propri problemi non avrebbe creato le stesse opportunità 

Anche perchè sappiamo che all'interno del MOvimento Cooperativo esistono forti spinte per convertire il sistema cooperativo a mutualità prevalente in qualcosa di molto diverso e maggiormente simile ad una rete di distribuzione commerciale, sul modello di Poste Italiane , basti vedere il forte orientamento degli ultimi anni alla vendita di assicurazioni e di altri prodotti diffuse nelle BCC a  scapito del "fare Banca" nel modo tradizionale.

potrebbero essere tutte ipotesi fantasiose naturalmente. Ma anche no..... autoriforma o autorottamazione?






domenica 19 aprile 2015

AUTORIFORMA DEL CREDITO COOPERATIVO...ECCO CHE COSA SUCCEDE

Si è svolto a Roma il 16 aprile 2015 un importantissimo convegno, organizzato da Fiba e Cisl sul tema della Autoriforma del Sistema delle BCC imposto dal Governo.

Senza la pretesa di volere condensare in poche righe tre ore e mezzo di interventi e dibattiti molto ricchi e prestigiosi,  è importante tuttavia dare per sommi capi conto del tema di fondo e dei  principali argomenti  trattati.

Il tema centrale  è appunto l'obbligo imposto dal Governo alle BCC di riformare il proprio sistema, Un obbligo che è emerso improvvisamente a seguito della volontà espressa dal Governo di intervenire con un decreto che in una prima scrittura attraverso la modifica del Testo Unico Bancario in particolare l'art.30 sul voto capitario (principio di una testa un voto su cui si basa la democrazia economica) avrebbe di fatto  eliminato Banche Popolari e Banche di Credito Cooperativo. Il pretesto del Presidente del Consiglio Matteo Renzi è una razionalizzazione del sistema per aumentare il credito alle piccole e medie imprese. Vengono attribuite a Renzi le seguenti frasi: «Ci sono tantissime banche e pochissimo credito, soprattutto per le piccole e medie imprese». E un'altra ancora: «Ho avuto il coraggio nel ridurre il numero dei parlamentari, non sarò di meno nel ridurre il numero dei banchieri»

Nel corso del convegno questo episodio è stato ben descritto dal prof. Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia politica presso l'Università di Roma Tor Vergata. " IL 15 o 16 gennaio arriva una telefonata che dice guarda che c'è un progetto del Governo per radere al suolo tra virgolette tutto  il sistema Popolare e Cooperativo....tutto"  quello che è seguito è stata una reazione del sistema delle Banche Popolari e di Federcasse teso a fermare questo provvedimento. Lo stesso Prof. Becchetti ha pubblicato sul quotidiano cattolico "Avvenire" un articolo dal titolo emblematico " Giù le mani da Bcc e banche popolari"  molto duro , che ha innescato una reazione molto decisa da parte di molti intellettuali e del mondo cattolico, Il prof.Becchetti è riuscito a raccogliere le firme di 162 colleghi in calce ad un appello e le adesioni di diversi movimenti di matrice cattolica. Si mobilita una parte del mondo politico ed alla fine il risultato è che il decreto viene ridimensionato e va a modificare solo le Banche Popolari e limitatamente alle Banche con attivi che superano gli 8 miliardi di euro. Tuttavia alle BCC viene imposta una riforma, definita urgente, che Federcasse riesce ad ottenere  venga stabilita come Autoriforma, ovvero una riforma prodotta dallo stesso movimento cooperativo. 

In margine al suo intervento, il Prof. Becchetti ha molto bene descritto i motivi per i quali questo provvedimenti siano ingiustificabili dal punto di vista storico ed economico ed ha citato i motivi per i quali il provvedimento risulti essere incostituzionale. 

Innannzitutto a livello internaziale le 50 principali Banche a voto capitario in Europa hanno un attivo medio di circa 120 miliardi, e cioè sono molto piu' grosse delle Popolari e delle BCC . E quindi la struttura giuridica di questo tipo di  banche non puo' essere presa a pretesto per  spiegare una pretesa scarsa erogazione del credito. A maggior credito delle proprie tesi il prof. Becchetti ha citato il Canada ove il 48 % del mercato vien gestito dalle banche del gruppo Desjardins che sono un sistema di Banche di Credito Cooperativo.

A smentita della tesi che vorrebbe questa riforma voluta dall'Europa, cita poi la Germania, con la Merkel che difende il sistema delle Banche popolari, ed anche il parere contrario espresso dalla BCE
Infine, questo diktat del Governo  è anticostituzionale ,  secondo le opinioni espresse da  quattro illustri costituzionalisti Ainis Flick Mirabella Imposimato , che hanno citato ben 7 articoli della Costituzione che vengono violati i numeri  2, 3, 18 , 41, 45, 47, 77

I Gli altri interventi che si sono succeduti nella giornata hanno sottolineato da vari aspetti, economico, politico, etico l'importanza del movimento cooperativo per lo sviluppo ed il sostegno economico del Paese, l'inconsistenza dei motivi addotti a pretesto dal Governo per richiedere con tanta fretta una riforna della quale non si comprendono i contorni

Cesare Fumagalli segretario generale di Confartigianato e Ernesto Ghidinelli di Confcommercio , quali rappresentanti di quelle piccole e medie imprese che maggiormente trovano nel Credito Cooperativo il proprio riferimento hanno focalizzato i loro interventi sulla importanza della pluralità della offerta nel mondo bancaroi

Il punto di vista etico è emerso nell'intervento di mons.Fabio Longoni, direttore dell'Ufficio Pastorale  sociale e del lavoro della Cei che ha sottolineato la funzione fondamentale del sistema cooperativo in quanto promotore della partecipazione e, riportando le parole di Papa Francesco, ha detto:" una cooperativa autentica è dove  non comanda il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale". 

Importante il concetto che egli  ha voluto sottolinerare, poi ripreso anche da altri relatori, di "economia civile" da contrapporre al capitalismo, da altri relatori definito anche capitalismo predatorio. L'Economia civile, ha detto, non è una utopia ed è importante che questo problema venga visto anche come problema etico 

Francesco Boccia del Pd, Presidente della V commissione al Senato, ha subito voluto puntualizzare che non ha votato il decreto sulle banche popolari, raccogliendo gli applausi calorosi dalla sala, e precisando che farà di tutto per "far sì che questa legge non faccia danni". "La legge ha fissato un confine tra banche popolari e banche di credito cooperativo. Io credo che questo confine sia solido – ha detto – e il credito cooperativo deve fare delle performance trasparenti e dei rapporti fluidi, un vero punto di forza. Il sistema delle bcc deve fare da alfiere dello sviluppo del modello capitalistico italiano." 

Ha concluso i lavori il segretario confederale della Cisl Luigi Sbarra, il quale ha voluto precisare che "questo convegno non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Da questo momento dovremo ritrovarci insieme, tutte le parti in causa, per portare avanti una battaglia di responsabilità e di civiltà. Questa è la precondizione per rimettere in moto dinamiche di sviluppo, crescita, occupazione nei territori e nell'intero paese."

Alla domanda  "Il credito cooperativo serve ancora?" posta in apertura del convegno dal segretario nazionale della Fiba Cisl Alessandro Spaggiari, tutti i relatori, hanno concordato  sulla necessità di difendere e rafforzare l'azione mutualistica delle banche di credito cooperativo al servizio delle persone  e delle comunità di riferimento.

Nella sua relzione, Spaggiari ha proposto non una riforma del movimento ma una "rinascita" del movimento in chiave mutualistica e cooperatriva, concetto ripreso diverse volte nel corso del convegno. 

Molto interessante , nel dibattito che è seguito, l'intervento di Luigi Pettinati, Direttore di Cassa padana, una BCC con circa 500 dipendenti, che ha voluto sostenere l'iniziativa di questo convegno e vi ha portato 70 dei propri dipendenti. Nelle parole di Luigi Pettinati, dopo tante indicazioni di principio enunciate nel corso del convegno da parte dei relatori ,  una proposta concreta .

Ed è una proposta che parte dalla considerazione che la riforma proposta da Renzi non è altro che un esproprio del sistema cooperativo. Senza nascondere i difetti del sistema emersi nel corso degli ultimi anni , tuttavia egli ha ribadito la fondamentale solidità del sistema . Ed ha ribadito l'importanza del ruolo dei Soci, della missione mutualistica e solidale delle BCC. La proposta consiste nel non produrre una riforma, ma di riattivare gli strumenti di gestione e di controllo già esistenti nel sistema stesso come il Gruppo Cooperativo Paritetico . Se il Governo sente la necessità di avere come riferimento una SpA,  propone di scorporare da ICCREA HOLDING le funzioni commerciali da quelle amministrative e delegare ICCREA HOLDING  a ricoprire il ruolo richiesto dal Governo 

Complessivamente nella giornata è stato puntualizzato ogni aspetto della importanza del Credito Cooperativo , e la gravità delle minacce che incombono sulla sua sopravvivenza. 

Stupisce grandemente che tutto questo non sia stato oggetto di una intensa campagna informativa da parte dei Presidenti delle BCC . Che i Soci non siano stati resi partecipi . Che Federcasse non ritenga di chiudere al piu' presto il fronte del conflitto con i Lavoratori sul recesso dal Contrato di lavoro per cercare di creare delel sinergie che vadano nella direzione di difendere il movimento cooperativo.

Il rischio, tra le altre cose, è che una eventuale  riforma calata dall'alto , sebbene anticostituzionale, possa venire portata per la ratifica ai Soci nel corso di assemblee straordinarie, per cui, una volta che una sentenza della Corte Costituzionale dovesse fare decadere la Legge che ha portato alla citata riforma, questa rimarrebbe comunque valida perchè risulterebbe espressione di un atto di volontà da parte dei Soci. 

Per chi vuole ascoltare l'intera conferenza

http://www.fiba.it

per documentazioni, articoli ecc.stesso sito oppure 
http://felicita-sostenibile.blogautore.repubblica.it/

domenica 29 marzo 2015

LANDINI SAREBBE IL MALE DELLA SINISTRA?


Prendo spunto da una intervista di Francesco Piccolo su Landini perchè sta destando interesse in rete  e perchè è abbastanza riassuntiva di quelli che sono i giudizi che vengono dati sulla iniziativa di Maurizio Landini denominata "Coalizione Sociale" specie dalla cosiddetta "sinistra " del PD . Alcuni passaggi:


 "Per me le idee di Landini sono un ritorno all'indietro, un atto reazionario e in definitiva il male della sinistra"...."Oggi Landini è in strada, Renzi a Palazzo Chigi: due sinistre armate l'una contro l'altra. - È uno scontro che si apre ogni volta che la sinistra si fa concreta, diventa di governo, e deve mettere in atto le cose. Di fronte a questo appuntamento, in cui ci si espone alla fragilità del non farcela, c'è sempre nella sinistra un risveglio di purezza. Contrapporre alla fragilità della concretezza la purezza degli ideali è una strada seducente, irresistibile. Stavolta tocca a Landini incarnarla. L'anno scorso è toccato a Tsipras. Prima era stato Bertinotti. Il fatto è che c'è una sinistra che ogni volta che si è di fronte alla realtà insorge e dice: "Vedete? Appena ci mettiamo a far cose concrete perdiamo verità, coerenza, forza. Torniamo alle origini!".

Questo è il motivo trainante di tutte le critiche che sono state mosse a Landini: essere il male della sinistra perchè si oppone ad una sinistra al Governo che sta "facendo" ovvero starebbe  producendo cose concrete, fatti , cercando di predicare un ideale di sinistra astratta ed ideologica

In realtà Landini ha capito, come e meglio di tanti altri, che la Sinistra non esiste piu' nei partiti , meno che mai nel PD , meno che mai nel Governo, e non è rappresentata nelle formazioni esistenti, perchè i Partiti che si dichiarano di sinistra sono diventati dei contenitori vuoti o scarsamente rappresentativi. 

Ha capito anche che in Italia vi è bisogno di dare corpo e voce a tutto quella parte della Società che non si sente piu' rappresentata da nessuno e che si riconosce negli ideali della giustizia sociale, del lavoro come valore e non come merce e quindi della dignità del lavoro. 

Ha capito che in Italia c'è un grande bisogno di sinistra, anche se questo termine appare riduttivo perchè la sua Coalizione Sociale intende aggregare per idee e non per sigle, proprio nel momento in cui un governo con una etichetta di sinistra ha "rottamato " tutto quello che ancora di sinistra resisteva nel PD e si propone come riferimento per la sinistra facendo cose che sono tutt'altro che di sinistra: demolizione dello Statuto dei Lavoratori, esclusione dei sindacati dalle consultazioni per la costruzione delle nuove Leggi sul lavoro stesso, distruzione della Scuola pubblica in favore di quella privata, eccetera. 

E' sbagliato dire che ci sono due sinistre armate una contro l'altra. Landini è di sinistra, Renzi no. Renzi è una persona che ha preso il potere scalando dall'interno un Partito in crisi esistenziale, è stato furbo, maneggione, ha saputo sfruttare le occasioni . Il fatto poi che il PD avesse una etichetta di sinistra ha creato l'equivoco. 

Tuttavia è stato molto emblematico il fatto che mentre Renzi ed i suoi stavano rinchiusi nelle oscure stanze della Leopolda a giocare  a Risico e Monopoli con il destino dell'Italia, l'orgoglio della sinistra esplodeva in piazza al corteo della CGIL, un milione di presenze, corteo nel quale, nessuno me lo toglie dalla testa , c'era la voglia di trovare un polo di aggregazione per la sinistra che non fosse l'ormai destrorso PD. 

Ed ecco che l'idea ha trovato la sua concretizzazione nella iniziativa di Landini. Che non è il male della sinistra come si vuol fare credere  ma molto probabilmente, semplicemente è la sinistra, l'unica sinistra possibile o almeno credibile.

Non bisogna nemmeno sopravvalutare Landini. In questo momento è la novità, e sembra che stia costruendo la nuova, grande sinistra italiana. Ma non è così. Landini è sovrastimato. Decisamente sovrastimato.

Ecco una frase che, detta da Piccolo  appare come una ipotesi legittima per quanto comunque tutta da verificare, ma detta da altri esponenti politici dellla sinistra PD riflettono una sensazione di paura, all'idea che stia veramente per partire un progetto capace di produrre gli anticorpi alla deriva autoritaria di Renzi e dei suoi accoliti, e che la gente prenda coscienza che il PD ormai di sinistra non ha piu' nulla. 
"Questo governo(Renzi)  – rispetto alla sinistra dei giusti che non si mettono mai in gioco – mette le mani nei fatti. In questo senso sì: è il governo del diventare adulti."


La frase si commenta da se: il governo Renzi governo dei fatti? Certo, dal punto di vista pratico qualcosa è stato fatto:: l'aumento e la moltiplicazione delle tasse, in particolare quelle sulla casa


"Poi col tempo ho capito che, in quanto intellettuale, è meglio non andare alle manifestazioni. Uno dei difetti enormi degli intellettuali della sinistra italiana è stato quello di farsi portabandiera delle idee. Mentre invece se fossero gli osservatori dei portabandiera delle idee, capirebbero un po' di più."

Questo invito a stare alla finestra a criticare invece di agire è il contrario del pensiero di Landini. Credo vi sia ben poco da dire a proposito

In definitiva , l'iniziativa di Landiniè quanto di piu' rivoluzionario ci sia oggi nel panorama italiano. Rivoluzionario perchè propone lo smantellamento delle bandiere e delle sigle per aggregarsi intorno ad una coalizione.
Per riunirsi attorno ad una idea , abbandonando i vecchi vestiti , le sigle, le appartenenze partitiche per contrastare questo concetto di Governo (non in Governo in se) che ci riporta ai tempi precedenti alla Rivoluzione Industriale 
E non abbiamo molto altro per contrastare questa nuova dittatura


domenica 1 febbraio 2015

CHI HA PAURA DEI BANCARI?

Che cosa sta succedendo nelle Banche italiane? Perchè ci sono agitazioni e scioperi? Il giorno 30 gennaio 2015 si sono fermate le Banche e  decine di  migliaia di dipendenti sono scesi  nelle Piazze a manifestare, con manifestazioni importanti nelle principali Città italiane. La prima volta da tempo immemorabile ...Perchè? 

La trasmissione UNO MATTINA del 29 gennaio ha ospitato i segretari dei maggiori Sindacati Italiani dei Bancari per consentire loro di spiegare le proprie ragioni, ma sotto campeggiava in sovrimpressione una scritta "I SINDACATI: L'ABI VUOLE RIDURRE GLI STIPENDI". Una immagine ambigua  perché il messaggio che probabilmente è passato è che a prescindere da  quello che veniva detto nel corso della trasmissione la dimensione del problema poteva sbrigativamente essere riassunto nella paura dei Bancari di vedere decurtato il proprio stipendio. Ed essendo i bancari una categoria considerata privilegiata,  soprattutto  a causa del luogo comune che li vuole retribuiti in  maniera esagerata, si poteva quindi capire  che i bancari hanno solo paura di perdere i propri privilegi.  Va da se che in un Paese allo stremo, nel quale oggi ogni privilegio sa di bestemmia , questo messaggio appare sufficiente a rendere molto difficile un qualsiasi moto di solidarietà da parte della pubblica opinione.

E' difficile pensare che tutto questo sia stato casuale. Può' apparire paranoico dire che questo sia stato preordinato a causa di un qualche ordine di scuderia teso ad appoggiare l'ABI contro i lavoratori , ma bisogna dire che la rottura del contratto dei bancari è molto di più' di quanto appare, ed è molto di più' di una normale vertenza sindacale per il rinnovo del contratto di lavoro.

Questa situazione infatti contiene molte "prime volte": la prima  volta che vengono organizzate manifestazione di questo tipo dai bancari, per esempio, ma anche la prima volta che viene dichiarata la "disapplicazione" unilaterale dei contratti dopo una certa data. Ovvero il fatto inedito che dopo una certa data , non succederà come in passato che in attesa di un nuovo contratto continua a valere quello vecchio, ma succederà invece che i bancari lavoreranno SENZA un contratto. Questo in termini pratici cosa significa?

Significa che i bancari lavoreranno sulla base delle previsioni minime di Legge quanto a stipendi, ferie, permessi e soprattutto licenziamenti., sui quali interverrebbe la Legge Fornero. Qual'è lo scopo? Lo scopo dichiarato da ABI è una presunta  necessità di contenere i costi del Personale conseguente ad una crisi del sistema , ma questa è una tesi del tutto insostenibile, anche perché ben difficilmente verranno toccati i milionari compensi dei top manager, e soprattutto perché la crisi delle Banche Italiane ha radici ben più' profonde, che riguardano la gestione delle Banche stesse, la organizzazione del lavoro, la qualità del credito e in ultima analisi il modo in cui hanno lavorato i Manager e non certo gli impiegati. 

Lo scopo reale è invece quello di produrre un cambiamento radicale nei rapporti con il Personale Bancario, perché la volontà è quella di mutare in modo perentorio  il modo di fare Banca. Già da diverso tempo infatti il mestiere proprio del Bancario , ovvero la intermediazione del credito che consiste nel raccogliere il risparmino delle Famiglie per finanziare Famiglie ed Imprese, è in rapido declino.  

Alcune Banche non eseguono più' in modo diretto la gestione di diverse tipologie di finanziamento, in particolare il Credito al consumo (il prestito per comprare la macchina tanto per capirsi) che viene affidato a Società che offrono prodotti preconfezionati e che decidono la affidabilità del Cliente non su una valutazione personalizzata ma sulla base di dati analizzati su base statistica. Sono sempre meno interessate a gestire in maniera personalizzata il Credito alle imprese,  anche non evidenziando la possibilità di crediti agevolati. 

Allo stesso modo sono sempre meno interessate ad una gestione personalizzata dei risparmi del Cliente, specie il piccolo risparmiatore. IL core-business delle Banche , abbandonato il ruolo di consulenti e partner d'impresa, troppo costoso ed impegnativo,  sta diventando lo sfruttamento della rete commerciale per vendere prodotti di ogni genere e tipo . Sappiamo per esempio che tra i maggiori venditori di cellulari e tablet in Italia si collocano grossi gruppi bancari. , Unicredit vende anche biciclette e televisori ed il tutto semplicemente perché offre il prodotto già con il finanziamento approvato. Ma non si tratta solo di questo. Le Banche oggi vendono principalmente prodotti assicurativi e prodotti finanziari (investimenti) e di conseguenza  l'obiettivo è quello di dismettere l'insieme dei dipendenti ben pagati e professionalmente preparati per "fare banca" nel modo tradizionale per acquisire un corpo dipendente poco pagato e senza tutele, dedicato solo a vendere, vendere di tutto senza andare troppo per il sottile sulle reali esigenze della Clientela. 

Dal tablet  all'assicurazione sulla vita, dall'aspirapolvere al cellulare alla assicurazione per la vettura , dalle carte di credito revolving alle obbligazioni, il bancario del futuro dipenderà dalle provvigioni sulle vendite per avere uno stipendio decente e questo avrà tutta una serie di conseguenze: oltre al fatto di creare un nuovo proletariato , si viene a disperdere un patrimonio di competenze ed a distruggere tutta una serie di strumenti che sono fondamentali per lo sviluppo di un Paese. La Banca che analizza i bilanci delle Imprese, che suggerisce piani finanziari, che aiuta il piccolo artigiano, che finanzia il mutuo per la prima casa ad una Famiglia con poche risorse diverrà presto un ricordo. Il finanziamento BCE alle Banche ha fatto comprendere agli Amministratori Delegati che una Banca può' fare utili anche senza fare Banca , solo gestendo il proprio Portafoglio e che quindi tutto il patrimonio di professionalità acquisito negli anni può' essere rottamato. Le Banche "bottega artigiana" possono essere dismesse in favore delle Banche Supermarket, automatizzate, impersonali nella quali il personale ha il solo scopo di vendere più' prodotti possibile . 

IL Cliente vedrà scomparire i consulenti e ben presto troverà solo piazzisti , l'imprenditore che ha bisogno di finanziamenti in situazioni particolari o, di ristrutturazioni del debito avrà molta difficoltà a trovare adeguata consulenza. Aumenterà moltissimo per i Clienti il rischio di trovarsi con prodotti finanziari inadatti al proprio profilo se non tossici , con assicurazioni inadeguate se non inutili, dal momento che una persona che deve sapere vendere dall'aspirapolvere alla pensione integrativa non può' certo essere un esperto in tutto mentre per converso una persona che lavora a provvigione non può' andare troppo per il sottile, senza contare che una Impresa (Banca) che non punta sul Personale curerà ben poco la formazione dello stesso. Per i Bancari del futuro, poco formati e sostanzialmente obbligati a spingere le vendite sarà alto il rischio di incorrere in infrazioni alle complicate Leggi esistenti, con la possibilità anche di perdere il Lavoro. 

La rottura del Contratto dei Bancari da parte dell'ABI è una dichiarazione di guerra al modo nel quale siamo abituati a considerare la Banca dal punto di vista economico, finanziario, politico e sociale. E' l'inizio della fine di uno degli strumenti più' importanti per l'economia del Paese. E' la svendita della  identità storica di un certo modo di fare impresa, al prezzo di trenta denari. E l'esaltazione del dilettantismo, della improvvisazione del qualunquismo nel quale va a naufragare una grande tradizione . Ed è l'assalto senza più' regole ad un mucchio di soldi che ancora rimangono nelle tasche degli Italiani, ed al quale non potranno più' fare da scudo quelle persone che con la loro competenza  professionalità guidavano le scelte  più' difficili , presto sostituiti da "vucumprà" in colletto bianco . Se vi piace.....

Buona fortuna a tutti

domenica 4 gennaio 2015

IL LINCIAGGIO MEDIATICO DEI VIGILI URBANI DI ROMA, UN CASO ITALIANO....

Gli italiani, si dice, sono sempre pronti a correre in soccorso ai vincitori.  Una considerazione poco benevola, che pero' riflette la  sensazione abbastanza diffusa di un popolo ben poco fiero, un popolo arrangione, arruffone, "Francia o Spagna...basta che se magna" . Un popolo che ha poca coesione, poco o nulla senso dello Stato. Un popolo di individualisti, facile preda della demagogia e del populismo, che infatti sembrano essere i motivi trainanti della politica degli ultimi vent 'anni .

Populismo  e individualismo, mancanza di senso di responsabilità che  portano inevitabilmente allo sviluppo di una eterna politica del "capro espiatorio", che serve a sgravare la coscienza del popolo da una parte e fornire alibi ai politicanti dall'altra, in modo che il sistema possa trascinarsi sempre piu' in basso senza che apparentemente si possa darne la colpa a nessuno.

In questo contesto si inserisce il dibattito odierno, sorto intorno al caso dei vigili urbani di Roma, che sarebbero riusciti a stabilire un record in tema di assenteismo la notte di Capodanno . IL comunicato parla di un 83 % di vigili in malattia o in permesso per donazione di sangue. Ed il popolo unito insorge: invoca il licenziamento dei vigili, la radiazione dall'albo per i medici compiacenti, la forca, il linciaggio, il patibolo.

Per questo motivo , il popolo unito accoglierà con favore sanzioni , reprimende, licenziamenti nei confronti di questi "fannulloni" , senza indagare sulle ragioni che possono avere prodotto questo fatto

Pero' in una intervista udita alla radio, l'intervento di uno dei vigili che è andato a lavorare ma che non se l'è sentita di condannare i colleghi,  ha detto che "sicuramente c'è stato un problema" ma che la situazione dei Vigili di Roma è tale che "se una volta un vigile sarebbe andato a lavorare anche  con la febbre, oggi se appena ha un po di febbre se ne resta a casa" . Questo chiaramente non risolve la questione ma incuriosisce: quale è la situazione dei vigili di Roma?

E si cominciano a scoprire alcune cose: che forse non erano tutti ammalati gli assenti, che alcuni erano in ferie programmate, che alcuni erano in malattia già da giorni. Che esiste un contenzioso sempre piu' pesante tra i Vigili ed il Comune per questione legate a varie cose , tra le quali le mancanze di agenti in organico , che a Roma arriverebbero a  2500 unità , cosa che costringe i Vigili a fare spesso dello straordinario non per eventi straordinari ma per riuscire a coprire l'ordinario.
 Stefano Giannini , segretario romano del Sulpl, uno dei sindacati della Polizia Locale, spiega a Linkiesta: «Oltre a un piano ferie già stabilito a maggio, il Comando voleva affidarsi a 700 colleghi che ogni anno aderiscono allo straordinario coprendo la notte di Capodanno con doppi e tripli turni, una sorta di doping contabile. Ma questa volta il personale non ha voluto farlo».

Ecco che cominciano a saltare fuori gli altarini. Si vanno a demonizzare i Vigili ma sembra che l'Amministrazione contasse su una specie di volontariato per supplire deficienze organizzative  . Tra l'altro, sembra che il contratto nazionale non preveda per i Vigili Urbani nemmeno il servizio notturno.

Il caso, quindi , presentato come uno scandalo, con il presidente Renzi che si indigna  ed il sindaco Marino che tuona , potrebbe essere ricondotto all'ennesimo caso in cui i lavoratori stufi di essere usati , smettono d'un tratto di tenere il sacco alla Amministrazione e la mettono di fronte alla sua incapacità di gestire il Servizio.

A tirare troppo la corda, si rischia di spezzarla e sempre piu' di frequente i lavoratori , costretti a lavorare in condizioni difficili per deficienze  organizzative e carenze di organico, saltano il fosso , passando dalla parte in cui ci si trova quando si comincia a lavorare, che è quella  in cui ci si pone il problema di che cosa si puo' fare per la propria Azienda, per l'Amministrazione, per gli altri a quella nella quale il punto di riferimento cambia radicalmente e si comincia a pensare a che cosa è meglio per se stesso ed in quale modo la situazione puo' essere gestita al meglio per ottenere dei vantaggi o per evitare troppi svantaggi.

Il Vigile urbano, il lavoratore che va a lavorare anche con la febbre appartiene alla prima categoria. il lavoratore che prenota la donazione di sangue il giorno di Capodanno appartiene alla seconda, ma molto spesso sono la stessa persona in momenti differenti della propria vita.

Una cattiva gestione del personale, lo sfruttamento di tutte le opportunità fornite dalla contrattazione  per costringere il lavoratore a doppi turni, a straordinari, a compiti non espressamente previsti dal contratto porta alla perdita del senso di appartenenza . Il ricatto piu' o meno espresso, l'utilizzo spinto del senso di responsabilità del dipendente per indurlo a fornire servizi in deroga a quanto previsto dal contratto di lavoro o addirittura della Legge, porta a legittimare comportamenti altrettanto scorretti di risposta  

E cosi' , quello che viene prospettato come uno scandalo di lavoratori infedeli, fannulloni e truffatori, potrebbe in realtà rivelarsi soltanto come l'estrema conseguenza di uno stato di cose insopportabile. Certo, sembra un caso molto strano che questo accada proprio con il governo Renzi


Sarà la Magistratura a fare chiarezza in merito , per cui è prematuro trarre conclusioni . Tuttavia , invece di un comodo linciaggio sarebbe il caso di fare una piu' scomoda e impegnativa riflessione  sulle Ragioni degli Altri , ed invece di correre in soccorso dei vincitori, come Renzi, sarebbe forse il caso di cercare di capire le ragioni della parte piu' debole. Come i Vigili di Roma per esempio. Che sono probabilmente vicini a noi molto piu' di quanto ci piace credere...