sabato 18 maggio 2013

GENOVA SENZA PERCHE'

               Ed ecco il circo mediatico che risolve tutto. Una nave sbaglia una manovra , urta una palazzina di comando che crolla su se stessa, muoiono nove lavoratori. Come sempre in questi casi , due sono i filoni sui quali viene convogliata l'attenzione della opinione pubblica: il primo , la ricerca affannosa e puntigliosa delle scatole nere, dei dati, dei filmati , delle conversazioni telefoniche , la enfatizzazione di indagini degne di un film di CSI , nei quali viene descritto nei particolare lo spettacolare sforzo delle Autorità per "scoprire la verità" , come se questo fosse stato un incidente assolutamente imprevedibile e si cercasse di trovare l'errore invisibile o la mente diabolica che ha causato il tutto, a suggerire ancora una volta la assoluta assurdità di un incidente del genere. IL secondo, la frenetica ricerca dei corpi e la spettacolarizzazione delle esequie con le Autorità civili e religiose che deplorano , auspicano, promettono, si indignano, si impegnano e poi, come diceva amaramente De Andrè "poi getta la spugna con gran dignità." La televisione che insiste sui particolari. la telefonata in cui uno dice all'altro "hei, stai attento!!" viene ripresa mille volte, la telecamera del TG indugia sui volti di parenti e amici affranti, a suggerire una grande attenzione al dolore. Eccetera 

                Parliamo un attimo del primo, della ricerca della verità : fatte le debite proporzioni, l'incidente di Genova potrebbe essere paragonato a quello che potrebbe succedere ad un furgone che facesse manovra in un parcheggio tropoo stretto: scivola un attimo la frizione ed il furgone  abbatte uno di quei paletti che reggono le catenelle bianche e rosse che delimitano il parcheggio stesso. Piccolo graffio sul furgone, un paletto da ripiantare. Ecco tutto. Solo che quel paletto era una palazzina piena di gente. Ora, che in un parcheggio un furgone possa abbattere un paletto è evento tutt'altro che imprevedibile, il problema nasce nel momento in cui quel paletto abbia prodotto nove vittime. Le indagini che verranno condotte a Genova, saranno sicuramente mirate a capire come è stato possibile che la nostra ipotetica frizione sia potuta scivolare, e si andrà, per modo di dire, sino al meccanico che ha regolato la frizione l'ultima volta , al calzolaio che ha risuolato le scarpe del conducente, eccetera. Mentre la cosa da capire sarebbe come è stato possibile che una palazzina sia stata costruita in un punto così' pericoloso, e come mai non sia stata progettata per reggere un urto del genere o perlomeno per collassare in modo programmato in modo da ridurre le vittime. E' stata evidenziata una foto postata su Facebook da una delle vittime prima dell'incidente in cui si vedeva una nave a filo della banchina ed il commento „"Se anche tu vedi passare una nave a questa distanza... cosa diresti? "."i lavoratori probabilmente si rendevano conto del pericolo. ma come sempre in questi casi , alla fine si sono tenuti ogni commento per loro.

                       Perchè evidenziare una cosa fatta male, come un palazzina costruita troppo alla portata dell'urto di una nave, per esempio, metterebbe in dubbio le competenze di chi ha deciso, di chi ha appaltato, di chi ha progettato, ed una volta che le cose sono state fatte ed i soldi spesi , è meglio non "sollevare puzze" . I rappresentanti dei lavoratori, complici anche le ampie scappatoie offerte dalle Leggi sulla Sicurezza, vengono presto tacitati. Cosi' si continua ad affidare il compito di progettare , coordinare, valutare , gestire direttamente o indirettamente cose che hanno pesante influenza sulla sicurezza sul lavoro a persone non sempre, (a volte raramente), scelte sulla base delle effettive competenze, con grande attenzione ai costi e quindi al risparmio di tutto cio' che non appare immediatamente indispensabile, come appunto la sicurezza. Poi a discesa tutti sono tenuti a conformarsi , perche una eventuale contrapposizione porta inevitabilmente effetti negativi sulla carriera o sulla conservazione del posto di lavoro. E cosi' si continua ad appaltare , a costruire, a realizzare ed a gestire , sperando che tutto vada bene, ..... ma purtroppo si continua anche a morire. Un migliaio di morti ogni anno sul lavoro, pochi dei quali hanno il diritto alla eco mediatica di Genova o del rogo della ThyssenKrupp. Le Autorità. dal canto loro, dimostrano indignazione e proclamano impegno ma poi troppo spesso si fermano alle dichiarazioni: Molti aspetti della legislazione sulla sicurezza sono inadeguati, specie nelle pene per gli inadempienti, continui i rinvii della applicazione di alcuni aspetti del Testo Unico sulla Sicurezza, ed in generale moltissimo rimane da fare sulla effettiva possibilità di applicazione della Legge e sulla costruzione di una reale cultura della sicurezza. Cultura che dovrebbe portare in estrema sintesi al fatto che un Lavoratore che segnala un problema di sicurezza, un impianto fatto male, una procedura che genera pericolo eccetera venga vissuto come un portatore di interesse della Azienda, una ricchezza da coltivare e non un impiccione de eliminare al piu' presto in qualche modo. 

                  Problema molto arduo da risolvere in un Paese nel quale le carriere si costruiscono politicamente, gli appalti si costruiscono politicamente, le valutazioni vengono fatte politicamente e la politica è una delle piu' corrotte del mondo. Meglio auspicare, indignarsi costernari impegnarsi....e poi gettare la spugna. Con gran dignità

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