LEGGE 300/70 - ART. 18. - Reintegrazione nel posto di lavoro.
"Ferma restando l'esperibilità delle procedure previste dall'art. 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, il giudice, con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell'art. 2 della legge predetta o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro.
Il lavoratore ha diritto al risarcimento del danno subito per il licenziamento di cui sia stata accertata la inefficacia o l'invalidità a norma del comma precedente. In ogni caso, la misura del risarcimento non potrà essere inferiore a cinque mensilità di retribuzione, determinata secondo i criteri di cui all'art. 2121 del codice civile. Il datore di lavoro che non ottempera alla sentenza di cui al comma precedente è tenuto inoltre a corrispondere al lavoratore le retribuzioni dovutegli in virtù del rapporto di lavoro dalla data della sentenza stessa fino a quella della reintegrazione. Se il lavoratore entro trenta giorni dal ricevimento dell'invito del datore di lavoro non abbia ripreso servizio, il rapporto si intende risolto.
La sentenza pronunciata nel giudizio di cui al primo comma è provvisoriamente esecutiva.
Nell'ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all'art. 22, su istanza congiunta del lavoratore e del sindacato cui questi aderisce o conferisca mandato, il giudice, in ogni stato e grado del giudizio di merito, può disporre con ordinanza, quando ritenga irrilevanti o insufficienti gli elementi di prova forniti dal datore di lavoro, la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro.
L'ordinanza di cui al comma precedente può essere impugnata con reclamo immediato al giudice medesimo che l'ha pronunciata. Si applicano le disposizioni dell'art. 178, terzo, quarto, quinto e sesto comma del codice di procedura civile.
L'ordinanza può essere revocata con la sentenza che decide la causa.
Nell'ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all'art. 22, il datore di lavoro che non ottempera alla sentenza di cui al primo comma ovvero all'ordinanza di cui al quarto comma, non impugnata o confermata dal giudice che l'ha pronunciata, è tenuto anche, per ogni giorno di ritardo, al pagamento a favore del Fondo adeguamento pensioni di una somma pari all'importo della retribuzione dovuta al lavoratore."
Tutto qui. Mi piacerebbe sapere quante dell persone che si riempiono la bocca, pontificano, giudicano l'opportunita' o meno di abrogare il famoso articolo 18, l'hanno in realtà mai letto. A chi parla della abrogazione dell'art.18 come funzionale alla occupazione, io rispondo serenemente, che questo si chiami Sacconi o Berlusconi, Marcegaglia o Monti , che faccia il politico o il sindacalista, il teorico o il giornalista che o è un perfetto ignorante o è in cattiva fede. In entrambi i casi dovrebbe cambiare mestiere per il bene di tutti.
L'articolo 18 parla esplicitamente di provvedimenti che vanno presi nei casi di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo. Se il licenziamento è adeguatamente motivato , non ha senso parlar di articolo 18.
E' chiaro quindi che una discussione seria sul rinnovamento del mercato del lavoro dovrebbe discutere se mai sul concetto di giusta causa o giustificato motivo, dovrebbe discutere sulle cause che possono giustificare il licenziamento di un lavoratore. Cause che già oggi comprendono , nonostante le cretinate dette da molti giornalisti per piaggeria al regime, motivazioni legate alla crisi , alla mancanza di lavoro eccetera. E che comunque non sono contenute nell'art.18
L'abrogazione dell'art.18 viene contrabbandata come opportunità per aumentare la occupazione giovanile: perchè? Perchè privare i lavoratori di ogni minima tutela dovrebbe aumentare le assunzioni? Specie al giorno d'oggi nel quale la massimizzazione del profitto spinge tutti i datori di lavoro a stringere sul personale anche quando questo non è giustificato dalla reali necessità produttive?
La abrogazione dell'art.18 in realtà sarebbe funzionale alla distruzione totale dei diritti dei lavoratori, propedeutica ad un peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori dipendenti, che permetterebbe ovviamente maggiorni margini di profitto ai datori di lavoro. Servirebbe ad avvicinare le condizioni di lavoro dei lavoratori italiani a quella dei lavoratori cinesi
Il perchè è intuibile: con la abrogazione di questa norma, il datore di lavoro potrebbe licenziare a suo piacimento e diverremmo tutti precari. Ovviamente i primi ad essere licenziati sarebbero i sindacalisti ed in genere tutti i lavoratori che pretendono il rispetto dei propri diritti, il pagamento degli straordinari , il rispetto delle norme di sicurezza. A chi obbietta che questo quadro appare catastrofico, vorrei porgere l'invito a considerare se le condizioni di lavoro in generale negli ultimi otto - dieci anni (anche a seguito dell'avvento della Legge Biagi) sono migliorate o peggiorate. E non sarebbe necessario licenziarne molti, perchè appena cadute le prime teste , tutti gli altri si adeguerebbero in fretta.
Potrebbe essere la fine del diritto sindacale. A chi, come sempre in maniera strumentale e demagocica, porta l'esempio degli altri paesi Europei, vorrei fare presente che quali che siano le Leggi negli altri Paesi Europei, il rispetto dei diritti dei lavoratori è dato anche dalla cultura di quel specifico paese, e talvolta in alcuni Paesi le Leggi per certe tutele neanche servono.
Per tacere di chi porta ad esempio gli Stati Uniti, dove il valore della vita umana è rimasto quello dei tempi del far west. .
L'Europa è il luogo dal quale sono arrivate le Leggi sulla sicurezza nei posti di lavori, le Leggi sulla prevenzione dello Stress lavoro correlato, le Leggi sulla responsabilità Sociale di Impresa, tutte norme che in Italia si fa tanto fatica ad applicare o non si applicano affatto, a forza di rinvii o creando norme fasulle, che non prevedono sanzioni in caso di inadempimento. L'Italia è il Paese ove il buon senso non esiste, ove il diritto alla vita deve essere normato per legge e già cosi' si fa fatica a vederlo rispettato
Non a caso l'Italia è il Paese con il maggior numero di morti sul lavoro d'Europa, oltre mille ogni anno. A chi è addetto ai lavori, appare chiaro senza ombra di dubbio che la sicurezza sul lavoro passa obbligatoriamenteattravero il rispetto dei diritti dei lavoratori.
Allora chi vuole la abrogazione dell'art.18? E' chiaro che , lungi dall'essere una operazione di modernizzazione , essa rappresenterebbe un ritorno al passato nel peggiore senso del termine,. E che quindi la abrogazione di questo articolo di Legge puo' essere voluta solo da "padroni delle ferriere" in pectore, da persone il cui unico scopo è il lucro delle proprie imprese sulla pelle dei lavoratori, appoggiati a politici corrotti o incapaci.
L'Italia peggiore.
Appunto..
lunedì 23 gennaio 2012
mercoledì 18 gennaio 2012
LA SCIAGURA DELLA COSTA CONCORDIA E LA LOGICA DEL PROFITTO
LA SCIAGURA DELLA COSTA CONCORDIA E LA LOGICA DEL PROFITTO
Nell’ampio dibattito, che rieccheggia in tutti i luoghi ed a tutti i livelli, intorno all’affondamento della nave Costa Concordia , una cosa è ormai sullo sfondo e, per quanto discussa nei particolari , costituisce ormai un fondamentale dal quale nessuno prescinde, ed è la colpevolezza del Comandante Schettino.
Incosciente, pazzo, azzardato, esaltato forse ubriaco forse no comunque unico colpevole, già processato e condannato.
A lui vengono addossate tutte le colpe, dall’impatto con lo scoglio al ritardo nella diramazione del SOS , dalla disorganizzazione dei soccorsi all’abbandono prematuro della nave. One blame man.
La Compagnia armatrice, suo Datore di lavoro, si è premurata di dissociarsi, tra le lacrime del suo rappresentante, dall’operato del proprio dipendente, e naturalmente di dispensare ringraziamenti ai vari comportamenti eroici di altri ufficiali.
Tutti attoniti davanti a quella che sembra una disgrazia imprevedibile, incomprensibile, causata unicamente dalla momentanea follia di un uomo. Ma è proprio cosi?
Certamente, le indagini sono appena iniziate, la magistratura farà il suo corso. Ma dal momento che quello di cui ci stiamo occupando è il processo mediatico, già giunto alle sue conclusioni e le implicazioni che alcuni atteggiamenti hanno in comune in vari tipi di disgrazie solo apparentemente imprevedibili, vale la pena di fare alcune considerazioni.
Innanzitutto , dobbiamo pensare che il Comandante Schettino non è arrivato al comando per caso, ma è invece sicuramente stato selezionato da qualcuno in cio' molto qualificato, per gestire globalmente una nave che era una piccola città galleggiante. Una responsabilità enorme. Sarebbe interessante sapere quali siano stati i criteri utilizzati per questa scelta, visto che sicuramente gli aspiranti non mancavano, e quale sia stato il “plus”, il “di piu” che ha convinto gli Amatori a scegliere proprio lui tra tanti altri.
Visto il suo comportamento , in particolare dopo l’incidente, la sua difficoltà nel comprendere e gestire la situazione, il ritardo nell’allarme, il suo prematuro sbarco che sa di fuga , il suo disorientamento emerso dalle ormai arcinote telefonate, viene da chiedersi come sia stato possibile che una persona cosi’ psicologicamente fragile sia potuta arrivare ad un posto di cotale responsabilità . E quindi: chi gli ha dato in mano questa nave?
Si dice che la disgrazia sia stata causata da una bravata sfuggita di mano, il desiderio di stupire i passaggeri con un passaggio ravvicinato alla costa, cosa peraltro , sembra, non inusuale in generale (un “inchino” un saluto all’Isola) tra le navi da crociera, e sembra quasi abituale per questo comandante . .
La seconda domanda percio’ percio’ è : se il Comandante non era nuovo a queste bravate, la disgrazia era veramente inevitabile? E’ possibile che la Compagnia non sapesse di queste deviazioni di rotta? Dal momento che esistono le scatole nere, le registrazioni ed i satelliti, è’ possibile che il Comandante pensasse che nessuno venisse a conoscenza di queste deviazioni di percorso? Oppure sapeva di farla franca? Oppure sapeva che la Compagnia chiudeva un occhio, o magari anche tutti e due pur di avere un Comandante bravo a stupire i Passeggeri/ Clienti? E ‘ possibile pensare che gli strumenti di osservazione della Capitaneria di Porto, e dei vari soggetti militari e civili che seguono il movimento delle navi non si accorgessero mai di queste deviazioni di rotta quando anche il banale navigatore satellitare della nostra automobile è in grado di condurci ci conduce con precisione millimetrica al numero civico di una città ? Allora perchè alla prima di queste bravate non gli è stato tolto il comando? Forse perchè si pensava che non fossero pericolose? O perchè un minimo di brivido faceva bene al business? E quanto puo' avere influito sulla sua capacità di valutazione del pericolo la consapevolezza di essere impunito e magari implicitamente incoraggiato?
C’è stata molta fretta di scaricare tutta la colpa sul Comandante Schettino, come sempre c'è molta fretta in molte situazioni lavorative, di scaricare tutta la colpa sul soggetto operativa, su chi aveva in mano il timone, o il bottone del comando, o la penna per l'ultima firma a seconda di quale sia stata l'azione che ha scatenato l'evento .... c'è sempre mota fretta di trovare un capro espiatorio , per evitare che si possa ragionare troppo su chi ha armato quella mano, chi gli ha consegnato responsabilità, funzioni, poteri. Magari quest'uomo ne ha , di colpe, ma mi viene in mente l’antico adagio: “Chi è piu’ pazzo, il pazzo o il pazzo che lo segue?” Non è per caso che si cerca un capro espiatorio per seppellire tutte le domande sulle responsabilità di altri?
Ed a questo proposito . Un aereoplano che trasporta tre o quattrocento passeggeri ha sempre due piloti che si aiutano e controllano l’un l’altro. E ‘possibile che una nave che trasporta piu’ di quattromila persone possa essere portata al naufragio da un unico soggetto? Non esiste forse qui una impressionante carenza di controlli e sicurezza? E questo perchè? Forse per motivi di risparmio economico?
Ancora. Si sono lamentate disfunzioni nella evacuazione della nave, dovute al fatto che l’equipaggio non parlava la stessa lingua dei passeggeri . A parte il fatto che se quasi tutti si sono salvati tutto sommato bene e presto, è evidente che erano molte di piu’ le cose che funzionavano di quelle che non funzionavano. Ma il fatto che dei lavoratori si trovino in difficoltà nelle emergenze a causa della lingua è un problema diffuso non solo nell’ambiente navale, ed anche qui: si è risparmiato sul personale?
Sappiamo tutti che la logica del profitto e del business stridono con le esigenze di qualità e di sicurezza. Piu' di mille morti ogni anno sul lavoro, in Italia, parlano chiaro, cosi' come parlano caro i sempre piu' numerosi casi di malasanità , causati da mezzi sempre piu' precari e personale sempre piu' stressato perchè eternamente sotto il numero necessario. e cosi' via. Sappiamo che molte volte dietro un tir impazzito che semina stragi sulle strade c'è un guidatore stremato dalla troppa guida, necessaria per sbarcare il lunario , e magari mezzi con poca manutenzione, per risparmiare.
Certo, il Comandante Schettino piu' ' che un guidatore di TIR stremato, richiama l'immagine di un giovinastro che combina disastri con il suo SUV . Ma bisognerebbe poter comprendere le logiche che portano alle volte le persone ad agire in maniera assurda ed estrema. non per un eccesso di garantismo, ma proprio per non lasciare impunite TUTTE le responsabilitò
Possiamo dunque dire che la disgrazia è stata causata o concausata dal gallismo, dal pressapochismo, dal volemose bene tutto italiano, dalla superficialità? Forse è esagerato arrivare a questo. Ma è molto probabile che la disgrazia sia stata causata da un sistema che non funziona, del quale il comandante Schettino è una parte, solo una parte, che pagherà per il tutto. Come sempre
lunedì 2 gennaio 2012
DECRETO SALVA ITALIA? MA.......QUALE ITALIA?
La domanda che sorge legittima, o dovrebbe sorgere da parte di quella stragrande maggioranza di Italiani che saranno vittima, è proprio il caso di dirlo, delle manovre del governo Monti, è proprio questa: Quale Italia verrà salvata dal decreto Salvaitalia , ovvero quale modello di Italia stiamo cercando si salvare? Quale modello di vita , quale Società uscirà dal bagno di sangue di sacrifici al quale sembriamo essere destinati?
Quando è risultato chiaro che Berlusconi , con le sue fiabe da imbonitore , non era in grado di gestire la gravissima situazione economica in cui si trovava l'Italia, nella ormai collaudata e consumata tradizione italica della logica dell'emergenza, si è freneticamente cercato qualcuno a cui dare carta bianca purchè risolvesse la situazione. Un deux ex machina, che risolvesse rapidamente tutti i problemi e che ci assolvesse dalle imminenti tragiche conseguenze dall'atavico peccato troppo italiano di fare politica, votando frettolosamente di pancia per avere poi una scusa buona per lamentarsi del Governo.
Tuttavia, l'illusione che questo algido professore potesse fare il miracolo di salvare tutto e tutti in modo indolore è tramontata presto, e quelli che pensavano che l'importante fosse di disfarsi di Berlusconi, a qualunque costo, certi che una volto tolto di mezzo lui una specie di miracolo italiano avesse risollevato immediatamente le sorti del Paese, sono rimasti presto delusi e sconcertati, perché è apparso subito evidente che quando la nave sta affondando non basta cambiare capitano per rimetterla a galla. Ci vuole fatica ed un duro lavoro.
Per fare questo lavoro , dunque, ci siamo dati un nuovo capitano, che sembrava il mago buono delle favole, serio , calmo , dignitoso e sereno, competente e persino simpatico, sia pure nel suo modo contegnoso. Ma il sogno è durato poco
Capitan Monti avrebbe dovuto essere il "tecnico" che avrebbe preso in mano le sorti dell'economia, per dare quella svolta necessaria ad uscire dal pantano economico ove eravamo precipitati.
Ma presto è divenuto evidente che un tecnico puro non può' fare il capo del Governo, non in Italia almeno.
Innanzitutto bisogna dire che un tecnico puro, intervenendo in una Azienda in crisi finanziaria, (paragonando per un attimo l'Azienda Italia ad una qualsiasi Azienda) opera tagli e aggiustamenti senza guardare, dal punto di vista politico, in faccia nessuno, ma operando su quelle leve che operano tagli agli sprechi, e cambiamenti strutturali che intervengano positivamente sulle entrate della Azienda stessa. Questo non è avvenuto perché la manovra economica , invece di intervenire sui grandi patrimoni, sulle rendite finanziarie, sui capitali immobilizzati dei ricchi insomma, è andata a colpire i consumi ed il mercato interno, aumentando l'IVA e quindi il costo della vita, le accise sulle benzine, ( e quindi a cascata le bollette, la autostrade eccetera) tagliando le pensioni e reintroducendo l'ICI assieme alla rivalutazione delle rendite catastali ha diminuito la capacità di acquisto delle Famiglie e quindi ha colpito duramente la domanda interna. Cosa suscettibile di una ulteriore contrazione, ulteriore disoccupazione ed in ultima analisi interverrà negativamente sulla crescita.
Il motivo di questo è semplice da capire: su molti fronti il capitano Monti non ha potuto intervenire Questo rende evidente che il governo Monti non è potuto essere un governo tecnico, ma che ha dovuto inventarsi Governo politico, mediando tra i poteri forti delle lobbies, di un Parlamento di maggioranza conservatrice, le pressioni dell'Europa e la debolezza del ceto medio. Le conseguenze le vediamo.
Il Governo Monti è perciò' un governo tecnico per modo di dire, Nel senso che, proponendosi come Governo tecnico , tenta di svincolarsi da responsabilità di tipo politico ed etico, glissando i motivi di opportunità politica che hanno sempre legato i movimenti dei Governi italiani, perennemente in campagna elettorale ( e quindi sempre restii a proporre vere riforme, molto scomode da gestire per il risentimento che provocano in questa o quella parte della Società italiana) Pero' opera scelte di tipo politico , che tra l'altro, tolgono le castagne dal fuoco dei politici di professione, perché opera tagli su pensioni, stipendi e tutele che nessun partito ne di destra ne di sinistra avrebbe osato fare.
Pero' i nodi stanno venendo al pettine, ed a mano a mano che passano i giorni , ci si rende conto che il modello di Italia che ci viene proposto da Monti, è ancora una volta il modello sbagliato, e di fatto, un modello vecchio malamente ritoccato per farlo sembrare nuovo.
Innanzitutto come detto, la manovra economica taglieggia i ceti medio bassi e lascia pressoché intatti i privilegi della Casta e e delle varie lobbies. L'aumento dell'IVA e della benzina , ed a cascata delle altre bollette, producono un impoverimento drastico delle Famiglie e questo l'abbiamo già detto. Ma anche,, e questo è ancora peggio , dirotta la ricchezza del Paese dentro all'apparato dello Stato , toglie risorse alla domanda interna per nutrire il mostro .e questo tocca negativamente l'economia.
Poi, tassando dismisura la casa, premia quella economia finanziaria che ha causato il disastro economico e penalizza l'economia di mercato. Infatti , tassando in misura così' consistente prime e seconde case, va a colpire coloro i quali hanno investito nel mattone, nella economia reale, coloro i quali hanno speso i propri soldi per costruire qualcosa di tangibile ed hanno creato lavoro, mentre coloro i quali hanno i loro soldi in qualche gestione patrimoniale, oppure li usano per fare trading possono stare tranquilli . Un esempio banale, la famiglia che ha investito i propri risparmi per comprare un appartamentino al mare o in montagna si troverà a pagare una sostanziosa IMU che , con la rendita catastale aumentata , potrebbe indurla a vendere il bene, mentre chi ha una somma equivalente investita in titoli se la riderà soddisfatto. Da notare che il mercato della casa, già stagnante, con questa mazzata avrà probabilmente un crollo verticale, contribuendo alla stagnazione.
Ma l'azione politica di un Governo non si limita alla economia. Parliamo di modelli , di credibilità. Questo Governo, oltre a riproporre il solito modello di tassare i poveri per dare ai ricchi, ripropone altri standard ai quali ci avevano abituato i Governi precedenti. Per esempio quello di cambiare le regole in corsa: a cominciare da quelle delle Pensioni, per le quali molte persone che in base alle vecchie regole avrebbero potuto andare in pensione quest'anno , si sono visti scippare il traguardo sotto il naso, rinviato a data da destinarsi. Non sono scherzi, qui si tratta di progetti di vita. Persino una apparente sciocchezza, come quella di imporre dall'oggi al domani una tassa del 6 % sulle vincite , pone il problema di uno Stato che impone una rigorosa aderenza alle regola ai suoi Cittadini, ma poi cambia in corsa quelle che gli pare. Dov'è qui l'etica?
Ultimo ma non ultimo degli esempi. E' stato detto che TUTTI debbono fare la propria parte, che i sacrifici saranno di tutti. Ma i politicanti, i parlamentari sino ad ora non ci hanno rimesso neanche un centesimo. Un governo tecnico serio, avrebbe dovuto porre la fiducia SUBITO su un decreto che istantaneamente dimezzava i compensi di tutti i politici, dall'assessore del Paese di cinquecento abitanti al Presidente della repubblica., ed in caso di mancanza di fiducia, dimissioni e elezioni anticipate. Invece i nostri politicanti continuano a percepire i compensi più' alti al mondo. Dov'è qui l'etica? Dov'è i il rigore?
Ci è stato detto che questo decreto salverà l'Italia. Bene io chiedo ancora, quale Italia? L'Italia dei ricchi che rimangono ricchi e ridono vedendo i poveracci pagare anche per loro? L'Italia delle lobbies che mantengono intatti i propri privilegi? E che anzi li aumentano? (se pensiamo alla liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura dei negozi-definitivo colpo di grazia al piccolo commercio a favore dei centri commerciali e quindi alla qualità della vita di centinaia di lavoratori) una Italia nella quale la Casta continua a fare i suoi porci comodi, ridacchiando dagli scranni del Parlamento in attesa di aumentare i propri privilegi?
Il modello di Italia che monti vuole salvare con i suoi decreti non è altro che UN PEZZO DI UN MECCANISMO, una delle componenti economiche dell'Europa, necessaria a sostenere l'Euro ed un certo apparato economico, a prescindere da quello che sarà l'effetto sulla vita delle persone.
Si parla tanto di sacrifici per lasciare un Paese miglio a i nostri figli: migliore in cosa? All'altare del mostro economico sacrifichiamo la Scuola, la Ricerca, la Sanità, il welfare in cambio di cosa? Di qualche poltrona dorata negli scranni del parlamento europeo?
Tra le altre cose, questo Governo vuole sacrificare il lavoro, intervenendo sull'articolo 18, e questo ci fa comprendere che in questo Paese l'unica cosa importante sembra sia togliere tutele ai Cittadini lavoratori.
Vorrei citare , a questo proposito innanzitutto, il bel pezzo di Curzio Maltese sul venerdi' di repubblica del 30 dicembre 2011 : NEL PAESE SUL LASTRICO A CHI INTERESSA CAMBIARE L'ART. 18 - omissis - " Negli ultimi due decenni, i salari sono crollati in quasi tutto l'Occidente e le condizioni di vita e di lavoro sono peggiorate ovunque, soprattutto per le giovani generazioni. Le nuove multinazionali, anche quelle che puntano molto su un'immagine moderna, civile e progressista, trattano i propri lavoratori peggio di quanto non facessero gli odiati padroni d'una volta." - omissis " Da vent'anni i super manager più celebrati e citati come modello di genio aziendale non sono più i creativi ma quelli bravi ad aumentare il proprio stipendio e a tagliare quelli dei lavoratori, insieme ai diritti acquisiti. Il caso più noto è Sergio Marchionne. Si capisce che tagliare la pausa mensa è più semplice che progettare un modello diverso dalla ventesima versione della Panda. Marchionne spiega che la produttività italiana è troppo bassa ed è vero. Ma sfugge, almeno ai non addetti, il meccanismo psicologico per il quale un lavoratore dovrebbe produrre di più in cambio di un salario sempre più misero. In Italia, lo stipendio medio netto è crollato negli ultimi dieci anni agli ultimi posti dell'Eurozona, sotto i ventimila euro all'anno. In termini di potere d'acquisto reale, i lavoratori italiani guadagnano cinquemila euro all'anno in meno rispetto al 2001. La ragione principale è che sono aumentate le tasse sul lavoro dipendente, fino a superare di gran lunga la media europea, quella dell'Ocse e perfino la leggendaria Scandinavia. L'aumento delle tasse sul lavoro dipendente, ricompensato con un netto peggioramento dei servizi sociali, è servito in buona sostanza a finanziare l'evasione fiscale, nel frattempo triplicata. Si sono insomma tartassati i poveri per arricchire i ricchi disonesti. L'effetto sull'economia è stato devastante. L'Italia è un Paese dove si vendono sempre più pellicce, champagne di marca, fuoribordo ed elicotteri, ma dove si spende sempre di meno al supermercato. Com'è noto, lo spreco dei super ricchi non compensa la mancata spesa dei poveri. E ora, vogliamo davvero credere che il problema sia l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori?
Se questo è il modello di Paese che ci propone il capitano Monti, credo non sarebbe da scartare l'idea di ripensare ad una Italia che non cerca a tutti i costi di restare in Europa come un equilibrista su uno skateboard impazzito, ma da una Italia che segua il suo destino quale che esso sia, anche fuori dall'Euro , anche di miseria (ma per TUTTI) in modo che emergano le sue migliori energie per ricostruire un proprio destino ed un proprio cammino, partendo non dalla economia finanziarie e dalle Caste ma dalla gente e dal lavoro.
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