sabato 25 novembre 2023

Di chi è la colpa

 Credo che il delitto di Giulia Cecchettin abbia  sconvolto tutti, perchè ha colpito in un luogo del nostro animo dove non eravamo mai stati colpiti. 

In moltissimo altri casi, siamo riusciti a trovare una scusa , una ragione per la quale " a me non sarebbe potuto accadere" oppure , sarebbe stato evitabile ma "chi di dovere non è intervenuto , non ha vigilato" e quindi è colpa di qualcuno, delle Forze dell'ordine, della Magistratura, delle Leggi  eccetera. 

Molto spesso, quasi sempre, noi teniamo a bada la nostra angoscia con ragionamenti che tendono a confinare gli avvenimenti nefasti come eventi che "succedono lontano da qui", oppure "succedono a certe persone" oppure "in certe situazioni" con le quali non abbiamo a che fare. Quindi , in un altro mondo. E' il caso per esempio della giovanissima Saman Abbas,  uccisa  per opera dei genitori pakistani,  per avere rifiutato un matrimonio combinato , per la quale si puo' pensare che sono cose successe in persone di "altra cultura", è il caso di tanti femminicidi nei quali la persona aveva denunciato ma non era stata creduta/aiutata/protetta, preceduti magari da periodi i maltrattamenti e/o stalking. 

Ma in questo caso le cose stanno diversamente, da questo delitto non possiamo fuggire.  

Giulia Cecchettin era una persona mite, tranquilla, studiosa, senza ombre, attiva nel volontariato che era stata fidanzata con il tipico ragazzo di buona famiglia, tranquillo sportivo appassionato di montagna,. Due ragazzi che avrebbero potuto essere i nostri figli, che hanno l'età dei nostri figli.  Due come tanti, tanto che gli amici stessi dei due ragazzi non si capacitano dell'accaduto. 

Una morte quella di Giulia che ci colpisce al ventre, come un colpo basso, perchè se è successo a lei , se è successo a loro, allora veramente puo' capitare a chiunque e dovunque. E' un mondo che si frantuma, è il nostro cristallo di protezione che credevamo infrangibile che  si sbriciola e si dissolve. 

C'è nel nostro animo una grandissima pietà per questa giovane che stava per laurearsi ed è stata fermata ad un passo da questo traguardo e forse, proprio per questo, per impedirle di raggiungerlo e quindi "umiliare" il maschio che non ce l'aveva fatta prima di lei. Per questa giovane che aveva capito di dover uscire da una relazione che stava diventando tossica, senza colpevolizzare lui ma anzi cercando di aiutarlo. .

Ci dovrebbe essere anche allo stesso modo una grandissima pietà per questo giovane, che pure  ha compiuto azioni terribili e la cui vita è allo stesso modo spezzata, perchè per quanto efferato sia stato il delitto, è evidente che non si tratta dell'opera di una mente criminale, ma del pasticciaccio brutto di un bambino frustrato che è entrato in una escalation dalla quale non ha saputo uscire prima della distruzione.

Ci sono pietà, certo, molta rabbia, ma anche smarrimento ed ansia. 

Da una parte c'è chi colpevolizza la Società nel suo insieme , il messaggio della sorella di Giulia, Elena, è chiaro e diretto: nessuno si sottragga alla propria responsabilità per quanto riguarda la concezione della Donna in una Società patriarcale che vede comunque la Donna come sottomessa ed inquadrata in un ruolo subalterno. Ruolo dal quale non deve cercare di sfuggire perchè altrimenti crea disagio e disorientamento nel maschio, sentimenti che possono in taluni casi virare alla gelosia , alla rabbia sino alla furia distruttiva. 

Altra colpa della Società secondo alcuni  è quella di avere prodotto una generazione fragile, incapace di reggere la frustrazione , una generazione che paradossalmente non sarebbe vittima di una Società Patriarcale ma in qualche modo vittima di una Società nella quale il patriarcato, dove il Padre riveste il ruolo di autorità contenitiva , è cosi' in crisi che verrebbero  mancherebbero i punti di riferimento per un sano ed equilibrato siluppo psicologico del (giovane) maschio il quale pertanto fatica ad uscire da una dimensione infantile e sviluppare quella maturità capace di gestire in modo equilibrato il rapporto tra emozione ed azione . Tipicamente l'atteggiamento del bambino frustrato che butta a terra il giocattolo per romperlo e che puo' diventare il giovane che "distrugge" l'oggetto della propria frustrazione, in questo caso la donna 

L'utilizzo del termine "oggetto" della frustrazione non è casuale, e continua a riferire in ogni caso ad una Società patriarcale in senso ampio , ovvero come sopra una Società nella quale la Donna è relegata in un ruolo subalterno, e quindi facilmente diventa "oggetto"

Qualcun altro, sostiene la responsabilità esclusivamente individuale, legata alla instabilità mentale del singolo, e limitando se non escludendo il ruolo di una Societò patriarcale.

Effettivamente, attribuire tutto il problema alla Società escludendo la responsabilità educativa delle Famiglie e la capacità di autodeterminazione del singolo sembra avere una valenza per certi versi assolutoria che non fa bene a nessuno. Anche perchè in fin dei conti la Società è per l'appunto composta da individui e Famiglie. 

Credo pero' che tutte queste affermazioni non siano altro che diverse sfaccettature di una sola visione . Quella di una Società decadente, che ha perso i valori di riferimento, e che vive un momento di transizione molto difficile, nel quale alla concezione della Donna subalterna e comunque considerata oggetto, si contrappone un maschio che vorrebbe essere punto centrale di riferimento e non puo'., servi di una concezione comunque maschiocentica  in profonda crisi. 

Non conosco soluzioni, perchè non esistono soluzioni semplici per problemi complessi. Quello che possiamo dire è che uscire da questa situazione è un qualcosa che riguarda e coinvolge tutti. . 

Alla invocazione di Elena, la sorella della povera Giulia, di colpevolezza di tutti i maschi, credo si debba purtroppo contrapporre la osservazione che non solo i maschi sono colpevoli oggi di questa concezione maschilista, ma anche le troppe donne che vi concorrono, proponendo il proprio corpo come oggetto, e non stiamo parlando di una donna indipendente che si veste come vuole ma proprio delle troppe donne che scientemente utilizzano il proprio corpo come merce di scambio ,ed anche di quelle che per tradizione o per convinzione ripropongono questa situazione come qualcosa di inevitabile, anche nella educazione dei propri figli, maschi e femmine. 

Bisogna fuggire da questa tentazione di entrare in un a logica di conflitto e di attribuzione di colpe , anche se bisogna riconoscere che quantomeno l'appello di Elena ha avuto il pregio ed il merito di sollevare il problema e creare una forte discussione , e cercare ciascuno di capire cosa puo' fare concretamente, come padri, madri , fratelli, amici, insegnanti, poliziotti, assistenti sociali, medici, ciascuno nel proprio ruolo

Perchè nessuno puo' fuggire dall'angoscia di questo delitto, e nessuno puo' fuggire dalle proprie responsabilità nella costruzione del mondo in cui viviamo