Il tema di cui si parla in questo momento a Monfalcone, non riguarda solo questa piccola città del Nord Est, ma è una fotocopia dell'atteggiamento conservatore, sul filo della intolleranza e del razzismo, che con varie sfumature pervade diverse città d'Italia, da Verona a Firenze passando per Forte dei Marmi . Stiamo parlando delle ordinanze che vorrebbero limitare il proliferare di negozi etnici, internet point, bancarelle nei mercati con prodotti non tipicamente italiani eccetera. A Monfalcone, le richieste, a quanto pare, oggi partono dall'ASCOM (ma riflettono richieste già avanzate in passato dai partiti della destra e dalla Lega) e richiedono di copiare le iniziative del sindaco di Firenze che come scrive IL Piccolo "E' il più inflessibile e dopo aver congelato la concessione di nuove licenze per Internet point e negozi etnici in centro, chiederà ai mercatini del suo Comune di far sparire souvenir di fabbricazione cinese o coreana. " " . Ma anche a Forte dei Marmi il sindaco, eletto in una lista civica del centrosinistra, ha imposto nei circuiti dove sgambettano i turisti il divieto assoluto di aprire qualsiasi locale che non proponga cucina tipica italiana."
Iniziative che evidentemente parlano alla pancia e non al cervello . L'intento dichiarato è quello di rendere di nuovo la centralissima via Sant'Ambrogio di MOnfalconecom'era un tempo. Come se, in qualche modo, i commercianti stranieri avessero spodestato i commercianti italiani, costringendoli cosi' ad andarsene, e bisognasse intentare una sorta di crociata per ridare loro il territorio occupato. A chiosa di una ragionamento fatto con parti del corpo che sfuggono , ma nel quale il cervello c'entra poco, l'intramontabile assessore Schiavo che dichiara " Spiace per via Sant'Ambrogio che oggi non ha una configurazione tipica per il territorio, ma certo non si può addebitare tale colpa al Comune: c'è stata una pressione antropica, conseguente alle migrazioni, e chi da ciò ha tratto affari, decidendo di alienare o affittare le proprietà a quel genere di esercizi. Parliamoci chiaro, c'è chi si è arricchito: i privati" (potrebbe fare nomi cognomi e cifre per favore?)
Secondo lui, insomma , il Comune non ha alcuna responsabilità in questo e la colpa è dei commercianti che hanno venduto o affittato per lucro i loro negozi agli immigrati. Se penso che questo personaggio è uno degli amministratori della mia città, mi viene la nausea.
Il ragionamento che dovrebbe colpire qualunque persona che abbia voglia di usare per dieci secondi un milionesimo del proprio cervello, sport evidentemente non gradito dai nostri Amministratori, è che gli immigrati che sono arrivati a Monfalcone, cosi' come in altre Città italiane, non sono ricchi. Non so se a Firenze o a Verona gli immigrati siano sceicchi arabi in incognito, ma qui a Monfalcone gli immigrati dal Bangladesh non nuotano nell'oro, e basterebbe leggere i giornali che parlano dell'attuale scandalo del caporalato in Fincantieri , con immigrati che guadagnavano quattro euro l'ora per rendersene conto. Mi riesce difficile pensare che un cittadino del bangladesh si sia recato dal proprietario dei muri di un negozio ( che non sempre è il gestore del negozio stesso, molti negozianti sono o erano in affitto) per offrirgli una cifra tale da indurlo a sfrattare una attività commerciale fiorente per e dare a lui il negozio perchè ci possa avviare un internet point (che, tra l'altro, è suscettibile di svalutare il negozio stesso) . E nel caso in cui il negoziante sia proprietario anche dei muri, ve lo vedete un negoziante con una proficua attività commerciale che vende un negozio per incassare solamente l'affitto dei muri da uno che mette su una attività precaria? Un amministratore comunale, un ragioniere, chiunque ne capisca ( o dovrebbe capirne qualcosa) sa benissimo che l'affitto dei muri è solo una delle voci di spesa di una attività commerciale, la quale se va bene produce un giro d'affari che oltre alle spese di affitto , la luce, le tasse e lo stipendio del commesso , produce abbastanza utili da remunerare il capitale investito nel negozio. La realtà è diversa. Sin da quando la amministrazione comunale , della quale quella presente rappresenta il terzo quinquennio anche se nominalmente è cambiato il nome del Sindaco, ha deciso di chiudere la via sant'Ambrogio al traffico, i negozi di questa via hanno cominciato a chiudere. Il luogo, senza il traffico delle automobili e con negozi sempre meno popolati, è diventato un ricettacolo di balordi, ubriaconi con i loro cani , che hanno contribuito a rendere sempre meno gradevole questo luogo, che è poi progressivamente sprofondato nel degrado Complice l'inerzia del Comune che non ha affrontato subito questa situazione con fermezza -. I negozi hanno progressivamente chiuso uno dopo l'altro, e non per colpa degli immigrati stranieri. Era notizia di pochi anni fa di una libreria in via Sant'Ambrogio , gestita da due gentilissime signore, che ha deciso di trasferire la attività perchè queste signore non si sentivano più' sicure in quella via- e le persone che vi spadroneggiavano non erano bengalesi.
Ora è chiaro che , come succede in molte città, anche qui la progressiva chiusura dei negozi ha messo i proprietari dei muri nella condizione di affittare a chiunque si presentasse. E se questo chiunque è bengalese, allora si affitta al bengalese. Non so se con un grandissimo lucro, (e su questo varrebbe la pena di capire la Amministrazione Comunale, di fronte ai grossi flussi migratori del recente passato, abbia attivato un meccanismo di controllo sui fitti, ) ma sono certo che i proprietari dei negozi dell'intera via sarebbero molto più' contenti di affittare ad una sfilza di gioiellieri che ad una serie di internet point, per ovvie motivazioni aritmetiche. Ecco allora che tornano i conti della responsabilità del Comune e delle difficoltà dei commercianti. Ed anche di una opportunità per gli immigrati , che aprendo queste piccole attività si sono inventati un mestiere.
Ora, di fronte a questa situazione , determinata anche da quella che è stata una serie di mancanze della Amministrazione comunale, e dalla crisi (ma questa è recente , mentre la crisi della via Sant'Ambrogio data di più' anni) si pensa di risolvere il tutto con una serie di ordinanze? Magari razziste e leghiste , del tipo via i kebab, via gli oggetti etnici , vogliamo solo negozi "per bianchi"? E chi li aprirebbe mai?
IL ragionamento che andrebbe fatto, in questo come in altri campi, è che chiudere la stalla dopo che le vacche sono scappate, non serve a niente
Quello che si sarebbe dovuto fare, sarebbe stato di presidiare il territorio , governando i processi di cambiamento conseguenti i flussi migratori che peraltro hanno avuto date di inizio ben precise, e conseguenti alle decisioni operative di Fincantieri in merito ai subappalti. Si sarebbe dovuto, e questo non è la classica recriminazione perchè la Amministrazione aveva ricevuto per tempo avvertimenti che ha preferito ignorare, cercare di difendere il territorio nel momento nel quale il degrado iniziava, aiutare i commercianti invece di seppellirli dietro alle ruspe delle cantierizzazioni esasperate, organizzare iniziativa, magari anche intervenire sulle tasse. Invece, chi ricorda i tempi delle "riqualificazioni" ricorda bene l'alterigia con la quale la Amministrazione Comunale di Pizzolito & complici invitava i commercianti ad "avere pazienza" insinuando che le loro lamentele erano solo capricci. . Ora come allora, gli amministratori si rifugiano dietro paroloni e progetti improbabili. Ma ritengo sia molto improbabile che il Centro possa tornare indietro rispetto all'assetto odierno, in primo luogo semplicemente perchè la situazione attuale ha distrutto il mercato di riferimento dei negozi che qui vivevano, i Clienti sono andati verso altri lidi o verso i numerosissimi centri commerciali e non so quanti privati sarebbero disposti a rischiare l'osso del collo per tentare l'avventura di riproporre il commercio in Monfalcone. Specie con questa Amministrazione comunale ed i suoi fantasiosi sperimentatori urbanistici , arte varia e umanità. Poi perchè vorrei proprio sapere come si intende sfrattare l'umanità composita di immigrati che qui ha trovato modo di mettere radici e di trovare un mezzo di sostentamento .Quello che questa Amministrazione non ha mai voluto capire è che una Città è un qualcosa di vivo ed organico, che non si puo' pensare di toccarne una parte, per esempio con le cantierizzazioni, senza coinvolgerne tutte le altre parti. E che come per un organismo vivente, per cambiare qualcosa non basta una ordinanza o un secchio di vernice ed un pennello, ma bisogna capirne e gestirne le complesse dinamiche. Troppo complicato? allora cambiate mestiere
Ma ce l'hai proprio su, con Massimo Schiavo, eh?
RispondiEliminaPrima (qualche tempo fa) me lo paragoni a una (povera, stupida...) mosca; poi dici che ragiona "con parti del corpo che sfuggono" (bricconcello, bricconcello...) "ma con le quali il cervello c'entra poco" (eh, sei davvero un mattacchione...); infine che lo trovi "nauseante" (e si capisce, la nausea essendo la risorsa principale degli indignati a tassametro...).
Ma lo sai che sei un polemista davvero terribile? Da farsela addosso proprio.
Peccato solo che Via Sant'Ambrogio non l'abbia chiusa al traffico la giunta Pizzolitto.
Credimi, dai... Credimi.
Informati un po'in giro: qualcuno te lo dirà, chi è stato a pedonalizzarla. Magari ti dirà anche QUANDO ciò sia avvenuto.
Ci rimarrai un po' male, forse, ma ne varrà la pena: ne guadagnerai in precisione e mi diventerai più autorevole...
In ogni caso, sappi ricordo con un fremito in una parte del corpo che ora mi sfugge una tua lettera sulla chiusura della libreria Mondadori in Via Sant'Ambrogio. Lo ricordo perché io sono un tuo fan.
Mi sovviene la sua chiusa: "non c'è più posto per noi". Inteso per "noi veri monfalconesi", credo. Commovente, Balli. Commovente sul serio e di sinistra, ostia!
E ricordo anche le alate parole che usasti per la ragazza che ci lavorava, in effetti caruccia assai (se vuoi te la presento...).
Ti adoro. Nei prossimi giorni ti posto un tuo pezzo su piazza della Repubblica che conservo gelosamente.
Magari non te lo ricordi neppure tu, ma io l'ho conservato.
Un abbraccio affettuoso.