domenica 13 settembre 2020

PERCHE' NO?

L’idea di cambiare la costituzione solo per fare un taglio lineare dei Parlamentari, mi sembra come minimo ingenua. A voler essere buoni, si comprende la buona volontà dei 5 stelle di tenere fede alle proprie promesse elettorali tagliando il numero dei parlamentari. 


Ma cosi’, non è una cosa seria. Non si puo’ chiedere una riforma della costituzione senza un articolato progetto, che si prefigga di migliorare veramente le cose attraverso interventi mirati. 


E’ evidente che i problemi del nostro parlamento sono tanti, dalla qualità dei suoi membri all’assenteismo eccetera. Tuttavia la soluzione non puo’ essere solo quella di un taglio lineare, che riduce la democrazia senza risolvere niente. 


Le motivazioni a sostegno del SI  si riassumono con l’ idea di un risparmio economico, unita ad una punizione della “casta” . 


Due cose entrambe viste in negativo:punire e risparmiare, dove risparmiare evidentemente implica il concetto che questi sono soldi sprecati perché il parlamento non opera in maniera sufficientemente efficace per le risorse che assorbe. 


Tuttavia,  come ha detto Matteo Santori, portavoce del movimento denominato 6000sardine su Huffpost , questo “rappresenta il culmine di un processo di delegittimazione del Parlamento e delle istituzioni repubblicane. Il taglio dei parlamentari, travestito di riformismo nel nome dell’efficienza e del risparmio, è in realtà l’apice dell’antipolitica “ 


E’ una specie di rottamazione alla Renzi, cambiare tutto per non cambiare nulla. E’ chiaro che i sostenitori del SI cavalcano l’onda di entusiasmo “anticasta” con i quale molti elettori vogliono “Punire” la casta non importa come. Senza pensare che in questo modo, cito ancora Santori “Il taglio indebolisce gli elettori, non gli eletti.



Se non viene cambiata la LEGGE ELETTORALE , se non vengono eliminate le liste bloccate che a tutti gli effetti fanno si che gli eletti non vengano decisi dagli elettori ma dai capi di partito, un taglio lineare dei parlamentari non fa altro che accorciare le liste , e siccome sappiamo che ai primi posti nelle liste ci vanno sempre i soliti noti, verrà semplicemente ridotta la possibilità dell’ingresso di volti nuovi in parlamento.

Se non si cambia la Legge Elettorale, col cavolo che questi tagli lineari colpiranno gli assenteisti e comunque i peggiori in Parlamento- 


Una riforma seria del Parlamento non puo’ prescindere dal ritorno della possibilità per gli elettori di scegliere gli eletti ed esercitare, quindi, una delle funzioni essenziali della democrazia: il CONTROLLO


Una volta che la parola sarà tornata agli elettori, allora si potrebbe anche discutere di snellire le  fila del Parlamento, anche se un vero risparmio potrebbe , dovrebbe, essere fatto diminuendo i compensi dei parlamentari, parametrandoli ai compensi che percepivano al momento dell’ingresso in Parlamento e ridimensionando la macchina organizzativa , dai portaborse alle auto blu eccetera. Anche se sarebbe ora che un miglioramento deciso della qualità dei nostri parlamentari, facesse entrare nella visione degli elettori il concetto di INVESTIMENTO e non di COSTO. 


Si perché in un Paese serio, che desidera crescere, la soluzione non puo’ essere quella di attaccare e fare a pezzi le Istituzioni, bensi’ di fare in modo cheLE ISTITUZIONI  FUNZIONINO.  L’ondata anticasta che pervade il Pese, peraltro piu’ che giustificata, non deve impedirci di ragionare. E tra l’altro tempo che una vittoria del SI potrebbe rappresentare una comoda scusa per NON rimettere mano alla legge elettorale, non fare altre riforme eccetera, perché tanto la riforma è stata già fatta. Troppo comodo 


Condivido le affermazioni di molti circa il fatto che la proposta oggetto del referendum è demagogica, populista ed è stata dettata anche dal desiderio di apparire “ di mostrarsi agli elettori italiani come indomiti – ma ciechi - paladini della causa anti-casta “ cit


Io votero’ NO, non sono disposto a farmi prendere in giro. Questo taglio di Parlamentari “ad cazzum” (scusate il francesismo) è fumo negli occhi, è come se qualcuno ti prendesse a sberle, e poi  per consolarti si desse da solo degli schiaffi sulla mano dicendo “cattiva mano, cattiva” Il Parlamento funziona male perché è composto da troppe persone sbagliate , non perché sono genericamente troppe. 

Se cosi fosse , per avere il Governo perfetto basterebbe eliminare tutti i parlamentari tranne uno….facile no?

venerdì 14 agosto 2020

TANTO NON CAMBIA NIENTE......

"Tanto non cambia niente" è il mantra dei qualunquisti, dei delusi, di una vasta area di elettori o mancati elettori italiani ed in generale il piu' diffuso Leitmotiv delle frequenti campagne elettorali .  "Tanto non cambia niente" è un buon motivo per non impegnarsi, per non votare ma molto spesso anche soltanto per non prendere una posizione . "Tanto non cambia niente" è il modo nel quale un mondo politico sempre più' lontano dalla gente prospera, e diventa sempre più' alieno ed autoreferenziale. Ma "Tanto non cambia niente"è anche una pratica scusa per non cercare di capire quello che succede, ed è forse proprio questo il fulcro del problema. 

In un paese che soffre di un altissimo tasso di  analfabetismo funzionale, quasi il 30%  il più' alto in Europa, ha buon gioco chi fa propaganda  politica utilizzando  termini complessi e di difficile comprensione , perché questo produce rassegnazione in chi ascolta non comprende e che alla fine rinuncia a capire e lascia che le cose succedano perché "Tanto non cambia niente". Ecco il punto-

Il tema che mi ha suscitato questa riflessione  è la discussione strisciante, in sordina nei media nazionale ,  più' sentita sui Social, , per un referendum confermativo di una legge di revisione costituzionale votata dalle camere con cui è stato previsto il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento, ed il voto è prossimo perché si voterà tra poco più' di un mese - 

La questione è tutt'altro che banale perché oppone da un lato coloro i quali sostengono la proposta del Parlamento esclusivamente o quasi per motivi economici, una motivazione che pero' può' ragionevolmente essere ritenuta valida esclusivamente in un ottica demagogica e populista, perché un risparmio calcolato tra i 50 ed i 100 milioni l'anno, a fronte di un bilancio dello stato  che viaggia intorno ai 600 miliardi di euro non può' essere considerato economiacamente rilevante ,  e dall'altra coloro i quali si oppongono al taglio dei parlamentari temendo che ad esso corrisponde di fatto un danno alla democrazia, perché diminuisce le rappresentanza , e potrebbe limitare la effettiva autonomia del parlamento lo stesso, rendendo più' facile quel fenomeno di accaparramento dei parlamentari disposti a migrare da una formazione politica all'altra , fenomeno anche noto come il "mercato delle vacche" 

Le argomentazioni portate a sostegno del taglio dei parlamentari , di carattere appunto populista perché tese a colpire la fantasia degli elettori con quello che viene definito un "taglio alla casta"   appaiono molto accattivanti alle persone che hanno difficoltà a comprendere le implicazioni che vanno oltre la immagine immediata di alcun parlamentari che "vanno a casa" . L'immagine di  parlamentari cui viene sottratta la "poltroncina" , che vengono "mandati via" soddisfa un bisogno di rivalsa contro una classe politica in generale vista come debole, corrotta ed incapace , la famosa "pedata nel sedere" invocate nelle discussioni da bar. Soddisfa un bisogno generato dalla rabbia e dalla frustrazione, più' che da ragionamenti razionali. Eppure, dovrebbe essere evidente che diminuire il numero dei Parlamentari non garantisce in alcun modo un miglioramento della classe politica non garantisce in alcun modo una migliore qualità della politica stessa, anche perché nessuno è in grado di garantire che coloro i quali rimarranno saranno i migliori, che se ne andranno i peggiori. 

Coloro i quali non ritengo positivo il taglio numerico dei parlamentari , e proporrebbero altre soluzioni (come ad esempio i dimezzamento dei compensi dei parlamentari, il taglio delle pensioni ed in generale dei privilegi dei parlamentari ) utilizzano argomentazioni complesse, che non tutti hanno il tempo e la voglia di stare ad ascoltare. Quindi facilmente, chi legge i commenti un momentino piu0' articolati, facilmente gira pagina pensando "Tanto non cambia niente"

E' questo il pericolo del "Tanto non cambia niente", perché  questo è uno dei momenti nei quali effettivamente qualcosa può' cambiare, e se le persone non andranno a votare perché 
"Tanto non cambia niente", le cose potrebbero cambiare, e  in peggio.

"Tanto non cambia niente" è stato un veleno che ha corroso molto la nostra Società e di certo l'ha peggiorata di molto, ed è stato alimentato da una politica che ci ha voluto sempre più' ignoranti e meno capaci di critica e sono stati diversi probabilmente i momenti della nostra storia recente nel quale siamo stati indotti a non fare , a non votare , o a votare sulla base di ondate emotiva costruite ad arte, ed a farci convincere che "Tanto non cambia niente"

Andano a votare possiamo cambiare le cose o perlomeno impedire che cambino in peggio. Vale la pena pensarci. non sempre è vero che "Tanto non cambia niente"......







Tanto non cambianiente.....

martedì 14 aprile 2020

Modesta risposta a "MAGISTRALE " ESERCITAZIONE DIALETTICA DI MARCELLO VENEZIANI SUL PREMIER

Questa "MAGISTRALE ESERCITAZIONE DIALETTICA DI MARCELLO VENEZIANI SUL PREMIER " gira da un po' su Internet, e ci invita a divertirci un poco se possiamo: bene, ci proviamo. Innanzitutto complimenti a questo signore che è riuscito a spendere circa mille parole per parlare del nulla. Si vede che non aveva un granché da fare  .

La sua fatica, che oltre alle mille parole ha preso anche il suo tempo per scriverle, è tesa a dimostrare che Conte è il nulla assoluto, ed a supporto di questo porta diverse argomentazioni. Alcune , prese singolarmente, anche condivisibili ma , a mio modesto parere , esposte in modo arrabbiato ed anche, sempre secondo me,  fazioso.

Giuseppe Conte non è un leader, non è un eletto, non è un politico. E' vero, ed è il motivo per il quale si trova al suo posto. E' stato scelto da Matteo Salvini e Luigi Di Maio  proprio perché aveva un un profilo politicamente neutro, e questo si è reso necessario proprio perché " la  Politica, dopo lo Scarso, lo Storto, il Pessimo, ha raggiunto lo Zero, la rappresentazione compiuta del Vuoto. " e su questo è difficile argomentare . E' vero :raggiunto il Vuoto politico si è reso necessario chiedere ai NON politici di buona volontà di andare a fare da stampella a un Governo composto da Politici troppo sfiduciati per reggersi in piedi. E' stata una scelta necessaria ed anche coraggiosa , da parte di tutti. Naturalmente l'evoluzione della situazione ci ha fatto vedere tutti i limiti di questa scelta, specie da parte (mia opinione) di Salvini che con il suo 7 % ha tentato di imporre la sua leadership culminata nell'autogestito termidoro del Mohjto . Ma rimane una scelta coraggiosa ed epocale. 

Mi sento di contestare la definizione "Luogotenente del Niente" perché  Conte, terminata la prima esperienza , ha dimostrato di avere la capacità la stoffa e la determinazione per iniziare una seconda esperienza questa si, come luogotenente di nessuno dimostrando capacità tecniche non indifferenti ed una autonomia di pensiero che sicuramente disturba molti. A questo proposito vale ricordare il discorso di Conte al Parlamento in occasione delle proprie dimissioni da Presidente del Consiglio del suo primo Governo , nel quale ha dimostrato ampiamente le proprie qualità, sino a quel momento sottomesse alla necessità di fare stare in piedi il Governo Lega/M5S  , ha dimostrato intelligenza, competenza e senso dello Stato, oltre a duna notevole indifferenza per le sirene del potere, e sicuramente capacità intellettuali inedite nell'altrimenti arido panorama di palazzo Chigi . Certamente si puo' definire Luogotenente del Nulla solo nel caso in cui si ragioni in una logica di Partiti, di capibastone e luogotenenti, non di un Presidente del Consiglio che non dipenda da nessuno. Pero' in questo caso essere un NON luogotenente appare come un merito. E' probabilmente esatto dire  che egli  oggi  è il fenomeno più avanzato della politica dopo lo sfascio di tutti i sistemi precedenti,  i partiti, i movimenti, le ideologie, la politica e l'antipolitica, i tecnici e i populisti, le élite e le plebi. È una inaspettata  svolta avvocatizia della politica e, a quanto sembre,  Conte non scende in politica, assume solo da avvocato l'incarico di difendere una causa per ragioni professionalI. E la cosa non mi sembra per niente male, se invece di continue faziosità ci troviamo ad avere qualcuno che persegue un bene ideale a prescindere dalle regioni di Partito

Sono d'accordo sulla idea che andrebbe studiato nelle università del mondo perché segna un nuovo stadio, anonimo e postumo della politica, che , come gia detto , segue ad un periodo vorticoso nel quale si sono superate diverse fasi, partiti movimenti ideologie e non dimentichiamo i personalismi e le manie di protagonismo  per arrivare al tecnisimo puro. Invece mi sembra sbagliato concludere non si puo esprimere su d i lui perché lui segna la fine del discorso politico: non mi sembra. Se la politica è l'arte del possibile, il metodo per conciliare diverse esigenze mi sembra che di questo lui sia un maestro. Diverso puo' esssere il giudizio se si dice politica  e si intende invece faziosità o partitismo. . E non trovo che lui si limiti al preannuncio perché lui decide e fa  

Semmai delude chi si aspetta la politica urlata, quella degli spot e degli annunci ad effetto, la politica del bunga-bunga e del Papetee, delle messe improvvisate nei Talk Show,  dei rosari pagani e delle donne cristiane ad uso e consumo di Facebook, . In questo si, lui è una finestra nel vuoto: non c'è la telenovela.

I fatti separati dalle opinioni, si diceva; e perché no, se lui è un tecnico.. Dopo che Conte ha parlato non lascia una eco rimbalzante di frasi ad effetto, questo no. Dice l'essenziale. Che non è silenzio, ma misura. Conte non rientra in nessuna categoria conosciuta,.Vero. E meno male . 

Conte è portatore sano di politica e di governo, perché lui ne è esente. Avercene. Non sono d'accordo che sia  contenitore sterile di ogni contenuto, piuttosto che sappia affrontare i contenuti in modo distaccato.  Non mi sembra proprio che non abbia  una sua idea; certo quel che dice è pertinente  del luogo, dell'ora e delle persone che ha di fronte. Non ci siamo abituati. 

Parlare della sua inesistenza è un po fantascientifico, Dopo l'esperienza con Salvini è riuscito a prendere in mano le redini di una esperienza di Governo allo sfascio e di reinventarla. Non mi sembra pochissimo. Tralasciamo poi la serie di metafore e similitudini nelle quali l'autore si compiace di ripetere e citare se stesso perchè inutilmente ripetitive....eh se no come arriviamo a mille parole.

Conte non ha una storia, non ha eredità e provenienze, non ha fatto nessuna scalata. Questo io lo giudico un merito  È stato direttamente chiamato al Massimo Grado col Minimo Sforzo, anzi senza aver fatto assolutamente nulla. Ma magari anche senza avere fatto nulla di male e oggi nel panorama politico italiano non è poco

 Tralasciando le battute di dubbio gusto che seguono nel racconto, riassumendo Conte è un tecnico senza una specifica connotazione politica. Piu' o meno come Monti credo. Bisogna dire che di tutti gli altri del panorama politico italiano che invece di connotazione politica ne avevano anche troppa, nessuno è stato ritenuto degno del suo ruolo. Questa come la mettiamo? 

Certo fa molto intellettuale alla moda dire che " Conte non dice niente ma con una faticosa tonalità che sembra nascere da uno sforzo titanico, la sua parlata cavernosa e adenoidea è una modalità atonica, priva di pensieri o emozioni, pura espressione vanesia di un dire senza dire, il gergo della premieralità. Il suo vaniloquio è simulazione di governo, promessa continua di intenti, rinvio sistematico di azioni; è un riporto asintomatico di pensieri, la somma di più uno e meno uno. Indica con fermezza che si adatta a tutto e non comunica niente." Ma non è vero. Conte dice poco, lo fa con misura, dice le cose che riesca a fare in tono semplice comprensibile da tutti. Chi vive nella realtà fa quello che puo' con quello che ha senza fantasmagorici annunci ai quali la politica ci aveva sino ad ora abituati 

Dopo Conte non c'è più la politica; c'è la segreteria telefonica, il navigatore di bordo, la cellula fotoelettrica. Il drone. Beh, frase ad effetto. Sicuramente non c'è la politica urlata ma mi viene da dire che piuttosto di avere politicanti impazziti al timone della nave , forse un pilota automatico non è cosi' male . Conte ha certamente una funzione, e non è solo quella di cerniera lampo tra sinistra e M5S,(ma io aggiungo, non dimentichiamo che se non è piu' la cerniera tra Lega e M5S è solo perché qualcuno ha esagerato con i Mohjto)  punto di sutura tra establishment e grillini (ex tra Lega e Grillini c.s.) . È la spia che la politica non c'è più, vero, perlomeno  nella versione degradata più recente. Lui è oltre,  ma non è senza,non  è il sordo rumore del nulla versato nel niente. E' il rumore di un mondo politico che si è rotto e non so puo' piu' aggiustare senza fare vera politica. E' il tonfo di un mondo politico che si è ubriacato di se stesso ed è stramazzato al suolo e non risorgerà con le fregnacce. Dopo Conte, chi vorrà apparire credibile dovrà esserlo davvero. 

mercoledì 1 aprile 2020

TRADUZIONE DELL'ARTICOLO Lessons from Italy’s Response to Coronavirus by Gary P. Pisano , Raffaella Sadun and Michele Zanini PUBBLICATO DA HARWARD BUSINESS R

Lezioni dalla risposta dell'Italia al Coronavirus

Nel momento in cui i politici di tutto il mondo lottano per combattere la rapida pandemia di Covid-19, si trovano in un territorio inesplorato. Molto è stato scritto sulle pratiche e le politiche utilizzate in paesi come Cina, Corea del Sud, Singapore e Taiwan per reprimere la pandemia. Sfortunatamente, in gran parte dell'Europa e degli Stati Uniti, è già troppo tardi per contenere Covid-19 nei suoi esordi e i politici stanno lottando per tenere il passo con la pandemia in espansione. Nel fare ciò, tuttavia, stanno ripetendo molti degli errori commessi all'inizio in Italia, dove la pandemia si è trasformata in un disastro. Lo scopo di questo articolo è di aiutare i politici statunitensi ed europei a tutti i livelli a imparare dagli errori dell'Italia in modo che possano riconoscere e affrontare le sfide senza precedenti presentate dalla crisi in rapida espansione.
Nel giro di poche settimane (dal 21 febbraio al 22 marzo), l'Italia è passata dalla scoperta del primo caso ufficiale Covid-19 a un decreto del governo che essenzialmente vietava tutti i movimenti di persone all'interno dell'intero territorio e la chiusura di tutti i attività commerciali essenziali. In questo brevissimo periodo, il paese è stato colpito  da un vero tsunami di forza senza precedenti, punteggiato da un flusso incessante di morti. È senza dubbio la più grande crisi italiana dalla seconda guerra mondiale.
Alcuni aspetti di questa crisi - a cominciare dai suoi tempi - possono senza dubbio essere attribuiti alla pura  e semplice sfortuna,  che chiaramente non era sotto il pieno controllo dei politici. Altri aspetti, tuttavia, sono emblematici dei profondi ostacoli che i leader in Italia hanno affrontato nel riconoscere l'entità della minaccia rappresentata da Covid-19, nell'organizzare una risposta sistematica ad essa,  e nel saper apprendere dai primi successi e, soprattutto, dai fallimenti.Vale la pena sottolineare che questi problemi  sono emersi sebbene il  Covid-19 avesse già avuto un impatto completo in Cina,  e alcuni modelli alternativi per il contenimento del virus (in Cina e altrove) fossero già stati utilizzati con successo. Ciò che emerge  è un fallimento sistematico nell'assimilare e poi agire sulla base delle informazioni esistenti in modo rapido ed efficace , come se mancasse del tutto l’idea di ciò che si sarebbe potuto fare.

Ecco le spiegazioni per questo fallimento - che si riferiscono alle difficoltà di prendere decisioni in tempo reale, nel momento in cui si sta verificando una crisi per poterla superare.

Riconoscere i propri pregiudizi cognitivi.


 Nelle sue fasi iniziali, la crisi Covid-19 in Italia non assomigliava affatto a una crisi. Le dichiarazioni iniziali sullo stato di emergenza sono state accolte dallo scetticismo sia da parte del pubblico che da molti membri nei circoli politici, anche se diversi scienziati avevano  avvertito del potenziale di una catastrofe già da  settimane. In effetti, alla fine di febbraio alcuni importanti politici italiani si sono impegnati nella stretta di mano pubblica a Milano per sottolineare che l'economia non doveva andare nel panico e fermarsi a causa del virus. (Una settimana dopo, a uno di questi politici fu diagnosticato Covid-19.)

Reazioni simili sono state ripetute in molti altri paesi oltre all'Italia ed esemplificano ciò che gli scienziati comportamentali chiamano pregiudizio di conferma - una tendenza a cercare di cogliere solo le informazioni che confermino la nostra posizione preferita o ipotesi iniziale.(evitando percio’ una analisi imparziale ed approfondita che potrebbe ribaltare convinzioni comode sostituendole con ipotesi scomodo NdT)  Minacce come le pandemie che si evolvono in modo non lineare (ovvero iniziano in piccolo ma si intensificano esponenzialmente) sono particolarmente difficili da affrontare a causa delle difficoltà di interpretare rapidamente ciò che sta accadendo in tempo reale. Il momento più efficace per agire in modo risolutivo  è quello veramente iniziale,  quando la minaccia sembra essere ancora minima , magari prima che ci siano casi sul territorio. Ma se l'intervento funziona davvero, non essendoci conseguenze gravi a posteriori sembrerà che azioni cosi’ drastiche siano state una reazione eccessiva, e questo è un gioco al quale  molti politici non vogliono giocare.

L'incapacità sistematica di ascoltare gli esperti evidenzia i problemi che sia i leader che le persone in generale - hanno nel comprendere come  comportarsi in situazioni estreme e altamente complesse in cui non esiste una soluzione facile. Il desiderio di agire fa sì che i leader facciano affidamento alle proprie reazioni viscerali oppure  sulle opinioni del proprio staff. Ma in un momento di incertezza, è essenziale resistere a questa tentazione e invece impiegare il tempo per scoprire, organizzare e assorbire la conoscenza parziale che è dispersa in diverse tasche di competenza.

Evitare soluzioni parziali. 

Una seconda lezione che si può trarre dall'esperienza italiana è l'importanza degli approcci sistematici e dei pericoli delle soluzioni parziali. Il governo italiano ha affrontato la pandemia di Covid-19 emanando una serie di decreti che aumentavano gradualmente le restrizioni all'interno delle aree di blocco ("zone rosse"), che venivano poi espanse fino a quando non si applicavano infine all'intero Paese.In tempi normali, questo approccio sarebbe probabilmente considerato prudente e forse anche saggio. In questa situazione, ha fallito per due motivi. Innanzitutto, non era coerente con la rapida diffusione esponenziale del virus. I "fatti sul campo" in qualsiasi momento non erano semplicemente predittivi di quale sarebbe stata la situazione pochi giorni dopo. Di conseguenza, l'Italia ha seguito la diffusione del virus piuttosto che prevenirlo. In secondo luogo, l'approccio selettivo potrebbe aver involontariamente facilitato la diffusione del virus. Consideriamo la decisione di bloccare inizialmente alcune regioni ma non altre. Quando il decreto che annunciava la chiusura dell'Italia settentrionale è diventato pubblico, ha fatto esplodere un massiccio esodo nell'Italia meridionale, senza dubbio diffondendo il virus in regioni in cui non era presente.

Ciò dimostra ciò che è ormai chiaro a molti osservatori: una risposta efficace al virus deve essere orchestrata come un sistema coerente di azioni intraprese contemporaneamente. I risultati degli approcci adottati in Cina e Corea del Sud sottolineano questo punto.Mentre la discussione pubblica sulle politiche seguite in questi paesi spesso si concentra su singoli elementi dei loro modelli (come test approfonditi), ciò che caratterizza veramente le loro risposte efficaci è la moltitudine di azioni che sono state intraprese contemporaneamente. La risposta  è efficace quando è combinato con una strategia di contatto rigorosa e la strategia  è efficace fintanto che è combinata con un sistema di comunicazione efficiente che raccoglie e diffonde informazioni sui movimenti di persone potenzialmente infette e così via.Queste regole si applicano anche all'organizzazione del sistema sanitario stesso. Sono necessarie riorganizzazioni importanti  all'interno degli ospedali (ad esempio, la creazione di flussi di cure Covid-19 e non Covid-19). Inoltre, è urgentemente necessario un passaggio dai modelli di assistenza incentrati sul paziente a un approccio basato sul sistema comunitario che offre soluzioni pandemiche per l'intera popolazione (con un'enfasi specifica sull'assistenza domiciliare). La necessità di azioni coordinate è particolarmente acuta in questo momento negli Stati Uniti.
L'apprendimento è fondamentale. Trovare il giusto approccio di implementazione richiede la capacità di apprendere rapidamente sia dai successi che dai fallimenti e la volontà di cambiare le azioni di conseguenza. Certamente, ci sono preziose lezioni da trarre dagli approcci di Cina, Corea del Sud, Taiwan e Singapore, che sono stati in grado di contenere il contagio abbastanza presto. Ma a volte le migliori pratiche possono essere trovate proprio all’interno del proprio sistema . Poiché il sistema sanitario italiano è altamente decentralizzato, diverse regioni hanno provato diverse risposte politiche. L'esempio più evidente è il contrasto tra gli approcci adottati dalla Lombardia e dal Veneto, due regioni limitrofe con profili socioeconomici simili.La Lombardia, una delle aree più ricche e produttive d'Europa, è stata colpita in modo sproporzionato da Covid-19. Al 26 marzo, detiene il triste record di quasi 35.000 nuovi casi di coronavirus e 5.000 morti in una popolazione di 10 milioni. Il Veneto, al contrario, è andato molto meglio, con 7000 casi e 287 decessi in una popolazione di 5 milioni, nonostante si sia assistito a una diffusione sostenuta all'inizio.
Le traiettorie di queste due regioni sono state modellate da una moltitudine di fattori al di fuori del controllo dei responsabili politici, tra cui la maggiore densità di popolazione della Lombardia e il maggior numero di casi quando è scoppiata la crisi. Ma sta diventando sempre più evidente che anche le diverse scelte di salute pubblica fatte all'inizio del ciclo della pandemia hanno avuto un impatto.
In particolare, mentre la Lombardia e il Veneto hanno applicato approcci simili al distanziamento sociale e alle chiusure al dettaglio, il Veneto ha adottato un approccio molto più proattivo al contenimento del virus. La strategia veneta era articolata su più fronti:

 - Test approfonditi su casi sintomatici e asintomatici precoci.
 - Tracciamento proattivo di potenziali positivi. Se qualcuno è risultato positivo, sono stati testati tutti nella casa di quel paziente e anche i suoi vicini. Se i kit di test non erano disponibili, erano auto-messi in quarantena.

 - Una forte enfasi sulla diagnosi e l'assistenza domiciliare. Ove possibile, i campioni sono stati raccolti direttamente dalla casa di un paziente e quindi elaborati nei laboratori universitari regionali e locali.

 - Sforzi specifici per monitorare e proteggere l'assistenza sanitaria e altri lavoratori essenziali. Includevano professionisti del settore medico, quelli in contatto con popolazioni a rischio (ad es. Operatori sanitari nelle case di cura) e lavoratori esposti al pubblico (ad es. Cassieri di supermercati, farmacisti e personale dei servizi di protezione).

Seguendo le indicazioni delle autorità sanitarie del governo centrale, la Lombardia ha optato invece per un approccio più conservativo ai test. Su base pro capite, finora ha condotto la metà dei test condotti in Veneto e si è concentrato molto più solo sui casi sintomatici - e finora ha fatto investimenti limitati in tracciabilità proattiva, assistenza domiciliare e monitoraggio e protezione dell'assistenza sanitaria lavoratori.Si ritiene che l'insieme delle politiche attuate in Veneto abbia notevolmente ridotto l'onere per gli ospedali e ridotto al minimo il rischio di diffusione di Covid-19 nelle strutture mediche, un problema che ha avuto un forte impatto sugli ospedali lombardi. Il fatto che politiche diverse abbiano prodotto risultati diversi in regioni altrimenti simili avrebbe dovuto essere riconosciuto fin dall'inizio come una potente opportunità di apprendimento. I risultati emersi dal Veneto avrebbero potuto essere utilizzati per rivedere presto le politiche regionali e centrali. Tuttavia, è solo nei giorni scorsi, un mese intero dopo lo scoppio in Italia, che la Lombardia e altre regioni stanno prendendo provvedimenti per emulare alcuni degli aspetti dell '"approccio veneto", che includono la pressione del governo centrale per aiutarli a rafforzare il loro capacità diagnostica.

La difficoltà nel diffondere le nuove conoscenze acquisite è un fenomeno ben noto sia nelle organizzazioni del settore privato che in quelle del settore pubblico. Ma, a nostro avviso, l'accelerazione della diffusione della conoscenza che sta emergendo da diverse scelte politiche (in Italia e altrove) dovrebbe essere considerata una priorità assoluta in un momento in cui "ogni paese sta reinventando la ruota", come ci hanno detto diversi scienziati. Perché ciò accada, specialmente in questo momento di maggiore incertezza, è essenziale considerare diverse politiche come se fossero "esperimenti", piuttosto che battaglie personali o politiche, e adottare una mentalità (così come sistemi e processi) che faciliti imparare dalle esperienze passate e attuali nel trattare con Covid-19 nel modo più efficace e rapido possibile.È particolarmente importante capire cosa non funziona. Mentre i successi emergono facilmente grazie ai leader desiderosi di pubblicizzare i progressi, spesso i problemi vengono nascosti a causa della paura della disapprovazione o, quando emergono, vengono interpretati come fallimenti individuali - piuttosto che sistemici. Ad esempio, è emerso che all'inizio della pandemia in Italia (25 febbraio), il contagio in un'area specifica della Lombardia avrebbe potuto essere accelerato attraverso un ospedale locale, dove un paziente Covid-19 non era stato diagnosticato correttamente e isolato. Parlando con i media, il primo ministro italiano ha riferito di questo incidente come prova di inadeguatezza manageriale nello specifico ospedale. Tuttavia, un mese dopo è diventato più chiaro che l'episodio avrebbe potuto essere emblematico di un problema molto più profondo: che gli ospedali tradizionalmente organizzati per fornire cure incentrate sui pazienti sono mal equipaggiati per fornire il tipo di assistenza focalizzata sulla comunità necessaria durante una pandemia.

La raccolta e la diffusione di dati è importante. L'Italia sembra aver sofferto di due problemi relativi ai dati. All'inizio della pandemia, il problema era la scarsità di dati. Più specificamente, è stato suggerito che la diffusione diffusa e inosservata del virus nei primi mesi del 2020 potrebbe essere stata facilitata dalla mancanza di capacità epidemiologiche e dall'incapacità di registrare sistematicamente picchi di infezione anomala in alcuni ospedali.Più recentemente, il problema sembra essere di precisione dei dati. In particolare, nonostante il notevole sforzo che il governo italiano ha dimostrato nell'aggiornamento periodico delle statistiche relative alla pandemia su un sito Web accessibile al pubblico, alcuni commentatori hanno avanzato l'ipotesi che la notevole discrepanza nei tassi di mortalità tra l'Italia e altri paesi e all'interno dell'italiano le regioni possono (almeno in parte) essere guidate da diversi approcci di prova. Queste discrepanze complicano la gestione della pandemia in modi significativi, perché in assenza di dati realmente comparabili (all'interno e tra i paesi) è più difficile allocare risorse e comprendere cosa sta funzionando dove (ad esempio, cosa sta inibendo l'effettiva tracciabilità della popolazione).

In uno scenario ideale, i dati che documentano la diffusione e gli effetti del virus dovrebbero essere il più possibile standardizzati tra le regioni e i paesi e seguire la progressione del virus e il suo contenimento a livello sia macro (statale) che micro (ospedaliero). La necessità di dati a livello micro non può essere sottovalutata. Mentre la discussione sulla qualità dell'assistenza sanitaria viene spesso svolta in termini di macroentità (paesi o stati), è noto che le strutture sanitarie variano notevolmente in termini di qualità e quantità dei servizi offerti e delle loro capacità gestionali, anche all'interno gli stessi stati e regioni. Invece di nascondere queste differenze di fondo, dovremmo esserne pienamente consapevoli e pianificare di conseguenza l'allocazione delle nostre risorse limitate. Solo disponendo di buoni dati al giusto livello di analisi, i politici e gli operatori sanitari possono trarre le giuste conclusioni su quali approcci stanno funzionando e quali no.

Un approccio decisionale diverso

C'è ancora un'enorme incertezza su cosa debba essere fatto esattamente per fermare il virus. Diversi aspetti chiave del virus sono ancora sconosciuti e oggetto di accesi dibattiti e probabilmente rimarranno tali per un considerevole periodo di tempo. Inoltre, si verificano ritardi significativi tra il tempo di azione (o, in molti casi, l'inazione) e gli esiti (sia infezioni che mortalità). Dobbiamo accettare che una comprensione inequivocabile di quali soluzioni funzioneranno probabilmente richiederà diversi mesi, se non anni.
Tuttavia, due aspetti di questa crisi sembrano essere chiari dall'esperienza italiana. Innanzitutto, non c'è tempo da perdere, vista la progressione esponenziale del virus. Come ha affermato il capo della Protezione Civile , "Il virus è più veloce della nostra burocrazia". In secondo luogo, un approccio efficace nei confronti di Covid-19 richiederà una mobilitazione simile alla guerra - sia in termini di entità delle risorse umane che economiche che dovranno essere impiegate, nonché l'estremo coordinamento che sarà richiesto in diverse parti della salute sistema di assistenza (strutture di prova, ospedali, medici di base, ecc.), tra entità diverse sia nel settore pubblico che privato, e la società in generale.
Insieme, la necessità di un'azione immediata e di una massiccia mobilitazione implicano che una risposta efficace a questa crisi richiederà un approccio decisionale che è tutt'altro che normale. Se i politici vogliono vincere la guerra contro Covid-19, è essenziale adottarne uno che sia sistemico, dia la priorità all'apprendimento ed è in grado di ridimensionare rapidamente gli esperimenti di successo e identificare e chiudere quelli inefficaci. Sì, questo è un ordine elevato, soprattutto nel mezzo di una crisi così enorme. Ma data la posta in gioco, deve essere fatto.

venerdì 20 marzo 2020

Una Riflessione nell'epoca del Coronavirus

         A proposito di tutta la serie di commenti che giornalmente riscontriamo sui social contro l'operato del Governo , sulle notizie contrastanti dallo stesso diffuse, sui provvedimenti presi, sulle posizione dei partiti di opposizione vorrei proporre il mio punto di vista:

1) questo Governo si è trovato a dover affrontare un evento epocale, una crisi mai vista e mai vissuta da nessuno. Non ci sono precedenti, non ci sono punti di riferimento certi dai quali partire. Quindi tutti coloro i quali a chiacchiere avrebbero saputo fare meglio,  rientrano nella categoria dei numerosissimi Commissari Tecnici della Nazionale o come diceva  George Burns - "È un peccato che le persone che sanno come far funzionare il Paese siano troppo occupate a guidare taxi o a tagliare capelli."  In questi io includo i vari Salvini, Meloni, Berlusconi, Renzi e tutti i vari "guru" della politica e della vita civile. 

2) è chiaro che, con il senno di poi , sarebbe stato il caso di sigillare i nostri confini in maniera ermetica, non appena saputo quello che succedeva in Cina. Ma questa cosa non sarebbe stata ragionevolmente possibile. Ve lo immaginate il Governo Conte che l'11 gennaio, data della prima morte accertata in Cina proclamava l'embargo totale di uomini e merci verso il mondo intero? e si, il mondo intero perché a quanto sembra, il nostro primo caso arrivava dall'Europa . Ve lo immaginate il blocco totale delle merci e delle persone sulla base della notizia di un morto in Cina? ci riuscite? io no. E subito dopo sarebbe stato troppo tardi. Il mondo è ormai globalizzato, mettiamocelo in testa. una cosa è dare un giudizio ragionevole sulle decisioni prese, una cosa è la fantascienza

3) a quelli che dicono che bisognerebbe bloccare tutto, a coloro i quali fanno polemiche sul blocco delle passeggiate in confronto al perdurare del lavoro nelle fabbriche, io risponderei con le parole de lPresidente di Confindustria Lombardia Marco Bonomet " non è così semplice, decidere di fermare un’azienda. Soprattutto se questa appartiene a filiere strategiche per il Paese, soprattutto alla luce del momento particolare. Si pensi all’industria farmaceutica, proprio oggi così importante: ha bisogno di essere assistita da aziende che si occupano di imballaggi, di movimentazione e trasporti, di distribuzione intermedia, di fiale di vetro e di plastica e di tante altre cose. Colpire un’impresa che fa componenti per questo settore non può che essere l’extrema ratio. Un altro esempio è l’ossigeno. Oggi, data la situazione, se ne produce in gran quantità: ma dietro questo gas ci sono aziende che si occupano di bombole di acciaio, valvole  e altro. E non si possono colpire, nei settori strategici, neppure i manutentori"
perciò' anche qui, ci puo' aiutare la scienza, non la fantascienza

4) le informazioni e le disposizioni che ci sono state date, sono quelle che potevano essere date sulla base delle conoscenze che venivano acquisite di momento in momento , nell'ottica  di creare collaborazione e non panico, sempre da persone che in questa situazione erano degli absolut beginners e che quindi sicuramente hanno anche fatto errori. Che dovrebbero pero' essere giudicati da chi si dovesse essere trovato in situazioni analoghe, a prendere decisioni difficilissime sulla base di dati incerti, e non da leoni della tastiera , da divano o da balcone

5 )non ritengo che nel panorama italiano ci fosse una persona migliore del Presidente Conte per prendere in mano questa situazione e portarla avanti, come un capitano su una nave in tempesta, con continue bordate che arrivavano dagli esponenti della opposizione, i quali non perdono occasione di criticare ma senza basi solide, Perché è facile dire che "si doveva fare di più', si poteva fare meglio" se non si indicano con precisione e dati certi CHE COSA e COME. si poteva fare eventualmente meglio. Conte è stato criticato perché ha pensato di erogare "solo" 25 mld di euro per la crisi. Ma di che cosa stiamo parlando? per l'Italia 25 mld sono già una cifra folle, un traguardo pressoché irraggiungibile. I vari esponenti politici che vagheggiavano  "Governo di Unità nazionale" ritenevano veramente che questo fosse il momento di una crisi di Governo? e poi quale Unità nazionale? la vera Unità Nazionale si raggiungerebbe ove tutti dimenticassero le proprie paturnie e facessero squadra con il Governo, eventualmente avanzando proposte sensate, non facendo avanspettacolo fuori dai Palazzi del Governo e del Parlamento blaterando il classico "il lo farebbe meglio"---e Meloni e chi con lei e per lei che ipotizza elezioni a maggio? in. che mondo vivono? veramente vorreste averli adesso a palazzo Chigi al posto di Conte? 

6) e non dimentichiamo che tutti o quasi i personaggi che pontificano e si atteggiano a censori e grandi statisti fanno parte di quella politica che , trasversalmente a tutti i Partiti, ha per anni saccheggiato e devastato la Sanità Pubblica ( che è la sola che oggi ci difende dal virus) per favorire il business della Sanità Privata 


7) se ad oggi abbiamo già più morti che in Cina, 3405 contro 3245 e non è ancora finita, ed i Cinesi sono 1400 milioni (1,4 miliardi) contro i nostri 60 milioni è probabile che qualcosa da noi non stia funzionando. i Cinesi , per amore o per forza, nel momento del bisogno hanno smesso di circolare. In Italia no, abbiamo più' persone sanzionate per avere violato le regole che contagiati (ufficiali). Per cui è evidente che i Cittadini Italiani invece di fare tutti i commissari della Nazionale o i Capi del Governo dovrebbero fare la loro parte, che vuol dire stare a casa, seguire le regole veramente e non solo in apparenza, aiutare chi li vuole aiutare. invece di essere i soliti che non appena compare una regola o una Legge bisogna assolutamente trovare il modo di aggirarla perché deve essere chiaro che le regole devono valere per tutti tranne che per me. E sia chiaro che se è ben vero che ci sono giovani che hanno fatto violazioni in modo eclatante, è anche vero che la violazione delle regole in modo strisciante vede protagonisti persone di tutte le età, compresi gli anziani che per passare il tempo continuano ad andare alla Posta, alla Banca, o anche al negozio di alimentari ogni giorno. Finiamola di andare a cercare pagliuzze nell'occhio di Conte se poi abbiamo le travi armate nel nostro . Amen 

lunedì 10 febbraio 2020

10 FEBBRAIO, LA MEMORIA DEL "BONO ITALIANO"

Il 10 febbraio  celebriamo  la giornata del ricordo dell'Esodo Istriano fiumano e dalmato e della tragedia delle foibe. 

In modo analogo alla giornata della memoria della Shoa del 27 gennaio , anche questa rievocazione arriva tra le polemiche, i negazionismi, le strumentalizzazioni politiche . Non è percio'  banale, specie in questo momento storico , ripetere che un popolo che dimentica la propria storia è destinato a ripeterne gli errori. Gli italiani in particolare sono vittime di una rimozione collettiva che trae origine dalla particolare situazione creatasi dopo l'armistizio dell'8 settembre, che l'ha vista diventare alleata degli ex nemici, cosa che da un lato ha permesso ai funzionari e quadri dello Stato e dell'Esercito di rimanere al loro posto, con la possibilità di gestire le inchieste sui crimini di guerra, e dall'altro ha messo gli Alleati stessi nella difficoltà di dover processare per crimini di guerra un proprio alleato ,

    Insomma l'Italia divenne paese occupato dalle truppe germaniche ed un alleato dei vincitori per cui riusci' a sfuggire alle proprie responsabilità, impedendo che venissero evidenziati i crimini commessi , e creando quindi  le premesse perchè nella memoria collettiva crescesse il mito del "bono italiano" , dell'italiano incapace di vera cattiveria, vittima e non artefice del fascismo del quale avrebbe subito le costrizioni . In questa rimozione è chiaro che risulta facile creare dei dubbi in merito ai  racconti dei crimini perpetrati dagli Italiani ai danni delle popolazioni risiedenti nelle zone oltre l'attuale confine, dalla Slovenia alla Dalmazia  , per i quali peraltro esiste una vastissima letteratura . 

Alla rimozione collettiva dei crimini commessi dagli italiani durante la guerra, si contrapposero e si contrappongono tutt'ora  i tentativi di giustificazione o addirittura di negazione per gli eccessi compiuti dai partigiani titini, per i quali gli storici ritengono peraltro sia sbagliato parlare di vendetta, che incise probabilmente in maniera minimale sulle motivazioni dei massacri delle Foibe. Piu' probabilmente vi era una esigenza di pulizia etnica, da parte di  Tito, un freddo calcolo in prospettiva  di poter rivendicare maggiori territori per la nascente Jugoslavia nel momento in cui gli Alleati stavano decidendo la nuova geografia del dopo guerra. Il terrorismo effettuato con le stragi nelle Foibe, la persecuzione di ogni persona di origine o di cultura italiana, o la detenzione in campi di campi di prigionia ( si parla di 30.000 italiani detenuti nei Lager in condizioni tragiche) fu strumentale a determinare l'Esodo della popolazione italiana dall'Istria e dalla Dalmazia .

Da una parte quindi le efferatezze di uno Stato fascista, dall'altro quelle di uno Stato comunista, per ognuno dei quali vi è chi sostiene ancora oggi le ragioni e contesta i torti, al punto che ancora oggi, a settant'anni di distanza, è difficile parlare di foibe, è difficile pubblicare libri , produrre film o spettacoli teatrali sul tema dell'Esodo e delle foibe, se solo pensiamo alle polemiche sul Film "Red land" o sullo spettacolo "magazzino 18" di Cristicchi.

Nel mezzo, anche  tanta retorica, nelle celebrazioni, nei discorsi , che ha contribuito negli anni a rendere quello delle foibe un polveroso ricordo, quello dell'Esodo un film già visto troppe volte. 

A questo peraltro ha anche contribuito il silenzio degli esuli, cacciati umiliati ed offesi. Ed indotti al silenzio perchè scomodi a tutti. Scomodi perchè la loro esistenza impediva di dimenticare che una volta si era tutti fascisti,  rendeva evidente il fallimento del fascismo imperialista nel quale troppi avevano creduto. Ma scomodi anche perchè rendevano evidente che il comunismo di Tito era ben lontano da quel "paradiso comunista" al quale i comunisti italiani sembravano voler credere

Gli esuli furono cacciati da Tito ma spesso molto malamente accolti dagli Italiani, ai quali venne raccontata la fiaba che erano stati cacciati da Tito perchè irriducibili fascisti e quindi respinti ovunque, maltrattati, umiliati.Sicuramente una parte della nostra Storia che è molto scomodo ricordare

Anzi sono tutti episodi che è scomodo ricordare , da una parte e dall'altra. Meglio la rimozione collettiva. Ma bisogna sapere, bisogna ricordare che la Storia dimenticata ritorna assieme ai suoi incubi ed ai suoi fantasmi. La situazione che si era creata nell'immediato dopoguerra, per quanto non giustificabile, non perdonabile, trae la sua origine proprio dalla guerra. -  Ed a questo proposito no, non siamo stati "i buoni" della storia , abbiamo fatto le nostre stragi come tutti gli altri. Percio' smettiamola di pensare che tutto questo non ci riguardi, o che si possa seppellire con uno sbadiglio " che palle sti giorni della memoria" - siamo stati anche noi responsabili di questa guerra, e di  cio' che l'ha provocata, ovvero la follia dei totalitarismi, il bisogno dei popoli dell'"uomo forte" del condottiero che dia loro la follia di un orgoglio di Patria che si traduca nell'essere piu' degli altri, di essere egemoni. E di non dovere pensare perchè basta il Capo. Il Duce o il Fhurer ,  oppure il  Tito di turno a pensare per loro - E questo sta tornando. Facendo leva sull'egoismo, sull'individualismo, sul populismo ogni giorno appare un uomo forte disposto a promettere al popolo cio' che non si merita. 
Il giorno del ricordo esiste  proprio per cercare di evitare che tutto questo non accada piu', per strappare il velo di questa rimozione collettiva. Perchè quanto è successo potrebbe accadere ancora se si venissero a crearne le premesse. E visto il decadimento della politica, il crollo dei valori, il disorientamento dei cittadini elettori , questo è meno lontano di quanto si pensi.