lunedì 1 febbraio 2021

GIORNATA DELLA MEMORIA

La foto di una bambina impaurita livida, infagottata in una miserabile uniforme troppo grande per lei tanto da dovere essere chiusa con delle spille da balia . Il labbro spaccato dalle percosse, i capelli malamente cozzonati, gli occhi  lucidi di un bambino che ha la febbre o che ha appena pianto. Uno sguardo fermo , nel quale sembra esserci qualcosa che va oltre la paura, la disperazione: quasi una consapevolezza del male che sta per venire. Ed insieme lo sguardo di sfida di un bambino che si sente picchiato senza ragione, troppo debole per reagire ma non per questo disposto a cedere.... L'ingenua sfida di un bambino che sta per morire. 

    Questo è uno dei tanti documenti che ci vengono proposti nella giornata della memoria, uno dei tanti ricordi che emergono...per non dimenticare. Uno dei tanti e probabilmente troppi. La valango di foto , documentari, filmati, interviste che rischia di esondare, congestionare la nostra capacità di ricevere e quindi di diventare talmente eccessiva da  venirne rifiutata in toto,  rischia di annullarsi. Rischia di  banalizzare il male.  

    Delle persone che non hanno vissuto il periodo dell'Olocausto, le piu anziane , nate nell'immediato dopo guerra, sono talmente abituate a sentire parlare dell'Olocausto, delle stragi naziste  da non farci quasi piu' caso, anche perchè in principio se ne parlava poco e sembrava impossibile che se una cosa fosse veramente stata cosi' grave , non se ne parlasse di piu', e negli anni successivi c'erano sempre smentite , discussioni politiche con scambio di accuse e scarico di responsabilità, tanto da creare molta confusione. E poi c'era un certo qual malinteso pudore nel diffondere immagini e documenti troppo crudi, che ha aiutato a coprire per anni questa scomoda verità della quale il Governo italiano dell'epoca era stato complice. Le giovani generazioni , molte volte vivono tutto questo come un film su un passato remoto del quale non esistono i presupposti perchè si ripeta, e lasciano i ragionamenti , le filosofie , le discussioni ai "vecchi" come vecchie cose alle quali non vale piu' la pena di pensare.

     Tutto questo nasce, evidentemente, da pesanti tentativi di rimozione, che nell'immediato dopo guerra avevano ragione d'essere nei problemi di riconfigurazione geo politica dell'Europa devastata dalla guerra e nella quale l'Italia figurava come alleata dei vincitori, percio' molto scomoda da processare , e la valanga di informazioni e documenti evocati ogni anno nel'anniversario della liberazione di Auschwitz, rischia di suonare come una liturgia rituale e retorica , che non riesce a coinvolgere Ma tutto questo non è senza conseguenze. Quando, di fronte ad una immagine come questa, si scrive, si dice o si pensa "mai piu'" bisognerebbe capire  se siamo veramente consapevoli ed attenti a fare in modo che questo non si ripeta piu'. Perchè tutto quello che è successo , i campi di concentramento, gli stermini, le camere a gas, le persecuzioni, le esecuzioni di massa non sono state fatte da alieni venutio dallo spazio, mostri extraterresti o non umani. Sebbene vestiti con uniformi mostruose, i carnefici e gli esecutori erano persone che venivano dalla vita civile, dalla vita "normale"  falegnami, librai, osti, impiegati, piccoli burocrati comunali o statali, fabbri, insegnanti persone comuni prestate all'esercito. E sopratutto, conniventi furono i popoli, in primis il popolo tedesco, ma anche quello italiano, quello degli altri paesei europei occupati dai nazisti . E' stato detto che il vero dramma nel dramma  non fu tanto il genocidio, quanto il fatto che milioni di persone lo trovassero normale. 

    Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, non aveva nulla né di demoniaco né e né di mostruoso. (Hannah Arendt)

    Gente normale che fa cose normali. Che diventano genocidio. La banalità del male, appunto, termine che nasce come titolo del libro di Hanna Arendt,  La lettera Eichmann a Gerusalemme: resoconto sulla banalità del male , nato dai rapporti che l'autrice inviava al proprio giornale settimanale New Yorker, sulle sedute del processo ad Adolf Eichmann, Il gerarca nazista, poi condannato ed impiccato per i crimini commessi :dal dibattimento in aula, infatti, Hanna Arendt ricavò l'idea che il male perpetrato da Eichmann - come dalla maggior parte dei tedeschi che si resero corresponsabili dell'Olocausto - fosse dovuto non a un'indole particolarmente malvagia radicata nell'anima quanto piuttosto a una completa inconsapevolezza di cosa significassero le proprie azioni. Eichmann dichiaro sempre di avere fatto nient'altro che quanto gli avevano ordinato , come un burocrate qualsiasi

    E qui vanno sottolineate due cose: banalità del male ed inconsapevolezza della portata delle proprie azioni, ovvero anca mancanza di nozione di causa effetto. In questo risiedono i prodromi di una possibile ripetizione di quanto già accaduto , sia pure con forme diverse. Il compito della memoria è quello di ricordarci che il male non arriva con un camion carico di nazisti che prendono il potere urlando , ma che si sviluppa dentro ed intorno a noi con un aura di normalità.

    A cominciare dai negazionisti , a coloro i quali negano che ci sia stata la Shoa, che cercano di riscrivere la Storia per cancellare la memoria , molte volte perchè di questo passato non hanno consapevolezza e cercano di ripercorrere quelle che ritengono siano antiche glorie perchè si fermano alla superficilità del mito. Per continuare con coloro che minimizzano, distorcono, rifiutano di sapere . E sono tutto intorno a noi, vediamo l'indice di gradimento dei partiti che fanno un preciso riferimento ai regimi che sono stati coloro i quali hanno provocato gli orrori dell'olocausto in costante salita. 

   Per continuare con i sovranisti che in nome di un malinteso senso di "amor di Patria" invocano la chiusura dei confini ai rifugiati. Fateci caso: le foto dei campi profughi ai confini dell'Europa, con i bambini a piedi nudi nella neve non vi ricordano qualcosa? 

    La banalità del male puo' essere anche il tratto di penna, di un burocrate che impedisce ad un rifugiato  di entrare nel Paese verso il quale sta fuggendo, per esempio,  per un mero errore formale, o per una interpretazione di una Legge, e lo rimanda oltre un confine nel quale il suo destino è estremamente incerto. 

    La banalità del male puo' essere anche perdersi in contorte trattative tra Paesi confinanti intorno alla burocratica interpretazione di Leggi e regolamenti internazionali nella spartizione di compiti e responsabilità mentre nei campi profughi i rifugiati continuano a morire di fame e di freddo.

    E questi  burocrati sono persone normali , che applicano semplicemente delle Leggi, a loro volta, promulgate da persone che vediamo in televisione cordiali e sorridenti

    Ci sono migliaia di profughi ammassati ai confini terrestri dell'Europa in condizioni precarie, al freddo , affamati, senza cure mediche. E questi profughi molte volte vengono da paesi in cui situazioni di  guerra e miseria risultano molto comode ai Paesi occidentali che possono approfittare di queste situazioni incerte per accaparrarsi le risorse naturali di questi paesi a bassissimo costo , o per vendere loro le proprie armi, o per scaricarvi  i propri rifiuti tossici: tutto , si capisce, con i documenti in ordine, tutto ammantato di legalità . Banalità del male è liquidare il tutto dicendo o pensando "che questi profughi potevano restare a casa loro", fare finta di non sapere

    Banalità del male è anche il non decisionismo dei Governi ma puo' essere anche non pensare alle conseguenze di una scelta politica, di un voto. Puo essere anche partecipare per goliardia o per provocazione ad una manifestazione con risvolti xenofobi , o antisemiti, o anche solo a sostegno di un partito o movimento politico che fa proprie queste idee. Liquidare certe manifestazioni di matrice fascista o neofascista  come ragazzate , come giovanile goliardia, invece di cercare di capirne le conseguenze.

    Basterebbe forse, ecco.... Tenere a mente l'immagine di questa bambina, strappata agli affetti, picchiata senza motivo ed infine uccisa  ad Auschwitz a 14 anni, e riuscire ad immaginare che la sua morte , e quella di altri milioni di persone come lei, tra cui molti bambini,  sono state il risultato di un qualcosa che è iniziato come manifestazioni di giovinastri frustrati dall'esito e dalle conseguenze della prima guerra mondiali, che si trovavano magari in una birreria a parlare male del Governo ed a proporre un nuovo Governo in nome del popolo tedesco....o in nome "deglitaliani" , e che indicavano negli stranieri, oppure in qualche minoranza del proprio Paese la causa di tutti i mali, proponendosi come i salvatori della Patria. .Banalmente.


foto di  Czeslawa Kwoka, uccisa nel marzo 1943 ad Auschwitz. dalla rete

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