lunedì 10 febbraio 2020

10 FEBBRAIO, LA MEMORIA DEL "BONO ITALIANO"

Il 10 febbraio  celebriamo  la giornata del ricordo dell'Esodo Istriano fiumano e dalmato e della tragedia delle foibe. 

In modo analogo alla giornata della memoria della Shoa del 27 gennaio , anche questa rievocazione arriva tra le polemiche, i negazionismi, le strumentalizzazioni politiche . Non è percio'  banale, specie in questo momento storico , ripetere che un popolo che dimentica la propria storia è destinato a ripeterne gli errori. Gli italiani in particolare sono vittime di una rimozione collettiva che trae origine dalla particolare situazione creatasi dopo l'armistizio dell'8 settembre, che l'ha vista diventare alleata degli ex nemici, cosa che da un lato ha permesso ai funzionari e quadri dello Stato e dell'Esercito di rimanere al loro posto, con la possibilità di gestire le inchieste sui crimini di guerra, e dall'altro ha messo gli Alleati stessi nella difficoltà di dover processare per crimini di guerra un proprio alleato ,

    Insomma l'Italia divenne paese occupato dalle truppe germaniche ed un alleato dei vincitori per cui riusci' a sfuggire alle proprie responsabilità, impedendo che venissero evidenziati i crimini commessi , e creando quindi  le premesse perchè nella memoria collettiva crescesse il mito del "bono italiano" , dell'italiano incapace di vera cattiveria, vittima e non artefice del fascismo del quale avrebbe subito le costrizioni . In questa rimozione è chiaro che risulta facile creare dei dubbi in merito ai  racconti dei crimini perpetrati dagli Italiani ai danni delle popolazioni risiedenti nelle zone oltre l'attuale confine, dalla Slovenia alla Dalmazia  , per i quali peraltro esiste una vastissima letteratura . 

Alla rimozione collettiva dei crimini commessi dagli italiani durante la guerra, si contrapposero e si contrappongono tutt'ora  i tentativi di giustificazione o addirittura di negazione per gli eccessi compiuti dai partigiani titini, per i quali gli storici ritengono peraltro sia sbagliato parlare di vendetta, che incise probabilmente in maniera minimale sulle motivazioni dei massacri delle Foibe. Piu' probabilmente vi era una esigenza di pulizia etnica, da parte di  Tito, un freddo calcolo in prospettiva  di poter rivendicare maggiori territori per la nascente Jugoslavia nel momento in cui gli Alleati stavano decidendo la nuova geografia del dopo guerra. Il terrorismo effettuato con le stragi nelle Foibe, la persecuzione di ogni persona di origine o di cultura italiana, o la detenzione in campi di campi di prigionia ( si parla di 30.000 italiani detenuti nei Lager in condizioni tragiche) fu strumentale a determinare l'Esodo della popolazione italiana dall'Istria e dalla Dalmazia .

Da una parte quindi le efferatezze di uno Stato fascista, dall'altro quelle di uno Stato comunista, per ognuno dei quali vi è chi sostiene ancora oggi le ragioni e contesta i torti, al punto che ancora oggi, a settant'anni di distanza, è difficile parlare di foibe, è difficile pubblicare libri , produrre film o spettacoli teatrali sul tema dell'Esodo e delle foibe, se solo pensiamo alle polemiche sul Film "Red land" o sullo spettacolo "magazzino 18" di Cristicchi.

Nel mezzo, anche  tanta retorica, nelle celebrazioni, nei discorsi , che ha contribuito negli anni a rendere quello delle foibe un polveroso ricordo, quello dell'Esodo un film già visto troppe volte. 

A questo peraltro ha anche contribuito il silenzio degli esuli, cacciati umiliati ed offesi. Ed indotti al silenzio perchè scomodi a tutti. Scomodi perchè la loro esistenza impediva di dimenticare che una volta si era tutti fascisti,  rendeva evidente il fallimento del fascismo imperialista nel quale troppi avevano creduto. Ma scomodi anche perchè rendevano evidente che il comunismo di Tito era ben lontano da quel "paradiso comunista" al quale i comunisti italiani sembravano voler credere

Gli esuli furono cacciati da Tito ma spesso molto malamente accolti dagli Italiani, ai quali venne raccontata la fiaba che erano stati cacciati da Tito perchè irriducibili fascisti e quindi respinti ovunque, maltrattati, umiliati.Sicuramente una parte della nostra Storia che è molto scomodo ricordare

Anzi sono tutti episodi che è scomodo ricordare , da una parte e dall'altra. Meglio la rimozione collettiva. Ma bisogna sapere, bisogna ricordare che la Storia dimenticata ritorna assieme ai suoi incubi ed ai suoi fantasmi. La situazione che si era creata nell'immediato dopoguerra, per quanto non giustificabile, non perdonabile, trae la sua origine proprio dalla guerra. -  Ed a questo proposito no, non siamo stati "i buoni" della storia , abbiamo fatto le nostre stragi come tutti gli altri. Percio' smettiamola di pensare che tutto questo non ci riguardi, o che si possa seppellire con uno sbadiglio " che palle sti giorni della memoria" - siamo stati anche noi responsabili di questa guerra, e di  cio' che l'ha provocata, ovvero la follia dei totalitarismi, il bisogno dei popoli dell'"uomo forte" del condottiero che dia loro la follia di un orgoglio di Patria che si traduca nell'essere piu' degli altri, di essere egemoni. E di non dovere pensare perchè basta il Capo. Il Duce o il Fhurer ,  oppure il  Tito di turno a pensare per loro - E questo sta tornando. Facendo leva sull'egoismo, sull'individualismo, sul populismo ogni giorno appare un uomo forte disposto a promettere al popolo cio' che non si merita. 
Il giorno del ricordo esiste  proprio per cercare di evitare che tutto questo non accada piu', per strappare il velo di questa rimozione collettiva. Perchè quanto è successo potrebbe accadere ancora se si venissero a crearne le premesse. E visto il decadimento della politica, il crollo dei valori, il disorientamento dei cittadini elettori , questo è meno lontano di quanto si pensi.