venerdì 9 settembre 2011

LE BARZELLETTE DI SACCONI E L'ARROGANZA DEL POTERE

La barzelletta di Sacconi, ripresa da tg e giornali, oggetto di un articolo di Sofri su Repubblica a sua volta oggetto di attacco da parte del PdL, ha destato sensazione per il suo contenuto offensivo nei riguardi delle donne. La barzelletta, se tale cosi puo' definire, ( per chi non lo sapesse  è la seguente " C’è un convento del Seicento in cui entrano dei briganti e violentano tutte le suore, tranne una. Il Sant’Uffizio la interroga: «Come mai solo lei non è stata violentata?». «Perché io ho detto di no»" ) era propedeutica a orientare il discorso verso una risposta alle critiche mosse per l'articolo 8 della finanziaria che intende cancellare l'articolo 18 della Legge 300/1970 (statuto dei lavoratori) . . «Il sindacato può dire di no», ha concluso. La morale del suo discorso è questa: che se un emendamento alla manovra dà ai sindacati la possibilità di concorrere ad autorizzare un licenziamento, il sindacato può sempre dire di no, esattamente come la monaca obiettrice della barzelletta.


E' chiaro che questo è un discorso teorico: la norma non prevede che l'accordo debba essere sottoscritto dal Sindacato maggiormente rappresentativo o da tutti i sindacati, e per qusto motivo vi è la possibilità che l'accordo favorevole ai licenziamenti venga sottoscritto da sindacati di comodo, o sotto ricatto o cose del genere . Cosi' come in altri casi del diritto del lavoro, dove ci sono casi dove puoi dire di no. Legittimamente. 


Solo che se sei precario, interinale o in una fabbrica a rischio licenziamenti non lo farai mai perchè non sei abbastanza tutelato. E cosi' per un trasferimento, per spostare le ferie, per uno straordinario. Ma anche per chiedere il rispetto delle norme di sicurezza. I lavoratori della  ThyssenKrupp non avrebbero potuto dire di no  al lavoro in quelle condizioni, allo straordinario esasperato? 
In teoria si. Ma avrebbero perso il posto. 


Questa barzelletta reca con se  se non soltanto un volgare spregio alle donne, ma riassume il pensiero della classe datoriale italiana, il cui culmine è stato raggiunto con il referendum-ricatto di Marchionne: poi anche dire di no. 
Certo, questo vuole dire come minimo la fine della tua carriera, e nella peggiore delle ipotesi la perdita del posto di lavoro. ma puoi dire di no. 


E' la disonestà intellettuale dominante, quella di fingere di credere che "si puo' dire di no", quando tutti sanno che in realtà si puo' solo abbassare la testa e dire si.


E' per questo motivo, per evitare al lavoratore ricattabile di essere lui il diretto interlocutore del datore di lavoro che è nata la contrattazione collettiva, la Legge 300, e tutte le conquiste sindacali degli ultimi trenta, quaranta, cent'anni, che oggi Sacconi vuole demolire in fretta. 


Dichiarando che... basta dire no...

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