Anche quest'anno , la seconda domenica di ottobre viene celebrata la giornata dei morti sul lavoro. Come sempre ovviamente non mancano i proclami delle Autorità , dal Presidente della Repubblica "L'intollerabile e dolorosa progressione delle morti e degli incidenti sul lavoro sollecita una urgente e rigorosa ricognizione sulle condizioni di sicurezza nelle quali si trovano a operare lavoratori..... "La sicurezza non è un costo, né tantomeno un lusso: ma un dovere cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona." Al Presidente del Senato "Mai abituarsi al dolore per simili tragedie. Le morti sul lavoro sono e saranno sempre inaccettabili" eccetera. Proclami, appunto, ai quali non segue mai nulla. La sicurezza sul lavoro è un tema complesso e delicato, anche e soprattutto perchè su questo tutti cercano di fuggire dalle proprie responsabilità.
Ogni volta che succede un incidente eclatante, come per esempio quello dei cinque operai travolti dal treno a Brandizzo, oppure quello della giovanissima mamma Luana d'Orazio stritolata da un macchinario a Montemurlo due anni fa, l'indignazione si solleva dappertutto, e dopo conciliaboli, discussioni, inchieste giornalistiche e dibattiti politici, si giunge alla conclusione che bisogna fare "piu' controlli" . I colpevoli sono questi "controlli che mancano" ed in questo modo , dopo che si è dato un nome alla causa di tutto , ciascuno puo' rifugiarsi nella propria onorevole indignazione.
Ma non è cosi' semplice, non è cosi'. Innanzitutto, anche se venissero fatti tutti i controlli cosa succederebbe? Io penso che se a Brandizzo si fossero fatti i controlli e ci si fosse accorti che il macchinario su cui operava la povera Luana d'Orazio era stato modificato con un bypass elettrico che di fatto escludeva i sistemi di sicurezza ,con ogni probabilità alla Azienda sarebbe stata somministrata una sanzione, probabilmente non elevatissima , e l'incidente sarebbe stato solo posticipato.
Poi i controlli si limitano a verificare il funzionamento di impianti e l'esistenza di procedure, ma come il legislatore ha saggiamente spiegato nel Testo unico per la Sicurezza (d.lgs 81/2008 e successive modificazioni ed integrazioni) il processo che porta alla gestione della sicurezza è molto complesso ed articolato, e funziona soltanto se ciascuno degli attori interessati fa la sua parte, e questo non è sempre verificabile dai controlli. Considerato poi che le pene per inadempienze evidentemente non sembrano spaventare gli Imprenditori
Da rilevare per esempio che il processo per la morte di Luana d'Orazio ha portato al patteggiamento dei titolari della Azienda a due anni , con ogni probabilità con la sospensione condizionale della pena. Due anni con la condizionale. Per una morte. Io credo che sia inaccettabile. Per il rogo della Tyssen Krupp dove morirono bruciati vivi 7 operai , dopo infiniti processi alla fine i due maggiori imputati sono stati condannati a circa dieci anni che pero' sono diventati cinque anni, entrati in carcere dopo 16 anni dal rogo, probabilmente non sconteranno neppure l'intera condanna ( in primo grado era di 16 anni) .
Per le Aziende italiane la sicurezza è un costo e un lusso a prescindere da quello che dice il Presidente della Repubblica, ed è un costo da evitare, anche perchè ad onta di quello che indica la legislazione italiana ed europea non è purtroppo vero , o almeno non è abbastanza vero che la mancanza di sicurezza costa loro un patrimonio , dal momento che le Imprese pensano e spesso non a torto, in questo campo, di capitalizzare i guadagni e socializzare le perdite. Ovvero di risparmiare sulla sicurezza , contando poi sul fatto che le spese sanitarie per gli incidenti verranno coperte dal SSN, che in caso di morte interverranno Leggi compiacenti, assicurazioni eccetera, insomma morti e feriti non gravano sul bilancio della Azienda come invece gravano i costi di una vera sicurezza, mantre la parte penale come si vede incide poco.
Credo che un primo passo per costringere le Aziende a mettere in campo ogni possibile accorgimento per la salute e la sicurezza, sarebbe quello di istituire una responsabilità in capo ai Responsabili di ogni grado della sicurezza simile alle Leggi che regolano l'omicidio stradale.
Per esempio "Chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla sicurezza o con la loro omissione è punito con la reclusione da due a sette anni. Chiunque si rende responsabile o connivente di alterazione dei sistemi di sicurezza di procedure o macchinari dai quali derivi ferimento menomazione o morte di una persona, è punito con la reclusione da otto a dodici anni."Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti, qualora il conducente cagioni la morte di più persone, ovvero la morte di una o più persone e lesioni a una o più persone, si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commesse aumentata fino al triplo, ma la pena non può superare gli anni diciotto." Non dovrebbe essere ammessa la sospensione condizionale della pena Eccetera
Questo naturalmente come deterrente. Consideriamo pero' che alla fine si troverebbe probabilmente comunque a pagare un capro espiatorio , perchè in molti casi il problema della sicurezza viene trasferito alle Ditte appaltanti e subappaltanti , in una cascata ad inseguimento del risparmio esasperato, sregolato e senza freni.
Si, in ultima analisi queste persone muoiono per una questione di soldi.
E purtroppo nella elusione della sicurezza gli stessi lavoratori diventano spesso complici. Innanzitutto la sicurezza comporta la attenzione a tutta una serie di regole, ed agli italiani non piacciono le regole, lo sappiamo e lo vediamo ogni giorno. E' poi facile spesso per gli imprenditori chiedere la complicità dei lavoratori sulla trasgressione a regole che appaiono o vengono presentate come inutili e ridondanti, oppure fare pressioni per saltare procedure che "rallentano il lavoro" ,o mettere in ridicolo chi è spaventato da lavorare in determinate condizioni ( cos'è hai paura? Frase che secondo me ha fatto molti morti) . Sul fare pressioni, hanno buon gioco su lavoratori precari, e sono tantissimi, che temono di non vedersi rinnovato il contratto di lavoro , sui lavoratori che non sono sufficientemente formati sul lavoro che devono fare, sulle sue implicazioni e sui pericoli che puo' comportare .
Pertanto la sicurezza sul lavoro passa per una diminuzione del precariato, con conseguente ripristino dei diritti dei lavoratori ( e qui deve intervenire la politica, perchè un lavoratore eccessivamente ricattabile non sarà in grado di pretendere sicurezza) una corretta e scrupolosa formazione dei lavoratori in tema di sicurezza , un aumento dei controlli a fronte pero' di pene certe e consistenti, (ancora, qui deve intervenire la politica) ,la applicazione scrupolosa e completa del TUS (testo unico sulla Sicurezza) . Passa per una diminuzione consistente della "tentazione " o della necessità delle imprese di fare cassa sulla sicurezza e quindi inevitabilmente attraverso una regolamentazione degli appalti, che non consenta risparmi evidentemente eccessivi . Passa attraverso tutta una serie di risanamenti della politica, che per fare vera sicurezza dovrebbe dare parecchi dispiaceri ai grandi imprenditori. Cosa che sarà molto difficile. Tuttavia la cosa da non dimenticare è che ciascuno di noi è coinvolto , sia come lavoratore che deve pretendere sicurezza, sia come elettore, che deve esigere l'impegno dai politici per i quali vota, sia come imprenditore, sia come sindacalista o come iscritto ad un sindacato . Ognuno di noi è responsabile, non sono solo "i controlli"
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